Il Generale, la Parola e il Messia

Riflessioni in vista del Mandato ai catechisti, educatori e responsabili

Naaman il Siro è il modello di un uomo distante dal culto del Dio d’Israele. Si trova in una situazione di emergenza e decide di affidarsi a Eliseo, che gode della fama di essere grande profeta. Tuttavia, quando Eliseo lo invita a fare il bagno nel Giordano, inizialmente il generale Naaman, abituato a comandare e non a obbedire, è scettico. La sua condizione di estremo bisogno, però, lo costringe ad aprirsi e a fare esperienza delle prodigiose opere di Dio.

L’apostolo Paolo riafferma che “la parola di Dio non è incatenata”. Che essa è testimone della fedeltà con cui Dio ci manifesta il suo amore, libero dagli schemi e da altri contenimenti.

Infine, i lebbrosi samaritani compiono un atto di fede e, mentre vanno dal sacerdote per certificare la loro guarigione fidandosi solo della parola di Gesù che li ha mandati, si ritrovano guariti. Solo uno di loro, però, riconosce in questo l’irrompere del tempo nuovo del Messia, il tempo in cui i lebbrosi sono purificati e guariti e ai poveri è annunciata la buona novella. Nel gesto del lebbroso che torna a ringraziare, non c’è solo una questione di buona educazione, ma la consapevolezza di avere superato uno spartiacque, di vivere un tempo diverso, segnato dalla grazia inequivocabile del Dio che salva.

Potremmo riassumere queste tre letture con tre immagini: il generale divenuto discepolo, la Parola libera ed efficace, il Messia che ci rende grati.

Oggi conferiamo il Mandato da parte della comunità parrocchiale ai catechisti, agli educatori e ai responsabili della nostra parrocchia. È un segno di riconoscimento del servizio che alcune persone hanno accettato e di gratitudine per questa disponibilità.

A loro auguro di potere riconoscere ciò che la liturgia di questa domenica ci propone: il Dio testimoniato nella nostra fede è in grado di piegare la fierezza anche dei generali più lontani e renderli suoi discepoli e testimoni. La Parola di Dio è il nostro tesoro, la nostra risorsa sempre più grande e decisiva, ed è libera: è libera di raggiungere chi vuole, non è bloccata da alcun ostacolo, è in uscita. Noi dobbiamo confidare sempre nella potenza di questa parola: amarla, conoscerla, viverla e testimoniarla. Infine, siamo consapevoli di vivere un tempo speciale: è il tempo del Messia, non è in mano nostra. Come ci chiede il tema dell’anno pastorale di quest’anno, dobbiamo forse abituarci a vedere dov’è che il Messia sta agendo nella nostra pastorale, e dove sta cambiando il nostro tempo e la nostra storia, ma soprattutto i nostri cuori.

Don Davide




Il profumo del pane

Il profumo del pane è profumo di vita: che siano vite vissute nella convivialità, o corpi bruciati dal sole e dalla sofferenza, o vite scavate e offerte, sempre il pane ci rimanda al significato di una vita che viene impastata, lievita e cresce, e – come insegnavano bene i nostri nonni, per i quali buttare il pane era un sacrilegio – non deve essere sprecata.

La mostra delle opere di Matteo Lucca, Daniela Novello ed Ettore Frani (che si apre oggi e della quale vi invito calorosamente all’inaugurazione) mentre ci fa sostare sulla bellezza e l’intensità delle loro creazioni, al contempo è come una solenne apertura alla vita pastorale della nostra comunità.

Vorrei, infatti, che chi visita la mostra si senta spinto a vivere la vita più intensamente sui temi che gli sono consoni: chi l’attenzione alle questioni dell’alimentazione e dei poveri, con l’anelito alla giustizia e alla perequazione delle risorse; la fraternità e l’amicizia; l’apertura ai misteri della fede.

La nostra parrocchia, con il mese di ottobre, riprende a pieno regime tutte le attività, a partire dal catechismo, i gruppi ACR, giovanissimi e giovani, fino a tutto l’articolato tessuto della vita della comunità.

Auspico che l’apertura della mostra sia come un simbolo dello stile che ci proponiamo di vivere: una partecipazione e collaborazione sempre più larga, l’entusiasmo nelle cose e lo stile della condivisione, la volontà di raggiungere tutti in una tensione missionaria che arricchisce anche i credenti e, infine, il desiderio di vivere le cose animati dalla bellezza e con una qualità alta nelle proposte che offriamo.

Don Davide




Amministrare i beni di Dio

La domenica di oggi ci propone la controversa parabola del cosiddetto “amministratore infedele”. A ben vedere, quest’ennesima storia magistrale inventata da Gesù non è complicata come sembra e il suo protagonista è tutt’altro che infedele.

Egli, infatti, viene colto nell’accusa di essere uno che sperpera i beni del suo padrone, molto ricco. A questa sentenza senza appello, segue il suo cambiamento, una vera e propria conversione. Egli si mette (finalmente) a fare davvero l’amministratore, facilitando, rimettendo i debiti, esercitando la benevolenza. Ci si aspetterebbe una dura reazione del ricco datore di lavoro, una causa intentata ai danni del suo ex collaboratore, invece quell’uomo loda il suo amministratore. È come se gli dicesse: “Oh, finalmente ti sei messo a fare l’amministratore come si deve!”.

Noi pensiamo subito a questioni economiche, al profitto e alle regole della giustizia umana, ma a Gesù non interessa nulla di queste cose. Lui vuole dire che per tutti noi, amministrare i suoi beni e non sperperarli significa riflettere la sua benevolenza, rimettere i peccati, perdonare, riconciliare, amare, aiutare, custodire, alleggerire i pesi.

All’inizio di questo anno pastorale, dunque, siamo ammoniti di non sciupare i beni del ricco Signore che è Dio. Essi sono la vita delle persone, le storie di ogni uomo e ogni donna che a lui sono cari, le lotte per il bene, i cammini di conversione, gli sforzi di amare nonostante tutto. Dio non tollera la nostra superficialità pastorale, lo sperpero delle risorse umane e spirituali, la banalizzazione del nostro impegno e la sprovvedutezza delle scelte.

Ma quando accettiamo che il suo richiamo giunga ai nostri orecchi e invece di impermalosirci o ritenere di avere fatto tutto bene lasciamo che ci converta, allora siamo spinti verso le persone che lui ci ha affidate. C’è un popolo numeroso che ha bisogno di cure e di interventi per alleggerire i pesi, sentire l’amore gratuito del Padre e fare esperienza di riconciliazione.

Questo significa essere buoni amministratori della multiforme grazia di Dio: essere al servizio dei beni di Dio, dei suoi tesori, che sono – in fondo – i cuori e le vite delle persone.

Don Davide




Il Centro di Ascolto

L’anno pastorale inizia con una realtà tanto preparata e attesa. Questa settimana, infatti, incomincia il Centro d’ascolto della Caritas parrocchiale.

Si apre così uno spazio per accogliere le persone in maggiore situazione di bisogno, mettendo le condizioni per non rifiutarle e non farle sentire come “qualcuno che dà fastidio”, ma anzi permettendo la conoscenza, poi l’amicizia e, di seguito, di costruire qualche percorso di aiuto significativo.

Il Centro d’ascolto non ha tutte le soluzioni e non eroga soldi – se non dopo un lungo e attento vaglio delle situazioni e dell’opportunità, e comunque solo in maniera finalizzata a una concreta autonomia – tuttavia è il luogo migliore per fare fronte alle tantissime richieste di aiuto che arrivano quotidianamente in parrocchia, ed è un segno squisitamente evangelico della comunità cristiana.

L’ascolto, in moltissime forme, è la più grande urgenza del mondo di oggi, che si consuma nella fretta e nell’autoreferenzialità e non lascia alcuno spazio a un ascolto cordiale, disinteressato e gratuito.

Non a caso, il Centro d’ascolto è la prima cosa richiesta alle parrocchie da parte della Caritas diocesana.

A dispetto delle apparenze, fare partire un Centro d’ascolto è un’impresa titanica. A questo proposito, dobbiamo ringraziare calorosamente i responsabili della Caritas parrocchiale, Antonella Munari e suo marito Paolo Nipoti, insieme a tutti coloro che si sono impegnati per questo obiettivo, con una menzione di merito alla segreteria parrocchiale, che ha svolto tantissimo lavoro.

Un ringraziamento specialissimo unito a un attestato di stima che si consolida sempre di più, va alla San Vincenzo parrocchiale, in modo particolare a Gabriella Falavigna, Nino Salici e sua moglie Fiorella, e tutti i membri collaboratori, che per decenni hanno portato avanti l’ascolto, l’assistenza e l’aiuto a tante persone e famiglie della nostra parrocchia, con lo stile inconfondibile di impegno e responsabilità personale proprio della San Vincenzo.

La San Vincenzo continuerà la sua opera, con il suo carisma specifico, in collaborazione, sostegno e reciproca partecipazione con la Caritas, che sempre di più svolgerà un ruolo di coordinamento delle varie anime caritative della parrocchia, cercando di aumentare la sensibilità di tutti.

A questo proposito, si ricorda che c’è bisogno di tanta collaborazione a vari livelli. Chi voglia dedicare un po’ di tempo, dalle cose più pratiche a quelle meno, può certamente contattare i responsabili.

Siamo orgogliosi – di un orgoglio bello, non vanitoso! – di iniziare l’anno pastorale con questo segno concreto. La nostra parrocchia, si chiama “della Carità” ed è bello pensare che, così, cerchiamo di essere sempre più fedeli alla nostra vocazione comunitaria.

Don Davide




La Croce di San Valentino

Segno di fede e devozione.

La Croce di San Valentino è un segno di fede e di devozione molto speciale, legato alla chiesa santuario di S. Valentino della Grada.

Gesù ci invita a prendere su di noi il suo giogo (Mt 11,28-30) come il Cireneo (Mt 27,32), ma in realtà non siamo noi ad aiutare lui, è lui che sostiene noi. Il giogo, portato così assieme con lui, diventa leggero e noi troviamo sorprendentemente consolazione e riposo. È l’esperienza della grazia.

La Croce di San Valentino è il segno di questa grazia. È una croce con un unico asse verticale, ma due assi orizzontali, a indicare che la nostra croce è unita a quella di Gesù.

È la grazia che ha provato prima di tutto il sacerdote Valentino, nella sofferenza del martirio. Affidandoci alla sua intercessione, siamo sempre aiutati a trovare in Gesù coraggio, consolazione e sollievo.

Signore Gesù,
unisci la mia croce alla tua
affinché anche la mia sofferenza
sia trasfigurata,
come quella di San Valentino,
in un’offerta d’amore a te
per la salvezza del mondo
e per il bene di coloro che amo.

Amen.

Calendario delle Celebrazioni nella Chiesa di S. Valentino

 




I Campi, la Madonna della Grada e la Croce di S. Valentino

Con ancora la gioia e l’entusiasmo nel cuore per i campi estivi appena conclusi dei ragazzi delle medie e delle superiori, e pieni di gratitudine per queste esperienze preziose, in questa settimana celebriamo la Solennità di S. Maria della Grada, venerdì 6 settembre.

Alla Madonna della Grada affidiamo la ripresa dell’anno pastorale.

Al termine delle celebrazioni benediremo anche la Croce di San Valentino, segno di fede e di devozione molto amato dai fedeli che vengono a pregare il santo nell’omonima chiesa santuario.

Vorremmo così collegare il cammino di un popolo con i suoi estremi: da una parte la vitalità dei ragazzi e dei giovani, dall’altra le speranze di tutte le persone che hanno bisogno di affidarsi all’intercessione di San Valentino. In mezzo, il cammino del popolo di Dio per la nostra parrocchia, la Zona Pastorale San Felice e la diocesi intera.

Gesù ci invita a prendere su di noi il suo giogo come il Cireneo, ma in realtà non siamo noi ad aiutare lui, è lui che sostiene noi. Il giogo, portato così assieme con lui, diventa leggero e noi troviamo sorprendentemente consolazione e riposo. È l’esperienza della grazia.

La Croce di San Valentino è il segno di questa grazia. È una croce con un unico asse verticale, ma due assi orizzontali, a indicare che la nostra croce è unita a quella di Gesù.

La grazia di questo sollievo e di questa consolazione è quella che ha provato prima di tutto il sacerdote Valentino, nella sofferenza del martirio. Affidandoci alla sua intercessione, siamo sempre aiutati a trovare in Gesù coraggio, consolazione e sollievo.

Invito pertanto tutti coloro che si sentono protagonisti e responsabili del cammino pastorale delle nostre comunità (parrocchiale, zonale e diocesana) ad essere presenti a questa celebrazione, per affidare alla Madonna della Grada l’anno pastorale e a San Valentino la vita propria e di tutte le persone care.

Don Davide




Il tempo ordinario

La Parola di Dio seminata nelle nostre vite

Il Tempo Ordinario, nella liturgia e nella vita della Chiesa, è quello che non è caratterizzato dalla preparazione o dall’irradiazione dei grandi misteri della vita di Gesù: il Natale, la Pasqua e la Pentecoste.  

Tuttavia, dovremmo considerarlo sempre stra-ordinario, perché è proprio in questo periodo che la Parola di Dio irriga profondamente e anche più efficacemente la nostra vita.  

È come il rapporto tra la semina e la mietitura: il momento in cui si miete e si gode dei frutti è pieno di entusiasmo e di clima festoso, ma cosa sarebbe senza la semina e la lunga gestazione, nascosta e paziente, che ha preparato il raccolto? 

Allo stesso modo, il Tempo Ordinario è il segno della pazienza e dell’umiltà di Dio, che si prende cura di noi irrigando la nostra vita goccia a goccia e curando, nella maniera misteriosa e piena di discrezione che lui solo conosce, la nostra crescita e l’opera dello Spirito in noi. 

Perciò, fino al prossimo Avvento, siamo invitati a metterci in un assetto semplice e feriale di ascolto della Parola di Dio; dobbiamo lasciarla lavorare dentro di noi, perché – come ci garantisce Dio stesso per mezzo del profeta Isaia (vd. Is 55,8-11) – essa realizzi con certezza il motivo per cui ci accompagna ogni giorno.  




“Discepolimissionari” dello Spirito

La solennità di Pentecoste porta a compimento quest’anno intensissimo per la Chiesa di Bologna, che è stato proprio guidato dal desiderio di lasciarci ispirare e condurre dallo Spirito Santo per rendere la nostra Chiesa sempre più conforme alla volontà di Dio. 

Il vescovo ci aveva affidato l’icona della Pentecoste per rispondere alla vocazione di essere chiesa in uscita, chiesa missionaria e anzi, noi tutti discepolimissionari. Per sentire, cioè, di nuovo la responsabilità urgentissima di essere una comunità cristiana vitale e che porti il primo annuncio del Vangelo a tutti.

Accanto ai bimbi della nostra comunità, abbiamo cercato di tradurre questa indicazione nello slogan: “Ci provo gusto!” esprimendo così il desiderio di vivere la nostra fede con passione e in modo piacevole. I momenti belli sono stati tanti e ci proponiamo di continuare ad arricchirci vicendevolmente con l’entusiasmo di tracciare una rotta per i più piccoli. 

Abbiamo vissuto l’inizio delle Zone Pastorali, che compiranno un anno il 1 luglio 2019: compleanno assolutamente da festeggiare! Nella Zona è sorto il desiderio di convocare nuovamente i giovani in un cammino di formazione e di esperienza cristiana a maglie allargate, dopo che quest’anno è stato un anno di transizione, perché i loro educatori “storici” hanno iniziato percorsi di vita nuovi e c’è stato bisogno di pensare e di discernere cosa potesse essere opportuno fare. 

Sono state tante le famiglie giovani che si sono avvicinate alla nostra parrocchia per chiedere il Battesimo e va fatto un vero e proprio monumento al gruppo incaricato per la catechesi battesimale, che hanno saputo interpretare a nome di tutti quello stile di accoglienza e di famigliarità che spesso è la prima interfaccia per chi incontra una comunità cristiana. 

Su questo saremo chiamati a lavorare ancora di più l’anno prossimo, perché il cammino della Chiesa di Bologna si concentrerà sull’Iniziazione Cristiana e su come la Chiesa, attraverso l’annuncio, genera alla fede. 

È un’esperienza che continua: incontriamo tanti adulti che chiedono la Cresima, giovani fidanzati che si appassionano durante gli incontri in preparazione al loro Matrimonio e altre persone che, nonostante tutto, riprendono un cammino di fede. 

È la conferma che siamo chiamati ancora ad ascoltare lo Spirito profondamente, perché l’ispirazione del Signore soffia dove vuole ed è potente, e noi – come discepolimissionari – abbiamo l’onere e l’onore di rendere l’amore del Signore riconoscibile e vicino a tutti. 

Don Davide 




Maria, nel cuore di tutti

In questa settimana ci affidiamo nella preghiera a Maria, chiedendo la sua intercessione mentre ci rallegriamo di una duplice occasione di grazia, poiché abbiamo l’occasione di venerare la madre di Gesù con i due titoli a noi più cari: quello di B. V. di San Luca in quanto bolognesi e quello di B. V. della Salute in quanto parrocchiani.

Accompagna la preghiera dell’Ottavario alla B. V. della Salute la meditazione dell’ultimo capitolo della bellissima enciclica di Papa Francesco Laudato sii, sull’ecologia. In questa parte, il papa propone una vera e propria via spirituale, una spiritualità integrale della presenza del cristiano nel mondo, che è anche un atto di servizio e di amore per le generazioni future.

È infatti soprattutto per i giovani che i cristiani sono interpellati a custodire il pianeta che Dio ci ha donato di abitare come patria terrestre; in questo senso la preghiera dell’Ottavario si collega con quella dell’anno scorso, in cui predicarono i giovani, ed è in continuità con le loro aspirazioni e speranze.

In quest’anno, poi, il vescovo come sappiamo ci ha esortato ad avere al centro della nostra meditazione il mistero della Pentecoste, il dono dello Spirito Santo sulla Chiesa. In questo senso, l’attenzione posta su una via spirituale da seguire è in sintonia anche con il cammino della Chiesa di Bologna. Il tema della custodia del creato, inoltre, ci pone – nella preghiera – al centro delle questioni cruciali della storia di oggi.

Infine, la preghiera dell’Ottavario si “colora” nel vero senso della parola di un’attenzione che sicuramente toccherà il cuore di tutti noi. È infatti in corso un progetto di restauro della venerata immagine a noi cara, che ha una importante tradizione nel bolognese ed è conosciuta anche come Madonna delle rondini o Madonna del cardellino. L’ultimo giorno dell’Ottavario, venerdì 31/05 alle ore 20,15, cioè prima della preghiera, presenteremo proprio questo progetto, in modo da rendere tutta la comunità partecipe e protagonista di questa iniziativa.

È bello sperare di potere vedere nuovamente splendente, nella cappellina a lei dedicata, che l’anno prossimo ospiterà anche una nuova mostra artistica, la nostra immagine della Beata Vergine della Salute.

Don Davide




Solo ragazzi?

Quarantotto ragazze e ragazzi della nostra parrocchia ricevono la Cresima e questo comporta un duplice passaggio, se lo vorranno accettare: prima di tutto scegliere la propria fede in modo consapevole e libero, come un percorso che vorranno portare avanti non perché glielo dice qualcun altro, la società, le convenzioni, ma perché ne hanno fatto e ne faranno esperienza sempre più diretta.

In secondo luogo, essere cristiani testimoni del Signore risorto e dello Spirito Santo che anima la vita della Chiesa e del mondo. I cresimati hanno il dovere di portare il sigillo: in genere, nelle avventure fantasy o nei film di avventura, il marchio indelebile lo portano i loschi figuri, i personaggi negativi delle storie; in questo caso il marchio indelebile è portato dai testimoni dello Spirito Santo e si dovrebbe vedere sulla loro fronte per il brillare del Sacro Crisma (l’olio misto a balsamo consacrato) e per la chiarezza della loro testimonianza.

Troppo presto a dieci o undici anni per assumersi questo impegno?

In questi giorni ho visto con piacere lo spot dell’Unicef sull’importanza del protagonismo dei ragazzi. Recita così: “Loro dicono: capirai quando sarai più grande, ora sei solo un bambino. Ma un bambino ha nuotato in mare aperto per tre ore per salvare diciotto vite… un bambino ha superato le barriere di protezione per tenere insieme la sua famiglia di migranti… Un ragazzo era stato costretto a fare il soldato in una brutale guerra civile e ora è diventato un paladino dei diritti umani e della pace liberando altri bambini dalla violenza… Una ragazza ha combattuto per il diritto delle bambine all’educazione… ed ha vinto il premio nobel per la pace… E una ragazza ha detto la verità ai potenti ispirando un movimento storico contro il cambiamento climatico… […] I ragazzi stanno prendendo la parola; i ragazzi stanno reclamando i loro diritti; i ragazzi stanno agendo ora per un domani migliore.” (Unicef, Just a Kid)

Nella foto della manifestazione contro il cambiamento climatico, una delle protagoniste porta un cartello che dice: “Abbastanza grande per salvare il pianeta.”

Sì, ragazze e ragazzi: siete abbastanza grandi per fare cose belle e importanti. Non importa che siano piccole o grandi, conta che sia la vostra azione. Lo Spirito della Cresima vi abilita a farlo.

La cosa che mi pare più sorprendente e clamorosa, in questo giorno della Cresima, è che i ragazzi ispirano la nostra responsabilità e risvegliano le nostre coscienze, ecclesiali e civili.

Sono proprio loro a farlo. Prendo ad esempio le parole che ritengo meravigliose di Greta Thunberg, che nel suo libro – per inciso – risponde puntualmente a tutte le becere obiezioni che le sono state fatte. E non cambia niente che l’abbia scritto lei o che sia stata aiutata a farlo. La potenza di queste parole rimane intatta e diventa l’augurio più bello e forte che possiamo fare a voi, ragazzi e ragazze della Cresima, e per noi adulti.

“Noi, ragazzini, non dovremmo fare questo. Mi auguro invece che siano gli adulti a prendersi le loro responsabilità e a fare questo, ma finché nessuno farà qualcosa, lo dobbiamo fare noi.” (Greta Thunberg)

Giovani amiche e amici, noi non vogliamo sottrarci al nostro compito e cercheremo di esserci, di pensare al futuro, di farvi spazio e non di lasciarvi solo macerie, ma una chiesa e un mondo migliori. Ma anche se noi non fossimo sempre capaci, non abbiate paura: lo Spirito Santo vi dà tutto ciò di cui avete bisogno.

Ora siete voi i protagonisti.

Don Davide