Ciao Don Vale

“Ciao don Vale” è la frase che ho ripetuto di più in questi ultimi giorni, quando sono andato a salutarlo al Maggiore prima di partire, quando l’ho visto in camera mortuaria, quando lo abbiamo benedetto prima della chiusura della bara, al termine del funerale, dopo l’ultima preghiera e infine al cimitero.

Non avremmo davvero voluto riprendere la nostra newsletter così,  con la notizia della morte del “Don”, tuttavia nella sua esistenza splende fulgida la luce della resurrezione, così anche noi siamo invitati a credere e a non dirgli “addio” se non senso letterale del termine “a Dio” – ossia: ci rincontreremo da lui e in lui – oppure semplicemente: “Ciao don Vale, ci rivedremo presto. Grazie per l’uomo e il prete che sei stato, e per tutto quello che hai fatto per noi”.

Non possiamo non ammirare, grati, sorpresi e perfino pieni quel “santo timore” che è il principio della sapienza (Cf. Pr 1,7), la provvidenza di Dio Padre, che lieve ci ha aiutato a vivere questo saluto. Don Valeriano è stato ricoverato qualche giorno prima che partissimo con un nutrito gruppo della parrocchia per la Terra Santa. Nei giorni del pellegrinaggio, tante persone della parrocchia lo hanno accudito deliziosamente, in ospedale, mentre i pellegrini lo ricordavano nelle preghiere comuni o in quelle personali, come se lo Spirito Santo ci aiutasse tutti a rifondare la nostra fede nella resurrezione, proprio a partire dai luoghi più santi della vita di Gesù, dove tutto è incominciato, dove tutto è avvenuto.

Così, quando la notizia ci ha raggiunti improvvisa, ecco che è suonata come un’ultima raccomandazione di don Valeriano: di guardare a Gesù, e di gettare l’ancora al cielo, come se il Santo Sepolcro fosse una barca che solca la superficie del Paradiso e ci venisse chiesto – appunto – di radicarci lassù, nella solida speranza della resurrezione.

Ripartiamo da qui, dunque: dal compimento della vita di un prete amato da moltissimi, grandi e piccini, giovani e adulti, come ha dimostrato la partecipazione al suo funerale, che ci ammonisce, con quel suo fare burbero e affettuoso che solo lui sapeva coniugare insieme, e con quella nota di dialetto bolognese che qui è impossibile rendere, di dire di sì a Gesù e di seguirlo senza paura.

Don Davide