Immaginare le Beatitudini

Che cosa ci ispirano le Beatitudini, oggi?

Spesso pensiamo al paradosso, stabilito da Gesù, tra una condizione di difficoltà, o addirittura di opposizione, e la letizia spirituale che si cela dietro e nonostante quella esperienza.

Ma le Beatitudini risplendono anche per la loro varietà.

In questo popolo confidente – di cui parla la prima lettura – Gesù descrive otto situazioni, il numero dell’infinito, più una che sa di resurrezione. Verso l’infinito, e oltre!

Nella Chiesa che vuole stare al seguito del Maestro, nella Chiesa che ambisce al Regno dei Cieli, non c’è un solo modo di essere beati, non c’è un solo modo di annunciare il Vangelo e non c’è una sola vocazione.

Il grande prodigio sarebbe quello di custodire e valorizzare questa varietà di carismi, con la sapienza di apprezzare ciascuno e di accompagnarlo, perché il suo dono e la sua attenzione siano sempre più umili e orientati al servizio della comunità.

Così nascerebbe la parrocchia di S. Maria e di S. Valentino delle Beatitudini.

Propongo, quindi, a ciascuno che legge di provare a fare questo esercizio: accendere una candela in chiesa per dire un’Ave Maria e un Angelo Custode per il servizio che fanno gli altri della propria comunità, pensando che ci sono tanti modi di arricchire la chiesa, e anche tanti stili diversi di svolgere lo stesso compito o di avere cura del medesimo ambito.

Si tratta – lo ribadisco – non di uniformare, ma di valorizzare e di custodire, di creare una rete di solidarietà e di stima che possa permettere di fare crescere e riconoscere i frutti per il bene di tutti, dentro una realtà più bella e variopinta dei colori dell’arcobaleno.

Otto più uno: tutte le sfumature possibili e la fantasia di immaginare anche di più.

Don Davide