Lo strappo necessario

Abbiamo vissuto una bella assemblea parrocchiale, partecipata e con tanti buoni spunti e suggerimenti.

Sia il desiderio di una maggiore corresponsabilità da parte di tutti e del bisogno che ciascuno valorizzi al servizio della comunità i propri doni e talenti; sia le necessità imposte dalla presente situazioni socio economica, chiedono una particolare creatività nella pastorale, un’inventiva, un guizzo originale.

Abbiamo parlato di una “comunità di carismi” e di una “comunità consapevole e attiva” sulle problematiche legate alla sostenibilità.

Nel vangelo l’amministratore è protagonista di una operazione articolata e complicata, fa una cosa non giusta che viene lodata dal padrone in modo paradossale e che potremmo definire “uno strappo necessario”.

In tanti ambiti della nostra pastorale, quest’anno abbiamo bisogno di uno strappo necessario: di trovare strade e modi diversi da come abbiamo fatto negli anni passati per affrontare una situazione difficile anche guardando al futuro.

Il primo, lo abbiamo detto, è l’urgenza di una maggiore disponibilità di tutti a mettere a servizio i propri doni.

Il secondo saranno alcuni cambiamenti, sia in termini di consapevolezza che in termini di partecipazione, legati al sostentamento economico della parrocchia.

Il terzo saranno i nuovi orari di apertura della chiesa e delle celebrazioni a partire dal 5 ottobre, che vanno nella direzione di un maggiore senso di comunità.

Intanto, preghiamo per il gruppo dell’ACR che riprende le attività con la Due Giorni, e per i cresimandi, che sabato 24 riceveranno il Sacramento della Confermazione.

In questa domenica ricorre il primo anniversario della morte di Luciano Bocchi, che è stato al servizio della parrocchia e della diocesi in modo esemplare, sempre con il tentativo di capire quale fosse la cosa necessaria nel presente e come costruire il futuro in modo sapiente.

Teniamo questo ricordo affettuoso come un incoraggiamento a offrire il dono dei nostri personali carismi al servizio di tutti, e di preparare una comunità adatta alle numerose sfide dei tempi che ci stanno davanti.

Don Davide




Nella misericordia

Non avrei potuto immaginare né desiderare una liturgia migliore per riprendere il nuovo anno pastorale.

Sabato 10 il vescovo ha presentato le linee guida per quest’anno alla diocesi, da lunedì 12 i preti si trovano insieme alcuni giorni per aggiornarsi e condividere il cammino della nostra chiesa, martedì 13 abbiamo l’importante assemblea parrocchiale, giovedì 15 nella nostra Regione ricomincia la scuola; tutto questo avviene nell’ispirazione di parole pervase dalla misericordia.

Mi sembra, in un certo senso, che sia già detto tutto.

Come dobbiamo interpretare e vivere il nostro impegno pastorale? Con misericordia, comprensione, tenerezza, dolcezza, bontà, vicinanza.

A fine agosto, al campo itinerante con i giovani, anch’io ho vissuto una grande esperienza di misericordia. Prima di arrivare ad Assisi sono stato ispirato a riconciliarmi con una persona con cui non ero in pace. L’ho fatto e, dopo, la città serafica e le vite di Francesco e Chiara ai miei occhi splendevano di una luce aurea, diversa.

Tra tutte c’è una parola che mi colpisce più delle altre: “cerca accuratamente finché non la trova” (Lc 15,8).

Il Signore ci cerca con cura, finché non ci trova.

È meticoloso, costante, tenace.

Questo vale per tutti ed è molto consolante.

Ciascuno di noi può affidarsi a lui e “lasciarsi trovare”.

A nostra volta, possiamo farlo per altri.

Cercare, curare, affidare al Signore.

Possiamo essere grati per questa ispirazione iniziale.

Don Davide




Vedere il Regno di Dio

L’anno pastorale e la figura di Nicodemo

Dopo la pausa estiva riprendiamo l’anno pastorale.

Secondo le indicazioni del nostro Vescovo Matteo, ci accompagna il personaggio di Nicodemo, figura della vita adulta che si rinnova nell’incontro con Gesù (Gv 3,1-10).

Si tratta di un rinnovamento profondo, che investe dall’alto tutta la persona, le sue relazioni e il suo mondo interiore, come se fosse una consacrazione.

Gesù dice: “Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio!”.

La posta in gioco, quindi, è l’esperienza del regno di Dio: la percezione di un amore vero, concreto e incondizionato che raggiunge la nostra vita e la scoperta di una trasformazione reale del mondo con cui entriamo in contatto (persone e strutture) nella direzione del bene.

L’impegno pastorale di quest’anno, quindi, si propone questi due obiettivi non poco ambiziosi: che le persone che entrano in contatto con la nostra comunità, che vengono alla nostra celebrazione e che partecipano alla vita della nostra parrocchia si sentano amate e benedette; inoltre, che si possa allargare la partecipazione e il coinvolgimento a partire dai più giovani.

Don Davide




Ecologia integrale e Caritas

La Giornata diocesana per la Custodia del Creato

L’immagine del profeta Isaia parla di un banchetto squisito per tutti.

Se pensiamo questa profezia su scala mondiale, appare come un’utopia, come il segno evidente che qualcosa è cambiato nel modo in cui gestiamo le risorse, custodiamo il Creato, apprezziamo la fraternità.

Nella settimana entrante la Chiesa di Bologna recupera l’attenzione all’ecologia integrale, divenuta concetto centrale nella vita della Chiesa con l’enciclica Laudato si’, attraverso la celebrazione della Giornata Diocesana per la Custodia del Creato, mercoledì 14 ottobre.

La giornata si inserisce nel Tempo del Creato, dedicato da tutte le confessioni cristiane alla riflessione sull’ecologia integrale, nel mese di settembre.

Scopo della Giornata è di fare crescere la sensibilità per una vera spiritualità ecologica, che sia un punto di riferimento per la formazione cristiana autentica, un segno di corresponsabilità, e un modo di vivere una profonda vita spirituale, che tocchi realmente la propria esistenza.

L’auspicio è che in questo e nel prossimo anno pastorale, dedicati al Crescere, tutte le zone pastorali – compresa la nostra – vogliano dedicare un po’ di tempo alla presentazione della Piccola guida diocesana per i nuovi stili di vita, e assumerne gli impegni, sia a livello personale, che comunitario.

Il progetto della Caritas: “Rifugiato protetto”

Nella seconda lettura, Paolo parla di un apprendistato alla vita che gli ha permesso di essere solido e maturo. Da qui prendiamo lo spunto per presentare un progetto della Caritas, iniziato già a gennaio e sospeso nei mesi della quarantena e della chiusura.

Nella scorsa settimana è stato definitivamente approvata l’iniziativa del Progetto rifugiato e protetto a casa mia, coordinato dalla Caritas diocesana.

Il progetto prevede l’accoglienza di due ragazzi rifugiati e richiedenti asilo, che vengono accompagnati dalla Caritas in tutte le fasi di integrazione, dall’accoglienza nei centri fino all’autonomia, con il contributo decisivo delle parrocchie nell’ultima fase.

La nostra parrocchia, infatti, offrirà l’alloggio e l’aiuto perché questi due ragazzi, che sono già impiegati in un lavoro, facciano gli ultimi passaggi per maturare l’autonomia necessaria per poi avere una casa e mantenersi.

Tutta la comunità parrocchiale è invitata a rendersi partecipe, ciascuno secondo la propria sensibilità, al buon esito di questo progetto. C’è bisogno di bassa manovalanza (la sistemazione dell’alloggio in questi primi giorni), di contributi economici perché la parrocchia si fa carico di molte spese, di disponibilità a incontrare gli ospiti e a inserirli in un tessuto di relazioni amichevoli e positive.

L’accoglienza inizierà i primi giorni di novembre 2020.

Chi fosse interessato a partecipare, può contattare la segreteria parrocchiale o direttamente anche i responsabili della Caritas o del progetto.




L’anno che verrà

La prima domenica dell’anno civile e la Festa dell’Epifania ci spingono a guardare avanti, a quello che accadrà in quest’anno.

Abbiamo di fronte a noi un momento molto importante, la visita pastorale del Vescovo alle zone del Vicariato Centro, a partire da ottobre 2020, in modo particolare quella alla nostra Zona S. Felice dal 3 al 6 dicembre 2020.

Sembrano appuntamenti lontani, addirittura dopo l’estate, ma in realtà nei tempi “pastorali” sono vicinissimi e bisognerà incominciare a prepararli fin da subito, a gennaio.

Intanto, ci avvicineremo a questo grande appuntamento, con i momenti che il vescovo ci ha indicato per il cammino di quest’anno:

  1. la preghiera meditata sul racconto della Samaritana, domenica 19 gennaio, alle ore 18, presso la Chiesa di Sant’Isaia;
  2. la seconda assemblea di zona, domenica 23 febbraio, alle ore 16, presso la Parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo.

Queste saranno le occasioni per cominciare a incontrarci e a riflettere su come accogliere il vescovo nella visita alla nostra zona pastorale.

Vorremmo inoltre vivere un momento di particolare accoglienza per tutte le famiglie che hanno battezzato i figli negli ultimi tre anni, in occasione della Domenica della Samaritana (3° domenica di Quaresima, il 15 marzo, alle ore 11).

Infine, ma non da ultimo in ordine cronologico, grazie all’interessamento di alcuni parrocchiani, della Caritas parrocchiale e dei giovani, ci attende anche una serie di incontri molto importanti sui grandi temi delle migrazioni, dell’ospitalità e delle questioni connesse, decisive per il nostro modo di essere uomini e cristiani.

Ci attendono grandi cambiamenti, perché la trasformazione della chiesa è in atto. Dovremo avere come riferimenti per accogliere questi cambiamenti ed esserne protagonisti proprio i tre elementi che emergono dagli appuntamenti ricordati:

  1. il desiderio di comunione e di uscita dal campanilismo parrocchiale;
  2. la parola di Dio come guida, letta e pregata non solo nella liturgia comunitaria, ma sempre di più anche nella dimensione personale e intima di ciascuno;
  3. il Battesimo, come sorgente della nostra vocazione a essere protagonisti e responsabili della vita della Chiesa, facendocene carico perché è “nostra”.
  4. L’attenzione ai poveri e alle sfide del tempo, come criterio della nostra capacità di interpretare e discernere la realtà e l’edificazione del Regno di Dio nel mondo.

 

Don Davide




Il Centro di Ascolto

L’anno pastorale inizia con una realtà tanto preparata e attesa. Questa settimana, infatti, incomincia il Centro d’ascolto della Caritas parrocchiale.

Si apre così uno spazio per accogliere le persone in maggiore situazione di bisogno, mettendo le condizioni per non rifiutarle e non farle sentire come “qualcuno che dà fastidio”, ma anzi permettendo la conoscenza, poi l’amicizia e, di seguito, di costruire qualche percorso di aiuto significativo.

Il Centro d’ascolto non ha tutte le soluzioni e non eroga soldi – se non dopo un lungo e attento vaglio delle situazioni e dell’opportunità, e comunque solo in maniera finalizzata a una concreta autonomia – tuttavia è il luogo migliore per fare fronte alle tantissime richieste di aiuto che arrivano quotidianamente in parrocchia, ed è un segno squisitamente evangelico della comunità cristiana.

L’ascolto, in moltissime forme, è la più grande urgenza del mondo di oggi, che si consuma nella fretta e nell’autoreferenzialità e non lascia alcuno spazio a un ascolto cordiale, disinteressato e gratuito.

Non a caso, il Centro d’ascolto è la prima cosa richiesta alle parrocchie da parte della Caritas diocesana.

A dispetto delle apparenze, fare partire un Centro d’ascolto è un’impresa titanica. A questo proposito, dobbiamo ringraziare calorosamente i responsabili della Caritas parrocchiale, Antonella Munari e suo marito Paolo Nipoti, insieme a tutti coloro che si sono impegnati per questo obiettivo, con una menzione di merito alla segreteria parrocchiale, che ha svolto tantissimo lavoro.

Un ringraziamento specialissimo unito a un attestato di stima che si consolida sempre di più, va alla San Vincenzo parrocchiale, in modo particolare a Gabriella Falavigna, Nino Salici e sua moglie Fiorella, e tutti i membri collaboratori, che per decenni hanno portato avanti l’ascolto, l’assistenza e l’aiuto a tante persone e famiglie della nostra parrocchia, con lo stile inconfondibile di impegno e responsabilità personale proprio della San Vincenzo.

La San Vincenzo continuerà la sua opera, con il suo carisma specifico, in collaborazione, sostegno e reciproca partecipazione con la Caritas, che sempre di più svolgerà un ruolo di coordinamento delle varie anime caritative della parrocchia, cercando di aumentare la sensibilità di tutti.

A questo proposito, si ricorda che c’è bisogno di tanta collaborazione a vari livelli. Chi voglia dedicare un po’ di tempo, dalle cose più pratiche a quelle meno, può certamente contattare i responsabili.

Siamo orgogliosi – di un orgoglio bello, non vanitoso! – di iniziare l’anno pastorale con questo segno concreto. La nostra parrocchia, si chiama “della Carità” ed è bello pensare che, così, cerchiamo di essere sempre più fedeli alla nostra vocazione comunitaria.

Don Davide




I Campi, la Madonna della Grada e la Croce di S. Valentino

Con ancora la gioia e l’entusiasmo nel cuore per i campi estivi appena conclusi dei ragazzi delle medie e delle superiori, e pieni di gratitudine per queste esperienze preziose, in questa settimana celebriamo la Solennità di S. Maria della Grada, venerdì 6 settembre.

Alla Madonna della Grada affidiamo la ripresa dell’anno pastorale.

Al termine delle celebrazioni benediremo anche la Croce di San Valentino, segno di fede e di devozione molto amato dai fedeli che vengono a pregare il santo nell’omonima chiesa santuario.

Vorremmo così collegare il cammino di un popolo con i suoi estremi: da una parte la vitalità dei ragazzi e dei giovani, dall’altra le speranze di tutte le persone che hanno bisogno di affidarsi all’intercessione di San Valentino. In mezzo, il cammino del popolo di Dio per la nostra parrocchia, la Zona Pastorale San Felice e la diocesi intera.

Gesù ci invita a prendere su di noi il suo giogo come il Cireneo, ma in realtà non siamo noi ad aiutare lui, è lui che sostiene noi. Il giogo, portato così assieme con lui, diventa leggero e noi troviamo sorprendentemente consolazione e riposo. È l’esperienza della grazia.

La Croce di San Valentino è il segno di questa grazia. È una croce con un unico asse verticale, ma due assi orizzontali, a indicare che la nostra croce è unita a quella di Gesù.

La grazia di questo sollievo e di questa consolazione è quella che ha provato prima di tutto il sacerdote Valentino, nella sofferenza del martirio. Affidandoci alla sua intercessione, siamo sempre aiutati a trovare in Gesù coraggio, consolazione e sollievo.

Invito pertanto tutti coloro che si sentono protagonisti e responsabili del cammino pastorale delle nostre comunità (parrocchiale, zonale e diocesana) ad essere presenti a questa celebrazione, per affidare alla Madonna della Grada l’anno pastorale e a San Valentino la vita propria e di tutte le persone care.

Don Davide




L’anno della Parola

Quest’anno, l’arcivescovo ha consegnato alla Chiesa di Bologna “l’Anno della Parola” come cammino pastorale.

Leggiamo le sue indicazioni.

 Dalla Lettera pastorale dell’Arcivescovo:

Non ci ardeva forse il cuore?

“L’incontro con la Parola non è una lezione, un programma. È tutto il programma, da cui comprenderemo i nostri passi. È il Verbum Domini che ci è rivolto, perché ci accorgiamo finalmente della sua presenza in mezzo a noi, ci liberiamo dalla paura, affrontiamo il male che ci vuole isolati, che ci fa sentire abbandonati, che fa credere che dobbiamo fare da soli, confidare solo nel nostro orgoglio per stare bene e conservare quello che abbiamo per non perderlo.

Esattamente il contrario dell’amore che Dio ci annuncia. Nella Babele delle nostre parole si presenta quella del pellegrino, la Parola, che cammina con noi e ci vuole scaldare il cuore e fare sentire la sua speranza oggi. È la verità che cerchiamo per capire la nostra vita e quella di un mondo così complicato e difficile da comprendere. Non è chiesto al discepolo di capire tutto, ma di aprire il cuore e la mente…

Iniziare la riflessione sulla Parola di Dio ci aiuterà a rivedere anche gli aspetti concreti della nostra vita personale e di comunità. Penso alla liturgia, alla carità, alla catechesi (per l’iniziazione cristiana, per la preparazione ai sacramenti, per i fidanzati) e all’intero campo della pastorale (familiare, giovanile, anziani, e così oltre), perché siano sempre più sostenuti e illuminati dal semplice e decisivo incontro con la Sacra Scrittura. Sarà il cammino dei prossimi anni.

I gruppi della Parola, che si riuniscono già in molte parrocchie e che potrebbero iniziare ovunque e con modalità diverse e adatte agli interlocutori, sono proprio come i due discepoli di Emmaus che parlano di sé, si lasciano interrogare da Gesù e ascoltano tutto quello che lo riguarda. Così si genera e si rigenera la comunità dei fratelli” (pp. 71ss).

Dal Sussidio per l’anno pastorale della Chiesa di Bologna

Indicazioni per vivere le tappe dell’anno pastorale

La prima giornata della Parola celebrata da Papa Francesco a Bologna il 1 ottobre scorso apre il nuovo anno pastorale che la nostra Chiesa di Bologna sta iniziando.

È stata per noi una grazia non solo gradita ma provvidenziale, perché ci sollecita a ritrovare la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa: Dio dialoga e parla con gli uomini per costruire una vera e duratura comunione. Questo dono è stato raccolto dalla Lettera pastorale dell’Arcivescovo, Non ci ardeva forse il cuore?, che costituisce un solido orientamento per la pastorale in senso missionario e che ci accompagna in questo anno.

L’esperienza dei due discepoli di Emmaus, icona biblica scelta dall’Arcivescovo, ci insegna che la Parola di Dio riscalda il cuore e lo rende plasmabile dallo Spirito e capace di comunicare l’amore scaturito dall’incontro con il Crocifisso risorto.

Rimettere al centro della nostra vita e della pastorale la Parola di Dio è il tema generale dell’anno, che si esprimerà in tre momenti per far crescere la nostra consapevolezza di essere discepoli-missionari e vivere fino in fondo la conversione pastorale in senso missionario.

Il metodo per vivere le tappe

Siamo tutti impegnati a vivere le tre tappe, cioè i tre momenti durante l’anno in cui ascoltare, riflettere in maniera comunitaria sulla Parola di Dio, sulle nostre prassi pastorali per orientarci al futuro con una visione coraggiosa, creativa e piena di speranza.

Il metodo con cui svolgere gli incontri proposti, sia la lectio divina sia i successivi due incontri, è quello sperimentato lo scorso anno e cosiddetto “metodo di Firenze”, che favorisce la partecipazione sinodale di tutto il gruppo creando un clima di accoglienza e di arricchimento comune.




E’ stato un anno meraviglioso?

Da un po’ di giorni, su Facebook, impazza la condivisione di una frase che dice: «E’ stato un anno meraviglioso, grazie per avere contribuito a renderlo tale». E’ l’indice di gradimento per un video personale (realizzato automaticamente) che ripercorre gli eventi dell’anno di ciascun utente.

È bello che in questi strumenti usati dalla totalità dei giovani e da una percentuale altissima di adulti circoli un po’ di sano ottimismo e qualche buon sentimento, ma – forse – abbiamo bisogno di uno sguardo più onesto sulla realtà e sul nostro tempo.

Il tempo e la storia in cui viviamo sono più grandi delle nostre biografie e, purtroppo, bisogna riconoscere che non sempre e non per tutti è stato un anno meraviglioso. Solo per citarne alcune, è stato anche l’anno di tante difficoltà nel nostro paese e di tante ingiustizie. E’ stato l’anno di tanti, troppi morti sul e a causa del lavoro, un anno in cui lo sfruttamento dei profughi purtroppo non è cessato, l’anno in cui è esplosa l’epidemia di ebola a colpire le popolazioni più povere del mondo, e l’anno in cui un sedicente califfato di pazzi maniaci ha seminato l’orrore in medio oriente. È stato l’anno della guerra a Gaza; della distruzione di un aereo di linea pieno di civili sopra le fiamme della guerra tra Russia e Ucraina e di tante altre tragedie dell’umanità. In mezzo ad alcune cose belle, ce ne sono sempre tante di brutte che non possono essere dimenticate.

Con questo non vogliamo lasciarci andare al pessimismo o alla depressione, ma solo accogliere l’invito a una lettura sapienziale sul tempo, a cavallo della festa del Capodanno civile. Fra pochi giorni ci immergeremo ancora nei festeggiamenti e ci si augurerà “buon anno” e “tanta felicità” sperando che il tintinnare dei calici sia una specie di formula magica capace di avverare i nostri migliori auspici, ma sappiamo che non è così.

L’unico modo di rendere il tempo “buono” e il nostro anno “meraviglioso” è quello di lavorare per il bene, di imparare ad amare, di fare della nostra vita uno strumento di condivisione; in una parola: di convertirci. Ma non dobbiamo pensare subito alla conversione religiosa, o spirituale, bensì a una conversione di stile. A una crescita nel senso della solidarietà e della fratellanza; a una premura per l’amicizia e perché ogni forma di violenza e di abuso del potere sia bandita.

Questo è l’unico modo di “redimere” il tempo, che può essere sia buono che cattivo, sia meraviglioso che brutto e che, inesorabilmente, scorre.

Il grande Seneca, nella sua preziosa meditazione su La brevità della vita, ci ricorda che «non è vero che abbiamo poco tempo, è che ne abbiamo sprecato molto».

Entrando nel nuovo anno, chiediamo al Signore la grazia di non sprecare il nostro tempo e di saperlo trasformare da tempo che scorre come quello di un cronometro a tempo opportuno per mettere in circolo l’amore.

Don Davide