Fare spazio a tutto
Carissime, carissimi,
sono sempre molto contento di festeggiare con voi il mio ingresso in parrocchia in coincidenza con la Prima domenica di Avvento. Questo passaggio mi ricorda un momento magico di un romanzo che adoro, La storia infinita:
“Questa è la fine, Fiordiluna?
Tutto il contrario, Bàstian. È l’inizio.”
C’è qualcosa di potentissimo in questo interstizio in cui un tempo si chiude, ma non per finire, e un altro si apre, per rivelare una vita nuova.
Accogliamo Gesù.
Tale è il senso del ministero pastorale e della responsabilità di tutti per la propria vocazione battesimale: nove anni spesi bene per aiutarci ad accogliere Gesù.
Io trovo qui tutti i motivi per festeggiare e vi ringrazio perché in questi anni mi sono sentito molto aiutato.
Tra l’altro, con il traguardo dei nove anni, stabilisco il mio record di permanenza in una comunità: ho passato più tempo con voi che con chiunque altro… (se si eccettua la parrocchia di Rastignano, ma quella non conta!).
È stato un tempo variegato e bello, anche nei momenti più difficili, perché li abbiamo affrontati insieme.
Sono colmo di gratitudine per la condivisione con questa comunità cristiana, e con ciascuno e ciascuna di voi.
Mentre festeggio questo anniversario, mi porto tutto l’intenso vissuto di questo ultimo anno: quando sono stato male, la malattia e la morte di mio padre, la malattia e la morte di don Valeriano, la malattia e la morte di mia madre, e insieme a queste cose – che necessitavano di tutta la priorità del caso – il dispiacere per averne trascurate tante altre di cui mi sarei dovuto occupare.
Tuttavia, voglio fare spazio a tutto.
Non ho rimpianti e la cosa più bella che celebro è che ho ricevuto tantissima solidarietà, vicinanza e collaborazione da parte di tutta la comunità.
Rimane che sono velocemente diventato orfano dei genitori e di una figura di riferimento che “mi guardava le spalle” come don Valeriano.
Improvvisamente è subentrato un nuovo senso di responsabilità, quello di occupare pian piano il posto lasciato vuoto da chi ci ha consegnato la vita.
Nove anni non sono tantissimi (anche se sono il triplo di quelli bastati a Gesù per trasformare il mondo) e nonostante i miei quarantacinque, tutto sommato, qualche dritto lungolinea “quasi alla Sinner” lo riesco ancora a tirare, ma percepisco proprio il richiamo a “consegnare” vita: a dare la mia vita, ma anche a trasmettere vita, e ad affidare i giovani e una comunità intera al futuro.
So che in questa missione ho tantissime lacune, ma sono rasserenato dal fatto che ci aiutiamo in questa avventura.
Ammiro le tante qualità operose, come un ronzio d’api in una giornata estiva. Poi mi trovo, per strada a pensare a tutte le disponibilità che sorgono, spesso quando meno te l’aspetti, e mi viene il sorriso sornione di chi ha fatto un colpaccio.
Con amicizia, vi auguro di vivere con grande tenerezza questo tempo di Avvento.
Don Davide