Verso la vetta, prima dell’alba

“In quei giorni il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, verso la terra che io ti indicherò.” (Gn 12,1)

Vattene! Sembra una minaccia, ma non è così.

Porta te stesso verso un luogo promesso, pieno di speranza; da un terra umana, a una terra indicata da Dio.

Inizia un cammino, segui un percorso, fidati di Dio e diventerai una benedizione.

Accogliere le occasioni di Dio e metterci in cammino, significa salire in un’intimità speciale con Gesù sul nostro personale monte della trasfigurazione.

È come salire la vetta di una montagna quando è ancora buio, e giunti in cima, anticipare l’alba.

Non sempre gli altri capiscono cosa ci stia succedendo durante il tragitto e, dopo, cosa abbiamo vissuto. Siamo stati per qualche tempo “in disparte” con Gesù e il riflesso della sua luce ha segnato la nostra pelle, è rimasto sul nostro viso, nei nostri occhi.

Che cosa ci è accaduto? È difficilissimo descriverlo.

Abbiamo visto Gesù luminoso e questo ha cambiato il nostro modo di guardare le cose.

Lo sintetizziamo con due parole: l’ascolto e l’amore.

È un’esperienza che facciamo tutte le volte che diciamo un “sì” sapendo – magari non perfettamente, magari solo intuendolo – che è un sì detto a Dio. È l’intimità che viviamo quando ci fermiamo ad adorare l’Eucaristia, in silenzio, o con la nostra comunità. È quello che ci accade quando ci dedichiamo a un servizio.

“Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.” (2Tm 1,10).

Contemplo un mondo trasfigurato, che è presente e minacciato allo stesso tempo; che ancora non c’è, ma ci sarà, non appena qualcuno avrà un sentimento d’amore per il Vangelo.

Vedo giovani uomini e giovani donne uscire dalla spirale infernale della guerra e incamminarsi verso la pace. I potenti si domanderanno sbigottiti: cos’è questa processione di persone pacifiche, laddove le abbiamo educate alle armi, all’odio e alla deterrenza militare?

Contemplo un creato purificato e custodito, e tutti noi che – faticosamente e con l’impaccio dei principianti – impariamo a rispettare le piante, gli animali, l’aria, i fiumi, i mari, i boschi, il suolo, i campi.

Gusto il giorno in cui si dilaterà il Magnificat.

Gli umili saranno innalzati, e non ci sarà più uomo e donna, ragazzo e ragazza, bambino e bambina, umiliati, sfruttati e offesi.

La luce è grande, abbacinante. Non riesco a fissarla oltre, ma so che c’è molto di più.

Incamminati verso la trasfigurazione abbiamo come un assaggio, che tu Signore, nella Pasqua mandi il tuo Spirito a rinnovare la Terra.

Sto un po’ con Gesù, in disparte, perché voglio essere protagonista di questa illuminazione del mondo.

Don Davide




La Parola di Dio sopra di noi

Come accade che la Parola di Dio “viene” sopra un essere umano?

Il Vangelo risponde: nel corso della storia, ma lontano dalle manipolazioni dei potenti, in qualche luogo nascosto, dove si trova una persona in ascolto.

In realtà, nel corso della narrazione evangelica, anche i vari uomini di potere si trovano nella condizione di essere interpellati da un momento decisivo, quando devono decidere se accogliere l’incontro con Gesù come opportunità della vita, oppure rifiutarlo; tutti costoro, citati all’inizio del brano di questa domenica, lo rifiuteranno.

Rimane vero che, prima o poi, viene offerto l’appuntamento con questo Incontro.

Tuttavia, la Parola di Dio viene su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non dobbiamo pensare che Giovanni fosse semplicemente un predestinato. Accade qualcosa che lo attiva, in una situazione che lo trova in ascolto, accogliente.

Nessuno sa cosa sia questo evento. Alcuni profeti biblici hanno provato a raccontare quell’esperienza, ma nemmeno i migliori ha saputo fare meglio che evocare immagini suggestive.

C’è qualcosa di misterioso e segreto che conquista la vita di una persona.

Sono certo che accade anche fra voi. La Parola di Dio viene, scende, risuona, vibra nella vita di voi che leggete e vi attiva. Normalmente lontano dalla storia dei potenti, in qualche situazione in cui siamo maggiormente in ascolto.

Mi viene in mente, ad esempio, un papà che capta il sorriso più intenso della sua bambina, o i genitori che accolgono in un momento di particolare sintonia le confidenze dei figli e delle figlie adolescenti. Penso al proposito di un lavoratore di svolgere al meglio la sua azione di artefice delle cose; o alla dilatazione di un/a giovane che sceglie di fare volontariato.

Vedo questa Parola nelle sensibilità che vengono suscitate: per l’ambiente, per il rispetto reciproco, per l’uguaglianza effettiva, per i diritti e i doveri di ciascuno e ciascuna di noi.

La stessa Parola risuona, inconfondibile, in chi indica con grazia Gesù e la sua via.

A voi, profeti e profete, che appianate le asperità del mondo e che rendete più vicina la salvezza di Dio… a tutti e tutte voi diciamo grazie!

Don Davide




Nella casa di Betania

Nella casa di BetaniaIo e don Valeriano siamo certamente Marta e Maria (Lc 10,38-42), con l’unica eccezione che io non rimprovero don Valeriano affinché mi aiuti (in verità lui fa tantissimo, per tutti noi) e lui non se ne sta solo a contemplare il Signore (privilegia la preghiera, ma non solo).

Io sono lieto e rassicurato che lui si goda “la parte migliore” e che nessuno si sogni di togliergliela. Ne sono lieto, perché dopo le fatiche del ministero, dovrebbe essere lo sbocco per tutti i preti di potere rimanere nella propria “famiglia”, regalando quel tocco di sapienza che la vita ha insegnato; ne sono rassicurato, perché anche se io talvolta mi trovo a trascurare “l’unica cosa necessaria”, so che la preghiera di don Valeriano non manca mai e sostiene la crescita nella fede e nel servizio di tutta la nostra comunità.

Così, nel quarto anniversario dell’inizio del mio servizio, mi gongolo di questa somiglianza della nostra parrocchia con la casa di Betania. Un luogo dove in modi diversi si cerca di essere attenti all’accoglienza di Gesù, accettando da lui anche le correzioni su come ciò possa essere fatto meglio.

In effetti sento il bisogno di un rapporto più intimo con lui, più raccolto nella preghiera, nell’ascolto della sua parola e nella contemplazione. Mi chiedo se in mezzo a piani pastorali, sinodi e prospettive missionarie, la parte migliore e l’unica necessaria non sia ritrovare un’amicizia affettuosa e personale con Gesù, che tutti ci mettiamo con gli strumenti della nostra personalità e creatività a costruire questo legame a tu per tu.

E poi, nella casa di Betania c’è un fratello – Lazzaro – che non compare nella famosa scena del Vangelo di Luca, ma che conosciamo bene dall’episodio del suo risuscitamento da parte di Gesù (Gv cap. 11).

Lì veniamo istruiti su un affetto fortissimo che lega i tre fratelli e su un’amicizia tra loro e Gesù unica in tutto il Vangelo (come abbiamo scritto nel bigliettino di Natale). Mi piace pensare, allora, che in questa casa di Betania c’è anche un “fratello” impegnato là fuori, nella vita di ogni giorno: un fratello che è simbolo di ciascuno di voi, un fratello per il quale si prova un affetto smodato e con il quale si condivide un amore unico per Gesù.

Nella casa di Betania e nei suoi dintorni, Gesù ripetutamente ha voluto che i suoi più cari amici aprissero gli occhi sul mistero di un amore e di una vita più forti della morte e noi, insieme, non potremmo desiderare nulla che corrisponda di più e meglio alla sua volontà.

Don Davide




Il whatsapp di Dio

Rilanciamo, in questa domenica, l’impegno comunitario di ascolto della parola di Dio. La liturgia odierna ci favorisce enormemente in questo intento, così come la sospensione delle attività pastorali ordinarie (eccezion fatta per l’Estate Ragazzi) ci permette di concentrarci tutti insieme su questo progetto.

Come sappiamo, il Vescovo ci ha chiesto di mettere al centro la riflessione sull’ascolto della parola di Dio: un ascolto personale e pregato, non tecnico e non riservato agli esperti, ma condiviso e capace di coinvolgere tutti.

In Quaresima avevamo proposto e offerto a tutti un foglio blu, in cui si trovava un invito, un suggerimento per la riflessione e alcune indicazioni di metodo. Vogliamo continuare nello stesso stile, ma in forma più articolata e moderna.

Viene riproposto un foglio, sulla copertina del quale troverete un evidente richiamo agli strumenti della tecnologia. Tale foglio, come già quello precedente, serve per riprendere il proprio confronto con la parola di Dio insieme alla comunità e può essere usato così com’è. Oltre a questo, però, chi vuole può lasciare la sua mail o il suo numero di cellulare e ricevere quotidianamente una frase del Vangelo del giorno su Whatsapp o l’intero brano sulla propria mail. La frase viene selezionata da una persona della commissione parrocchiale che ha preparato questa iniziativa e verrebbe spedita tutti i giorni circa alla stessa ora, in modo che ci sia un appuntamento comunitario attorno alla stessa Parola, per offrire uno spunto di meditazione condiviso nel trambusto frenetico delle nostre vite.

La parola di Dio come faro, dunque, secondo la grande tradizione della Chiesa, ma anche come messaggio di Whatsapp… perché no? Ai nostri giorni, forse, la voce di Dio ci raggiunge anche meglio così, con discrezione e con l’autorizzazione a violare la nostra privacy, piuttosto che con una luce accecante.

Questa proposta è un test iniziale. Vorremmo provarla, con chi ci sta, per il tempo dell’estate, poi a settembre aggiornarla e adeguarla se necessario. Quindi i suggerimenti o i riscontri di tutti sono necessari e preziosi.

L’obiettivo è segnatamente coinvolgere anche i più giovani nell’ascolto della parola di Dio e in un’esperienza comunitaria che possa essere meglio vissuta nei loro linguaggi, ma al Consiglio Pastorale questa idea ha riscosso l’entusiasmo dei più, anche fra i meno giovani.

La liturgia di oggi, dicevo, è un saggio perfetto di quanto possa essere ricca la parola di Dio per la nostra vita. La prima lettura ci propone la vicenda del peccato di Adamo ed Eva: ben oltre le banalizzazioni ignoranti della profondità di questi testi, in poche righe si descrive con precisione e dovizia di particolari la condizione umana segnata da un rapporto corrotto con l’esistenza. Una parola che, senza usare tante parole, ci legge nel modo più profondo possibile.

Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo afferma: “Ho creduto, perciò ho parlato” (2Cor 4,13). Se vogliamo nutrire la nostra fede ed esserne testimoni, se vogliamo essere discepoli missionari come ci chiede Papa Francesco, non possiamo che ascoltare assiduamente la parola di Dio e lasciare che essa generi in noi la fede e la testimonianza.

Infine, nel vangelo, di fronte all’apparente potere del Male, Gesù ribadisce che solo l’ascolto che si traduce con pratica della parola di Dio ha il potere di sconfiggere le dinamiche maligne che si annidano nell’esistenza e che ci fanno allontanare dalla famiglia di Dio; mentre chi fa la volontà del Padre e mette in pratica i suoi inviti all’amore, al servizio e alla gioia, riacquista la dignità di fratello, sorella e madre per Dio, attraverso Gesù.

 Don Davide

 

Gli interventi di don Davide riprenderanno dopo la pausa estiva.