Poltrone e mandato

Ricchezza e potere: un binomio micidiale per il Vangelo. Domenica scorsa Gesù aveva parlato della ricchezza, in questa tratta del potere: in entrambi i casi per esprimere un giudizio molto severo.

C’è un’esperienza “mondana” che Gesù addita senza mezze misure: chi è chiamato al governo e i capi finiscono nelle spire del potere, diventano dominatori e oppressori. Se si pensa alla situazione di alcuni paesi del mondo e alla tentazione costante di qualunque ruolo “di potere” si riconosce quanto queste parole di Gesù siano attuali e senza sfumature.

Ma questo pericolo può avvelenare anche la Chiesa, che rischia di diventare “mondana” ogni volta che il potere si afferma di più della disponibilità a dare se stessi «in sacrificio di riparazione» (Is 53,10).

Mi viene in mente questa scena, per spiegarmi. Un gruppo di ragazzini in cortile organizza le squadre per giocare a calcetto. Il più bravo dice a quello più brocco: “Tu vai in porta!”, ma si sa che nessuno vuole mai stare in porta. Così il brocco rifiuta e cominciano a litigare. “Vacci tu, chi ti credi di essere?!” dice il brocco dopo alcuni scambi poco garbati. A questo punto, quello della squadra che è bravo, ma non il più bravo, dice: “Vabbé dai, ci vado io…”. Sa di rinunciare a divertirsi e a fare goal… ma ci vuole qualcuno che sistemi la situazione. Questo significa “sacrificio di riparazione”.

Fin da piccoli, quindi, ci accorgiamo quanto ci costi rinunciare al potere. Invece, tutta la vita spirituale cristiana potrebbe essere descritta come un itinerario di liberazione da ogni volontà di potenza. Che non c’entra niente con l’ambizione o il sognare in grande. Il potere è qualcosa che, nei posti che occupiamo, anche i più piccoli, usurpa qualcosa agli altri. “Io voglio essere alla destra di Gesù – pensano Giacomo e Giovanni – e peggio per gli altri!”.

Se io vinco una partita, quello non è potere, perché l’ho conquistata, me la sono meritata; ma se rubo, inganno o non sono corretto, questo è potere. Se io vinco un concorso per avere un posto di lavoro importante, quello non è potere; ma se io cerco una raccomandazione o una via preferenziale, questo è potere. Se in chiesa io curo i fiori dell’altare, pensando di farlo con grande spirito di servizio, ma una volta che qualcuno mi vuole dare una mano o un suggerimento lo mando via in malo modo, questo è potere.

Da questo ci dobbiamo spogliare.

Oggi la nostra comunità parrocchiale conferisce il “Mandato” a tutti i catechisti, gli educatori e i responsabili delle attività. È un riconoscimento ufficiale del servizio che, come parrocchia, chiediamo loro a nome di tutti, e che orienta la vocazione di ciascuno alla santità.

Questa chiamata al servizio scaturisce direttamente dal Battesimo: è un potere che non ci deve conferire nessuno, se non Gesù stesso che ci chiama ad essere attivi costruttori della sua casa. La comunità – la Chiesa – opera un discernimento di questa disponibilità e la riconosce, con gratitudine.

Proprio per questo motivo, ogni incarico assunto nella Chiesa dev’essere completamente libero da ogni gusto del potere. Gesù lo dice con una semplicità così disarmante che siamo sempre portati a travisarla: «Chi vuole essere il primo, serva, non per modo di dire, ma come gli schiavi» (Mc 10,44).

A chi riceve il “Mandato”, quindi, facciamo gli auguri con le parole della seconda lettura: che sappiate prendere parte alle debolezze soprattutto dei più fragili, dei meno coinvolti e dei meno simpatici, e che possiate avere il cuore benevolo come Dio Padre, ed essere graziosi e gentili verso tutti (cf. Eb 4,15.16). E così dicendo, vi ringraziamo anche del vostro servizio.

Don Davide




Aghi e cammelli

La prima lettura e il vangelo ci permettono di fare una riflessione schietta sull’utilizzo del denaro e su alcuni appuntamenti che riguardano la nostra parrocchia in questo mese di ottobre.

Oggi riprendiamo la raccolta della 2° domenica del mese, interamente destinata al finanziamento dei lavori di ristrutturazione della parrocchia. È inutile mascherarsi dietro a un dito: c’è bisogno di soldi e di un contributo ancora più generoso da parte di tutti, perché le spese di manutenzione delle strutture che abbiamo, anche per renderle funzionali e sicure per le attività, sono sempre altissime. Abbiamo avuto tanti lavori che sono quasi finiti: ora è il tempo di pagare le fatture, quindi il momento più delicato.

Allo stesso tempo, però, non vogliamo farci abbagliare dal miraggio delle ricchezze e dagli inganni del denaro. Perciò, in occasione della Giornata nazionale delle persone down, oggi accogliamo volentieri anche l’Associazione Futura onlus – alla quale siamo particolarmente legati per la presenza di alcuni membri della nostra comunità – per una presenza di sensibilizzazione e di autofinanziamento. L’Associazione Futura venderà delle violette fuori dalla chiesa per raccogliere fondi per sostenere le attività volte alla crescente indipendenza delle persone down.

Lo abbiamo segnalato domenica scorsa e lo ricordiamo di nuovo oggi stesso, in modo che ciascuno sia libero di gestirsi, di scegliere come destinare le proprie offerte, senza gravare eccessivamente sulle finanze personali e famigliari e con il massimo rispetto delle scelte di ciascuno.

Le esigenze sono sempre tante e si accumulano, ma questo ci porta a ricordare un’altra frase di Gesù sul buon uso del denaro: “Fatevi amici con la disonesta ricchezza… perché essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16,9). Bisogna essere realisti: che siano i muri o esigenze di inclusione e uguaglianza, in ogni caso siamo purtroppo legati al bisogno di soldi. Però c’è un modo di uscire da questa morsa malsana, facendoci degli “amici” che – dice Gesù – “ci aprano le porte del Paradiso”. È ormai sotto gli occhi di tutti, infatti, che le ricchezze non mancano, solo che sono distribuite male. Se invece fossero condivise meglio e messe in circolo per cose più buone, forse – a dispetto di aghi e cammelli – persino il denaro potrebbe essere redento!

Per questo stesso motivo, sollecitati dall’amore per la sapienza nella prima lettura, abbiamo deciso di ripetere la raccolta per l’acquisto dei libri scolastici e per sostenere gli studi dei bambini che altrimenti avrebbero difficoltà. Sabato 27 sera e domenica 28 ottobre tutta la raccolta delle messe verrà devoluta alla Caritas e alla San Vincenzo per questo scopo.

Rinunciare a tutte le offerte di una domenica – normalmente utilizzate per far fronte alle spese ordinarie (bollette, attività e pagamenti) – è un sacrificio enorme per il bilancio di una parrocchia. Lo studio, però, è una cosa troppo importante e vogliamo porre un segno forte di questo “riscatto del mondo” che passa – come diceva la ragazzina pakistana di nome Malala – attraverso un libro, un quaderno e un’insegnante.

Che sia anche un segno del nostro pensiero per tutti quei bimbi del mondo che non hanno questa possibilità, perché sfruttati, maltrattati o in altre condizioni sfortunate. Che il nostro impegno possa raggiungere idealmente tutti e aiutarci a considerare la scuola, lo studio e l’educazione tra i beni più preziosi che possiamo custodire.

Anche in questo caso, abbiamo scelto di comunicarlo con largo anticipo, in modo che ciascuno possa “farsi i conti in tasca”, non sentirsi oberato, ma aiutato ad allargare il cuore, con saggezza e prudenza e serenamente, perché chi dona possa farlo con gioia.

Don Davide




Predicatelo sui tetti

Così scriveva papa Giovanni Paolo II nel 2001:

“Il tema che ho scelto per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2001 riprende le parole di Gesù stesso. Non potrebbe essere altrimenti perché noi predichiamo Cristo soltanto. Ricordiamo le parole che rivolse ai suoi primi discepoli: «Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10, 27). Nel segreto del nostro cuore, abbiamo ascoltato la verità di Gesù. Ora dobbiamo proclamare quella verità dai tetti.

Nel mondo attuale i tetti sono quasi sempre caratterizzati da una foresta di trasmettitori e di antenne che inviano e ricevono messaggi di ogni tipo verso e da i quattro angoli della terra. È di importanza vitale garantire che fra questi numerosi messaggi vi sia la Parola di Dio. Oggi proclamare la fede dai tetti significa proclamare la Parola di Gesù nel mondo dinamico delle comunicazioni sociali e attraverso di esso.”

Quel messaggio fu profetico. Era iniziata l’era di internet, ma non ancora quella degli smartphone e di YouTube, eppure il papa aveva già intuito che la Chiesa avrebbe dovuto confrontarsi col mondo sul grande areopago digitale.

Oggi, più che mai, raccogliere questa sfida è imprescindibile.

È per questo che la nostra parrocchia si è impegnata nell’ultimo anno a preparare un sito web adeguato. Non una cosa improvvisata, ma studiata e sottoposta al vaglio attento di un professionista, per produrre un risultato moderno e accattivante.

Questi i numeri: 68 pagine web, un logo, un anno di lavoro, cinque collaborazioni e molte molte ore di rifinitura e revisione. In questa stagione estiva che inizia, esorto perciò tutti a fare una “navigata” nel nostro sito: www.parrocchiasamac.it

SAMAC, come potete immaginare, sta per Santa Maria della Carità. È un acronimo che permette di avere un indirizzo più breve, facile da ricordare e impattante. Nel logo, come avete visto, trovate il volto stilizzato di Maria e la M fatta a forma di cuore, a simboleggiare e richiamare la Carità, l’amore di Cristo che ci spinge (cf. 2Cor 5,14). Il logo sta in alto, in tutte le pagine del sito.

Cos’altro troverete nel sito?

Nella Home, c’è una sequenza di cinque foto. A ciascuna è connessa una riflessione, che indica l’ispirazione spirituale della nostra parrocchia. Sotto, troverete un piccolo “manifesto della vita parrocchiale”, le schede dei preti della comunità, l’agenda, alcune foto e un blog che raccoglie tutti gli interventi che mettiamo sull’Agenda domenicale e altri testi… Chi vuole potrà trovarli tutti!

Nel resto del menù, diviso in categorie, trovate una spiegazione della storia della parrocchia, delle attività, dei gruppi e infine dei sacramenti, che sono la cosa essenziale per la vita della chiesa.

Il sito beneficia di tutti i suggerimenti possibili, al fine di renderlo vivo e perfezionarlo.

Infine… se per caso salta fuori un riquadro di PayPal… non spaventatevi! È messo apposta per dare a tutti la possibilità di fare un’offerta. Sapete com’è… di questi tempi…

www.parrocchiasamac.it

Il sito web della parrocchia.

Don Davide




Il whatsapp di Dio

Rilanciamo, in questa domenica, l’impegno comunitario di ascolto della parola di Dio. La liturgia odierna ci favorisce enormemente in questo intento, così come la sospensione delle attività pastorali ordinarie (eccezion fatta per l’Estate Ragazzi) ci permette di concentrarci tutti insieme su questo progetto.

Come sappiamo, il Vescovo ci ha chiesto di mettere al centro la riflessione sull’ascolto della parola di Dio: un ascolto personale e pregato, non tecnico e non riservato agli esperti, ma condiviso e capace di coinvolgere tutti.

In Quaresima avevamo proposto e offerto a tutti un foglio blu, in cui si trovava un invito, un suggerimento per la riflessione e alcune indicazioni di metodo. Vogliamo continuare nello stesso stile, ma in forma più articolata e moderna.

Viene riproposto un foglio, sulla copertina del quale troverete un evidente richiamo agli strumenti della tecnologia. Tale foglio, come già quello precedente, serve per riprendere il proprio confronto con la parola di Dio insieme alla comunità e può essere usato così com’è. Oltre a questo, però, chi vuole può lasciare la sua mail o il suo numero di cellulare e ricevere quotidianamente una frase del Vangelo del giorno su Whatsapp o l’intero brano sulla propria mail. La frase viene selezionata da una persona della commissione parrocchiale che ha preparato questa iniziativa e verrebbe spedita tutti i giorni circa alla stessa ora, in modo che ci sia un appuntamento comunitario attorno alla stessa Parola, per offrire uno spunto di meditazione condiviso nel trambusto frenetico delle nostre vite.

La parola di Dio come faro, dunque, secondo la grande tradizione della Chiesa, ma anche come messaggio di Whatsapp… perché no? Ai nostri giorni, forse, la voce di Dio ci raggiunge anche meglio così, con discrezione e con l’autorizzazione a violare la nostra privacy, piuttosto che con una luce accecante.

Questa proposta è un test iniziale. Vorremmo provarla, con chi ci sta, per il tempo dell’estate, poi a settembre aggiornarla e adeguarla se necessario. Quindi i suggerimenti o i riscontri di tutti sono necessari e preziosi.

L’obiettivo è segnatamente coinvolgere anche i più giovani nell’ascolto della parola di Dio e in un’esperienza comunitaria che possa essere meglio vissuta nei loro linguaggi, ma al Consiglio Pastorale questa idea ha riscosso l’entusiasmo dei più, anche fra i meno giovani.

La liturgia di oggi, dicevo, è un saggio perfetto di quanto possa essere ricca la parola di Dio per la nostra vita. La prima lettura ci propone la vicenda del peccato di Adamo ed Eva: ben oltre le banalizzazioni ignoranti della profondità di questi testi, in poche righe si descrive con precisione e dovizia di particolari la condizione umana segnata da un rapporto corrotto con l’esistenza. Una parola che, senza usare tante parole, ci legge nel modo più profondo possibile.

Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo afferma: “Ho creduto, perciò ho parlato” (2Cor 4,13). Se vogliamo nutrire la nostra fede ed esserne testimoni, se vogliamo essere discepoli missionari come ci chiede Papa Francesco, non possiamo che ascoltare assiduamente la parola di Dio e lasciare che essa generi in noi la fede e la testimonianza.

Infine, nel vangelo, di fronte all’apparente potere del Male, Gesù ribadisce che solo l’ascolto che si traduce con pratica della parola di Dio ha il potere di sconfiggere le dinamiche maligne che si annidano nell’esistenza e che ci fanno allontanare dalla famiglia di Dio; mentre chi fa la volontà del Padre e mette in pratica i suoi inviti all’amore, al servizio e alla gioia, riacquista la dignità di fratello, sorella e madre per Dio, attraverso Gesù.

 Don Davide

 

Gli interventi di don Davide riprenderanno dopo la pausa estiva.




Gratitudine

Eucarestia vuole dire ringraziamento.

Sono molte le ragioni per ringraziare oggi, nel giorno in cui la tradizione della Chiesa mette al centro l’Eucarestia, il Corpus Domini.

Non so se sia usuale dire a una comunità quanto le si vuole bene, però è così: in questa giornata io voglio dire alla mia comunità quanto le voglio bene, perché l’ho vista in gran spolvero in occasione della Coppa ACR – quest’anno OlimpiACR – e nella serata di festa, dove tutti hanno collaborato e si sono aiutati, e abbiamo gestito l’organizzazione con grande disinvoltura, valorizzando il protagonismo dei bimbi, dei ragazzi e dei giovani. Una comunità che cresce è il corpo di Cristo che si edifica, quindi siamo in perfetta sintonia con la festa di oggi.

In realtà, la gratitudine si estende alla considerazione di tutto l’anno e ai tanti obiettivi raggiunti, da ultimo anche il sito internet della parrocchia www.parrocchiasamac.it che, dopo un lungo e delicato lavoro, è ufficialmente pronto. Visitatelo!

Alle persone a cui si vuole bene e che si vogliono ringraziare si fanno regali, si fanno volentieri e belli, perché si possano sentire valorizzate. Mi stava a cuore che in questa solennità del Corpus Domini la nostra comunità potesse ricevere e custodire il trittico dal titolo In memoria di me di Ettore Frani: è un regalo che ci facciamo a vicenda, per valorizzarci, per rendere lo spazio delle nostre celebrazioni ancora più ispirato e per lasciare ai giovani una promessa di futuro importante.

Davanti ai nostri occhi stanno un calice e un pane semplicissimi, materici. Illuminati da una luce gentile sono esposti, ma non fragili, vigorosi di una concretezza che li rende veri. Inizialmente sembrano essere offerti, ma la posa garbata in cui emergono dall’oscurità si rivela insistente, attrae, pretende il coinvolgimento. C’è un momento sospeso, un’attesa, in cui prendiamo contatto con la materia, con le cose più umane nei simboli del vino e del pane: l’amicizia, l’amore di qualcuno che li ha preparati, la fame, la sete, il profumo, il gusto e i desideri, portando nella mente e nel cuore parole di benedizione. Allora accade qualcosa di misterioso e indicibile. È una luce che prende tutta la nostra realtà e la trasfigura e disegna la nostra esistenza come una mensa.

Don Davide




La preghiera a Maria e ai giovani

La preghiera dell’Ottavario, nella settimana appena trascorsa, avrebbe meritato anche solo per ascoltare i giovani in quei pochi minuti durante i quali, ogni sera, hanno commentato un testo della Scrittura, mettendosi in gioco personalmente.
Simbolo di ogni speranza per la Chiesa, i giovani che prendono parola nell’assemblea e dicono: “Questa parola mi riguarda e mi legge” sono stati, con la loro semplicità e la loro emozione, il segno di un’esistenza possibile per il Cristianesimo futuro.
Insieme a loro, voglio mettere in risalto l’atteggiamento di alcuni adulti, che hanno mostrato in questo ascolto dei giovani simpatia e cordialità e hanno avuto l’attenzione, al termine delle varie serate di preghiera, di andare a ringraziarli, di scambiare qualche parola con loro, di incoraggiarli e di abbattere in un solo colpo quella distanza a volte siderale tra l’universo giovanile e il mondo degli adulti. Voglio ringraziarli sinceramente per questo stile, che considero positivo e costruttivo e mi auguro possa crescere in tutte le direzioni nella nostra parrocchia: la capacità di fare crescere un’attenzione a tutto tondo per la cura di quello che accade, la complicità con chi si mette in gioco, l’affabile amabilità e amicizia di sostenere i percorsi e gli impegni anche quando non mi coinvolgono direttamente. In una parola, l’espressione di una paternità e maternità generativa degli adulti nei confronti dei giovani.
Se una comunità si edifica in questo modo, sono certo che troverà la via per continuare a testimoniare la fede anche di fronte alle molte, talvolta preoccupanti sfide che ci attendono.
In questa domenica si conclude l’Ottavario di preghiera di fronte alla Madonna della Salute. A lei affidiamo certo la salute di tutti i nostri ammalati, ma affidiamo anche la salute e la cura della nostra testimonianza, delle nostre attività pastorali e, in definitiva, della Chiesa, che tutti noi amiamo e vogliamo viva.

Don Davide




La parola di Dio e la II tappa del cammino diocesano

Siamo invitati a vivere la seconda tappa del cammino diocesano annuale, proposto dal vescovo a tutti i credenti. Si tratta di interrogarsi sul proprio rapporto con la Parola di Dio, inteso come Parola di Dio scritta, quella raccolta nelle Sacre Scritture, letta e pregata personalmente o proclamata e ascoltata in modo comunitario nella liturgia.

Per vivere questa tappa, siamo aiutati in modo creativo e originale da un’idea innovativa del Consiglio Pastorale Parrocchiale, il quale (grazie al prezioso contributo di due giovanissimi) ha prodotto un grazioso sussidietto per aiutarci a porre le domande essenziali.

  • Come è il tuo rapporto con la Parola di Dio?
  • Leggi la Parola di Dio?
  • Perché la leggi?
  • Quando la leggi, cosa accade?
  • La Parola di Dio ti aiuta nel cammino della tua vita?

Seguendo questo piccolo strumento, poi, viene proposto un momento di lettura-preghiera personale accessibile a tutti. Pochi minuti e semplici, perché tutti si sentano coinvolti e tutti possano provare a viverlo.

L’esito è un’esperienza aperta. Non si vuole concludere in qualche modo, ma lasciare il sapore di una cosa bella che potrebbe continuare. Come si dice nel proverbio, che ci si deve alzare da tavola con un po’ di appetito…

Quando la Chiesa ha celebrato il grande Concilio Vaticano II, con tutti i vescovi del mondo, dal 1962 al 1965, uno degli intenti principali di quell’assemblea è stato di rimettere al centro la Parola di Dio. Lo hanno fatto con un celebre documento: la costituzione dogmatica Dei Verbum; lo hanno fatto rimettendo una lettura pressoché completa della Bibbia nel ciclo dell’anno liturgico e lo hanno fatto, infine, proponendo a tutti i cristiani di leggere personalmente e a lungo la Sacra Scrittura, con un fiorire di corsi e di sussidi per sostenere questo proposito.

In quegli anni c’è stato un grande fermento: come per chi riscopre un tesoro, che era stato a lungo nascosto. Il Concilio fece quella scelta con la profonda convinzione che il rapporto intenso con la Parola di Dio potesse cambiare la vita della Chiesa e di ogni cristiano, ma oggi, purtroppo, pare che non sia più così. Sembra quasi che ci si sia abituati a richiamarsi alla Parola di Dio, al punto che nessuno più la legge veramente, perché si dà quasi per scontata, senza percepirne l’incredibile ricchezza.

I giovani non leggono più la Bibbia da soli. Gli adulti la Bibbia ce l’hanno più che altro come abbellimento del comodino da letto.  Prima della messa pochissimi si prendono la briga di arrivare in anticipo, per leggere le letture e prepararsi alla celebrazione.

L’obiettivo di questo piccolo esercizio comunitario, che avrà una coda nelle possibilità offerte durante la Settimana Santa (Lectio divina, celebrazione penitenziale e vespri in famiglia) è proprio quello di riscoprire che la Parola di Dio davvero può trasformare la tua vita e di ringraziarti, perché questa trasformazione fa bene alla Chiesa e al mondo.

Sogno che i giovani inizino a dedicare dieci minuti a questi testi dalla sapienza meravigliosa e insondabile; che gli adulti tengano la Bibbia e i Salmi nelle loro borse di lavoro e prima della pausa pranzo, dedichino dieci minuti a meditarne qualche passaggio. Sogno che gli anziani si consumino gli occhi e il cuore e rileggere le pagine della Scrittura, dove raccogliere il senso della vita e attingere alla sapienza di Dio, che ce l’ha donata.

Don Davide




Quaresima, tempo di elemosina e carità

Elemosina

La Quaresima è caratterizzata, nella grande tradizione della Chiesa, da tre opere, che sono opere di conversione, per lasciare spazio alla grazia di Dio nella nostra vita: l’elemosina (o carità), la preghiera, il digiuno.

In questa e nelle prossime due domeniche, vorrei dare alcuni suggerimenti per vivere ciascuna di queste opere, per chi senta il bisogno di farlo e voglia provare a vivere la Quaresima con intensità.

Iniziamo, in questa domenica, con l’elemosina, che vorremmo tradurre come aiuto concreto nella dimensione caritativa.

 

La carità in parrocchia

Ci sono due modi di aiutare la carità fattiva e la Caritas parrocchiale: uno è molto pratico, l’altro riguarda il proprio tempo.

Come molti sanno, tutti i martedì la parrocchia fornisce un po’ di spesa (la “sportina”) a circa 70/80 nuclei famigliari. In più, grazie alla S. Vincenzo, vengono aiutate altre 25/30 famiglie. Quando si tratta di alimenti, questi aiuti vengono dati:

  1. Con l’approvvigionamento mensile al Banco Alimentare
  2. Con il contributo della raccolta al Conad
  3. Acquistando i generi che mancano

La parrocchia vorrebbe “arricchire” la sportina che diamo alle famiglie. Il modo concreto di vivere l’elemosina nel tempo di Quaresima, dunque, potrebbe essere quello di collaborare, mettendo nel cesto della Carità i generi più essenziali. A questo scopo, chiediamo solo:

  • PASTA
  • TONNO
  • LATTE
  • PASSATA O SUGO DI POMODORO

 

Ci può essere, poi, un modo legato alla disponibilità del proprio tempo. Oggi siamo tutti molto impegnati, quindi molte persone pensano di non potere aiutare, anche se magari lo desiderano, a causa della mancanza di tempo. Ma non è necessario avere sempre tanto tempo e costante a disposizione. Per alcune cose, si può fare tantissimo, con il pochissimo tempo di tanti. È un principio molto contemporaneo: con moltissime persone che danno pochissimo, si può accumulare un enorme capitale. In questo caso non parliamo di capitale monetario, ma del capitale del tempo!

Ecco perciò, alcuni spunti per aiutare la Caritas, facendo l’elemosina – letteralmente con pochi spiccioli – del proprio tempo. Qui vi scrivo che cosa accade e di cosa si tratta; rispetto a questo, ciascuno potrebbe dire anche: io do la mia disponibilità in questa cosa, anche solo una volta al mese, oppure una volta ogni due mesi… ecc. ecc. È come un mosaico: con tante minuscole tesserine, si può fare un disegno bellissimo!

  1. Lunedì pomeriggio, 1 volta alla settimana, 1 ora: è necessario trasferire le cose che verranno distribuite il martedì mattina, dal magazzino della Caritas alla sala dove vengono servite le persone.
  2. Giovedì mattina, 1 volta al mese, di mattina: per collaborare, a seconda della disponibilità, all’approvvigionamento al Banco Alimentare (guidare il pullmino con patente B2; aiutare nello scarico delle merci; accompagnare nel viaggio alla sede del Banco a Imola)
  3. 1 volta al mese, dopo il Banco Alimentare: per aiutare a preparare le sportine per le famiglie assistite dalla S. Vincenzo
  4. Sabato mattina, 1 volta al mese, 2 ore: per aiutare nella raccolta al supermercato Conad.
  5. 1 volta alla settimana, 1 ora: per aggiornare i registri degli alimenti distribuiti (AGEA)

 

Tanto con poco

Come vedete, dietro alla apparentemente semplice attività caritativa della parrocchia, anche considerando soltanto gli aiuti alimentari (ricordo che le persone della parrocchia fanno tanto altro…) c’è un’organizzazione considerevole, ma anche con un piccolo contributo di tempo di un grande numero di persone, possiamo fare tanto.




Quaresima, il tempo della parola

La Quaresima si caratterizza come un tempo in cui disporsi all’ascolto della Parola di Dio, e nel quale la liturgia è particolarmente curata.

Vorrei proporre, perciò, due semplici attenzioni, molto pratiche, per correggere un difetto che è diventato comune nella nostra celebrazione.

I lettori della Parola di Dio

Al termine dei Riti di Introduzione, nella messa, dopo il canto del Gloria si dice la Colletta. La Colletta è una preghiera importantissima, perché dopo un breve momento di silenzio introdotto dall’invito “Preghiamo” raccoglie (dal latino “collatio”) tutte le intenzioni di preghiera dell’assemblea, in una preghiera comune, che intona tutta la celebrazione con l’ascolto della Parola di Dio che verrà proclamata subito dopo. La Colletta è come il diapason per prendere la nota, per intonare la grande sinfonia di ascolto, preghiera e offerta seguenti. La Colletta è come il riscaldamento di un atleta prima della gara. Sappiamo bene che un’orchestra non può iniziare su tonalità differenti e che un’atleta non può saltare il riscaldamento prima della gara. Durante la Colletta, quindi, ci deve essere il massimo raccoglimento e la massima concentrazione di tutti.

Invece, ho notato che ultimamente i lettori tendono ad alzarsi per recarsi all’ambone durante la Colletta. Quest’uso è assolutamente sbagliato, per due motivi principali. Il primo è che, appunto, durante la Colletta tutti devono essere concentrati e in ascolto di quella preghiera, senza nessuna distrazione. Il secondo è che non c’è nessun bisogno, in quel momento, di anticipare i tempi: l’assemblea risponde “Amen” alla Colletta; a quel punto, mentre l’assemblea si siede e c’è un po’ di inevitabile confusione, i lettori si muovono per andare all’ambone, fanno riverenza insieme all’altare e si preparano a leggere. La breve pausa che ne deriva è perfettamente funzionale a permettere all’assemblea di concentrarsi e di disporsi attentamente all’ascolto della Parola di Dio che viene ora proclamata.

I lettori delle preghiere dei fedeli

Al contrario, per quanto riguarda le preghiere dei fedeli, dopo il Credo, l’introduzione alla preghiera dei fedeli non è così importante, è solo uno strumento di passaggio e un invito alla preghiera. Quindi, mentre il celebrante introduce il momento della preghiera dei fedeli, le persone incaricate di leggerle ad alta voce, si possono già muovere, senza aspettare che lui abbia finito. In questo caso, infatti, quel tempo di silenzio sarebbe inutile. È importante, invece, proclamare le preghiere dei fedeli in modo chiaro, comprendendo il senso della preghiera che, a nome della comunità, si sta elevando al cielo e trasmetterlo all’assemblea nel migliore dei modi possibili. I lettori della preghiera dei fedeli, infatti, esprimono la partecipazione attiva di tutti alla liturgia, perciò il loro compito è molto importante.

Sono piccole note che potrebbero apparire solo stilistiche, o inutili formalismi. Nella celebrazione, invece, è fondamentale sia comprendere bene ed esprimere il significato dei gesti che facciamo, sia seguire il ritmo dell’azione liturgica. Con queste attenzioni, quindi, mi auguro che possiamo vivere bene la liturgia e aiutarci nella dimensione spirituale e sempre più consapevole del cammino di Quaresima.

Don Davide




La Quaresima come cammino

Inizia la Quaresima, che è soprattutto un cammino spirituale.

La nostra parrocchia, rappresentata nel Consiglio Pastorale Parrocchiale, ha deciso di scandire questo cammino con alcune attenzioni, mirate specialmente a vivere bene la Settimana Santa.

Per questo, si è deciso – nei giorni della Settimana Santa – di impostare un percorso che, al termine della Quaresima, ne ricapitoli tutto l’itinerario e, allo stesso tempo, scandisca l’ultima preparazione. Lo indichiamo fin d’ora, perché possiamo esserne pienamente consapevoli.

Si tratterà, quindi, di privilegiare le tre principali celebrazioni eucaristiche (Palme, Cena del Signore, Pasqua) e di sostituire la messa serale del lunedì santo, martedì santo e mercoledì santo, con tre momenti di cammino spirituale a cui convocare tutta la comunità, sempre alle ore 19, in modo da permettere a tutti di partecipare.

Il primo, il lunedì santo, vivremo un momento di Lectio divina, sul vangelo dell’Unzione di Betania, che apre la preparazione alla Settimana Santa. L’intento è di dare spazio al raccoglimento e alla preghiera personale a partire dalla Parola di Dio, cosa che spesso nella liturgia eucaristica è un po’ sacrificata. Guiderà la Lectio Suor Chiara Cavazza, così da ascoltare una voce femminile che ci aiuti ad entrare nel grande gesto della donna che unse Gesù, trascinata dall’amore per lui.

Il secondo, il martedì santo, ci sarà la celebrazione penitenziale comunitaria. L’idea è che tutta la comunità cristiana entri nel clima della Pasqua in un atteggiamento penitenziale condiviso, che sia una cosa fatta insieme, e non un’impresa personale. Ascolteremo ancora il brano dell’Unzione di Betania, cercando di raccogliere dalla meditazione spirituale del giorno precedente, spunti per una revisione concreta di vita. Ci sarà anche la possibilità di confessarsi.

Il terzo passaggio – il più importante di tutti – il mercoledì santo, sarà un momento di preghiera nelle case della nostra parrocchia. Avete capito bene: nelle case; per essere più precisi: in tutte le case della nostra parrocchia. Vorremmo che ogni famiglia, ogni nucleo familiare e ogni gruppo di amici si riservasse mezz’ora prima di tutto per radunarsi, e poi per vivere insieme un momento di preghiera che sarà uguale per tutti. In quella settimana così ricca e impegnativa, dal punto di vista della richiesta di partecipazione, ci sarà così un momento in cui non si chiede alle persone di uscire di casa per andare in chiesa, ma di respirare un momento di pace nella propria casa, con gli affetti più cari: un incontro che, spesso, magari si dà per scontato e non ci si fa troppo attenzione.

Come nelle case degli antichi ebrei, prima della fuga dall’Egitto, così immaginiamo che quel giorno il Signore possa udire un brusio di preghiera da tutto il nostro territorio parrocchiale, per chiedergli di custodire i nostri legami più cari, di illuminarli con la luce della resurrezione di Gesù e di stringerli in una rete che sappia edificare la Comunità.

Dopo questo breve itinerario, ci auguriamo così di potere raccogliere tutta la ricchezza delle celebrazioni del Triduo Santo e che cresca il desiderio di non mancare a questo appuntamento, che è il più importante dell’anno.

Per vivere bene questi appuntamenti, soprattutto quello del mercoledì santo nelle nostre case, è quanto mai opportuno mettersi nell’ottica fin da adesso di riservare il momento. Talvolta, infatti, è difficile incontrarsi persino in famiglia. Stabilite fin d’ora la mezz’ora in cui trovarvi tutti, per fare questo momento di preghiera insieme. Stabilite fin d’ora chi invitare eventualmente nell’intimità della vostra casa. Guardate se nel vostro condominio c’è qualcuno che potrebbe rimanere solo e invitatelo, organizzatevi perché lo possa vivere con voi e non rimanga solo, affinché nella casa di ognuno possa essere preparata la Pasqua.

Don Davide