Ho notato che vanno di moda i discorsi motivazionali.
Ne ho ascoltati proprio di recente un paio interessanti di Matthew McConaughey e di Denzel Washington:
Ok. Loro sono due superstar, ma sette è considerato il numero perfetto, quindi ho deciso che anche se non sono proprio nessuno per fare un discorso motivazionale, voglio cogliere l’occasione di questo settenario.
Primo. La vita si intensifica
Quando facevo il cappellano avevo molta paura di diventare parroco. Stavo sempre con i giovani, facevo esperienze indimenticabili e non avevo nessuna preoccupazione amministrativa. Sono stati anni davvero indimenticabili, lo percepivo mentre li vivevo, perciò non ero incentivato a cambiare. Anzi, quando vedevo il numero della Curia (allora il vescovo non ti chiamava ancora personalmente), cercavo di non rispondere. Adesso ci sono tante questioni amministrative, riesco a stare meno con i ragazzi e il mio tempo è frammentato, tuttavia ho scoperto che è bello e che lo faccio con lo stesso entusiasmo.
La vita si intensifica
Si intensifica nella serietà delle cose che fai, nell’importanza dei rapporti che stabilisci, nella sensibilità che impari ad avere, nel modo in cui ami e in cui provi emozioni. Non è questione di confronti, ma non penso nella maniera più assoluta che la percezione dell’intensità dell’esistenza si logori col tempo; credo, piuttosto, che cresca e che diventi più percettiva.
Secondo. La parola di Dio rimane il fondamento
Cambia il mondo, cambia la Chiesa, cambiano i vescovi e il papa. Anzi, viviamo non in un’epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d’epoca. Arrivano il web 3.0, le pandemie e si pensa di andare su Marte, ma la parola di Dio resta salda. “Le mie parole non passeranno” (Lc 21,33), dice Gesù. Non passano le sue parole e la stupenda storia della salvezza, presa nel suo complesso narrativo, che è il racconto del modo in cui Dio agisce, entra nella storia, e ricuce i rapporti per avvolgerci del suo amore.
La parola di Dio rimane una luce
Non un faro che illumina tutto, ma una lanterna (Sal 119,105), che rischiara ogni passo.
Terzo. Amici
In sette anni possono nascere stupende amicizie e ci si può legare enormemente. Ci si può fare nuovi amici e si possono anche perdere. Ho imparato che ogni momento con una persona a cui vuoi veramente bene, è un regalo da godere. È un momento speciale. Non si deve pensare che basti fare qualcosa insieme, non è sufficiente.
Bisogna risplendere di quella presenza ed emanare il proprio bene
E ringraziare alla sera perché, anche quel giorno, c’è stata.
Quarto. Non lasciare le proprie passioni
C’è un tempo, inevitabile, in cui ci si dedica anima e corpo ad alcune chiamate particolari e necessarie. Due giovani che diventano genitori, un uomo che diventa prete, chi inizia a lavorare seriamente… Questo è bene.
È bene anche ricordarsi delle proprie passioni, recuperarle quando si può.
Aiuta ad essere interi e a dare continuità alla persona che sei. Devi essere tu, e non altri. Ed è bello che tu, chiunque tu sia, possa essere integro o integra, per il dono che puoi fare di te.
Cinque. Insieme
Nell’omelia del primo giorno in cui sono arrivato qui, avevo espresso il desiderio (che mi dava molta serenità) di fare le cose insieme; so di non essere stato bravo io a rispettare sempre tale proposito, ma riaffermo ancora la validità di questo principio. È un sentiero di montagna in mezzo a un panorama stupendo: tracciato, sicuro, senza pericoli gravi, bello ed emozionante.
Fare le cose insieme è un sentiero di montagna in mezzo a un panorama stupendo
Sei. Anno liturgico
Non riesco a esprimere quale suggestione sia potere ricominciare il tempo non solo con i cenoni e con auguri che, in realtà, non hanno il potere di cambiare il corso delle cose, ma in modo che il tempo non sia circolare, bensì nuovo, con una suggestione spirituale, con qualche messaggio da consegnare alla nostra esistenza. Ho sempre relativizzato il Capodanno civile, ho sempre amato tantissimo entrare nel nuovo anno liturgico.
Sentire la liturgia che cambia atmosfera e intonazione
e il dilatarsi il silenzio e la meraviglia, avvolge tutti di uno stupore che ci permette di rinascere spiritualmente.
Sette. Scrivere
Scrivere è come respirare la vita. Un modo per non permetterle di passare via troppo presto, troppo in fretta. È la magia per trattenere una stella cadente e la ricetta per prolungare un’emozione. Inoltre, è per me un modo di comunicare la gratitudine.
Le parole di per sé hanno un potere creativo: quando le dici, fanno accadere le cose.
Come tutti i poteri, vanno usate con prudenza: possono essere buone o cattive. Se scritte hanno ancora più peso. Io spero di scrivere, per voi, parole buone.
Don Davide