Le parrocchie di Jurassic Park

Ho letto da poco Gli sdraiati di Michele Serra, che si chiede con onestà e non senza un certo sgomento dove si è rotto il patto generativo con le giovani generazioni.

“Generazioni”, appunto. Già il sostantivo indicherebbe il rapporto tra persone di decenni diversi nello stesso mondo e nello stesso territorio: qualcosa deve essere generato, e non si tratta, evidentemente, solo della vita biologica.

La Chiesa si chiede, impaurita, dove si sia interrotto questo passaggio. C’è senz’ombra di dubbio un problema più generale legato al modo di vivere il Cristianesimo in Occidente, ma rimane la domanda che riguarda i giovani e l’educazione alla fede: dov’è il meccanismo inceppato? Cosa si è rotto nella catena di trasmissione?

Tuttavia, pare che siamo in “buona” compagnia. Come testimonia il libretto che citavo sopra, non è un problema solo legato all’esperienza cristiana, ma anche all’educazione, alla trasmissione di modelli e di stili di vita e, non ultimo, alla speranza.

La liturgia di oggi ci pone due temi principali: la fede e la preghiera. C’è qualcosa più difficile di queste due cose oggi da trasmettere? Gesù stesso sembra mettere sul piatto la serietà del problema, domandandoci: «Ma quando il figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?».

Paolo invita il suo discepolo e amico Timoteo a rimanere saldi negli insegnamenti che ha ricevuto «fin dall’infanzia», nella fede e persino nella lettura delle Scritture. A proposito di questa consegna di generazione in generazione, all’inizio di questa lettera Paolo aveva ricordato a Timoteo la fede della nonna Lòide e della madre Eunìce. Se penso ai ragazzi di oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, la fede dei nonni (e talvolta anche quella dei genitori) appare qualcosa di appartenente all’Era dei Dinosauri.

Come nel film Jurassic Park, le nostre parrocchie rischiano di essere un grande parco-giochi della fede, dove si portano i bambini, si trova ancora qualche ragazzino e qualche giovane, infine ci sono i genitori che portano in gita i bimbi. Ma poi a casa, nel mondo, “da grandi” è un’altra cosa…

Salvo – quando ci fa comodo e ne abbiamo bisogno – affidarci alla preghiera (e magari avere il coraggio di lamentarci se il Signore non ci risponde prontamente). Gesù, invece, ci dice di pregare incessantemente, senza stancarci, per farci capire la preghiera come cartina di tornasole della nostra fede: chi prega? Chi legge con assiduità le Scritture? Chi si raccoglie nel proprio intimo e sotto la guida dello Spirito per discernere il proprio cammino di vita nella fede?

L’educazione all’esperienza di fede dev’essere un criterio di verifica delle nostre azioni e del nostro agire anche come parrocchia. La parrocchia è una comunità di educazione alla fede, nel senso più ampio e complessivo del termine, e noi dobbiamo continuamente lasciarci spronare, mettere in discussione e chiederci se questa frattura delle “generazioni” non sia anche perché non comunichiamo più l’originalità di quello che saremmo chiamati a testimoniare.

Don Davide