Alla porta del cuore

Papa Francesco, cinque anni fa, ha voluto istituire la Giornata Mondiale dei Poveri perché sentiva urgente, per la Chiesa, il bisogno di accogliere una conversione ancora più autentica.

La “povertà” ci mette in crisi tutti.

Sappiamo che bisogna soccorrere “il grido nascosto dei poveri” e che una certa sobrietà di vita è indispensabile, per il nostro equilibrio e per l’equilibrio delle relazioni fra gli uomini e le donne del mondo e del pianeta.

Tuttavia, appena la “questione della povertà” ci tocca da vicino, sentiamo tutte le contraddizioni e le fatiche. Proviamo disagio per i poveri che si incontrano per la strada; parliamo volentieri dei problemi del mondo, ma fatichiamo a modificare i nostri stili di vita; vogliamo una chiesa povera e per i poveri, ma non si riesce a trovare qualche volontario per le pulizie della chiesa.

La Giornata mondiale dei Poveri si celebra verso la fine dell’anno liturgico, tempo nel quale le celebrazioni domenicali ci ricordano che Dio lavora, con i suoi testimoni, per un significativo intervento nella storia a favore della giustizia e del bene, per rifondare la comunione degli uomini e delle donne sulle basi dell’umiltà, dell’abbandono delle logiche di potere e della fraternità.

Gesù entra in scena da grande protagonista in maniera clamorosa: la sua luce sovrasta quella del Sole e oscura la Luna, la sua autorità si fa spazio fra le galassie. Tuttavia, non è lui che agisce nella storia, ma i suoi angeli e i suoi amici. Egli chiede a noi di riconoscere la sua tenerezza per ogni creatura, come quando il ramo della pianta del fico matura; possiamo sentirlo vicino proprio quando si manifesta il bene per chi è più nel bisogno. Allora sappiamo che lui vuole entrare nella storia in maniera efficace, bussando alla porta del nostro cuore.

Don Davide