Omelia domenica 12 marzo 2023

LA SAMARITANA

Dunque, anche tu sei stanco, Gesù.

Ci sentiamo rincuorati, noi che quando siamo affaticati per il viaggio, rischiamo sempre di sentirci in difetto, perché ci viene il dubbio di condurre male la nostra vita e l’anelito ad essere perfetti è la tentazione più insidiosa.

È insidiosa perché ci schiaccia, o al contrario, perché rifiutiamo il nostro impegno e sprechiamo i doni che abbiamo, o ci lasciamo andare e ci buttiamo via.

È una sete che conosciamo bene, quando nell’ora più calda della vita siamo spossati, quando il viaggio troppo lungo comincia a privarci delle nostre forze, della lucidità nel pensiero e della fluidità dei movimenti. Si vorrebbe avere un pozzo, presso cui sostare, ma spesso in quei casi, prevale la solitudine.

È una sete che conosciamo bene quando riceviamo il dono dell’empatia, così che le guerre non sono più lontane, la morte per naufragio non è più solo “degli altri”, e i problemi economici diventano anche nostri.

È una sete che conosciamo bene anche per cose meno drammatiche, ma che hanno spessore per chi le vive, come la scuola quando si fa troppo pesante per i ragazzi, come di fronte all’ultimo esame di un lungo ciclo di studi, come la delusione per quel traguardo che non abbiamo raggiunto.

Perciò, siccome la conosciamo bene anche noi questa sete, vogliamo darti da bere Gesù.

Desidero confortarti con la mia presenza accanto a te, ti vorrei consolare. Mi prendo cura di te, Signore Gesù.

Ti prego, ti adoro, ti faccio compagnia, ti dico che ti voglio bene, ti servo nei miei fratelli e sorelle, voglio collaborare al tuo regno. Essere una sorgente di Spirito come una fonte d’acqua.

Ma…

…qualcosa non mi torna.

Tu mi hai chiesto da bere, e ora dici che mi disseti?!

Come fai a dissetarmi, Gesù?!

Come raggiungi il mio bisogno profondo, il desiderio dei giovani e quello di chi ha bisogno di te?

Come si fa a non avere più la sete che è arsura, e invece a risvegliare la sete bella che è voglia di vivere, di amare e di servire?

Come si fa a vincere quell’istinto di placare la sete con amori maldestri, con relazioni tossiche e gettandoci in braccio agli idoli, che non hanno il potere di saziare anelito alcuno?

Come si fa a non avere più sete mai?

Voglio quest’acqua!

Rivelati a me, Signore Gesù.

Parlami.

Accedi alla mia vita.

Ho grande desiderio di incontrarti.

Mi parli!

Fai verità, dici.

Pronuncia il vero sulla tua vita: cosa stai vivendo, cosa provi, qual è il motivo reale, cosa desideri?

Cosa ti fa male? Chiamalo per nome.

Cosa ti fa bene? Chiedimelo.

Permetti alla verità di aprire il tuo Spirito, e lascia entrare per quella porta l’amore.

È difficile credere, Signore!

È difficile; non è il caso di nasconderselo.

Ma io, il Salvatore che mi rivelo a te, ho già piantato da lungo tempo un seme che sta portando frutto. L’ho fatto ogni volta che hai sperimentato l’amore.

E anche se tu dormi o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Sono io che irrigo il terreno. Accetta la mia acqua e tu produrrai spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il frutto pieno nella spiga.

Guarda! È già il tempo della mietitura.

Don Davide