Il trono della misericordia

Ma alla Santissima Trinità, eterna in se stessa, perfetta senza il bisogno di altro, intimità, relazione e comunione al suo interno, traboccante di amore per la Creazione all’esterno… può interessare qualcosa dei nostri problemi con la pandemia?

La risposta è certamente sì, ma l’idea è che la formulazione del dogma della Santissima Trinità sia un po’ fuorviante. Verrebbe da pensare che una realtà così immensa, sublime e infinitamente oltre ogni dimensione creaturale, sia anche inevitabilmente lontana da noi.

Forse, come un re buono che si chinasse con favore sull’ultimo dei suoi sudditi, potremmo pensare che Dio possa avere compassione di noi, ma appunto in un contesto di infinita distanza che è colmata solo dalla sua compassione. Quanto a noi, la Trinità rimarrebbe totalmente inaccessibile, come quel suddito che non oserebbe alzare lo sguardo al suo re.

Invece, dovremmo pensare che la Santissima Trinità è un grande racconto del Dio vicino.

Per entrare nella storia, e non guardarla solo con benevolenza dall’alto, Dio ho toccato il cuore di alcuni uomini liberi e si è messo in rapporto con un popolo concreto. Ne ha accettato tutte le contraddizioni per educarlo; si è sporcato i piedi su molte rotte, ha camminato con lui, lo ha ripreso infinite volte, fino a che non fosse preparato uno spazio totalmente umano, nel grembo non di un’icona di santità, ma una ragazza vera come tutte le altre ragazze di Nazaret.

Come se il re avesse fatto scambio con l’ultimo dei servi in cucina per condividerne la fatica e conoscerne l’impegno, in Gesù, Dio non si è lavato le mani come Pilato, ma se le è sporcate con le piaghe degli uomini e persino con le loro miserie. E mentre si sporcava le mani, lavava i piedi di coloro a cui veniva in soccorso, perché fosse chiaro a tutti che Dio era al lavoro per permettere a loro di riposare. Eppure, le mani di Dio sono mani trasfigurate: conservano i segni delle piaghe, ma sono mani pulitissime e belle… ci hanno insegnato a impastare la farina, ad accarezzare una pecora intimorita o un leone ammansito, sono le mani che fasciano, che benedicono, che abbracciano, che promettono e che indicano traguardi.

Per essere in noi ad ogni respiro, poi, Dio si è fatto Spirito. Delicatissimo, ma indispensabile. Nascosto quando stiamo bene; evidente quando è più freddo. Quando c’è un inno alla vita nelle nostre esistenze è sempre lo Spirito di Dio che si fa vicinissimo e che guida il futuro.

La Santissima Trinità è la storia di Dio con noi, la storia della sua opera con l’uomo, nelle ore del giorno, in attesa di potersi riposare insieme nell’abbraccio l’uno dell’altra. Un esito di intimità, non di distanza, che possiamo custodire nella memoria e nel cuore con queste magnifiche parole del Talmud:

Dodici sono le ore del giorno:
nelle prime tre il Santo,
benedetto egli sia, si dedica alla Torah;
nelle seconde tre giudica tutto il mondo
e quando vede che questo meriterebbe la distruzione,
si alza dal trono del Giudizio
e siede su quello della Misericordia.

Don Davide