Tanti doni, un solo corpo

Il Vangelo di oggi ci regala uno spunto di riflessione perfetto per questa domenica. L’elezione del Consiglio Pastorale, infatti, è una festa di comunione, dove chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a condividere i doni migliori di ciascuno per formare l’unico corpo della Chiesa, per l’utilità di tutti. Nella chiesa apostolica e per tutto il primo millennio era chiarissimo che il vero “Corpo di Cristo” era la Chiesa stessa, non l’Eucaristia, che veniva chiamata il “Corpo mistico di Cristo”.

In questo sforzo di edificare la nostra comunità, è fondamentale, quindi, che ci ricordiamo che l’essere insieme deve manifestare la presenza di Gesù. Lui ha promesso che dove due o tre sono riuniti nel suo nome, lui si trova in mezzo a loro, conferendo alla relazione un valore enorme, ma noi ci dobbiamo preoccupare di non rinnegare coi fatti questo dono.

Come ho detto già tante volte, mi auguro che questo giorno in cui eleggiamo il Consiglio Pastorale, non sia un gioco di potere o di autorità, ma un’occasione in cui fare emergere la presenza di Gesù in mezzo a noi. Un modo concreto per scoprire e gustare come si “fa” la Chiesa.

Il richiamo alla prima tradizione degli apostoli, ci aiuta anche a capire il legame fortissimo fra il sacramento dell’Eucaristia e l’essere parti attive della chiesa. Potremmo dire che l’Eucaristia, in questo senso, è uno sviluppo perfettamente coerente del Battesimo, che ci inserisce nella comunità cristiana e ci chiede di esserne protagonisti.

Oggi, quindi, siamo in festa per i 46 bimbi che faranno la Prima Comunione a maggio e che vi presentiamo, e cogliamo questa circostanza per sentire con ancora maggiore responsabilità l’elezione del Consiglio Pastorale. Desideriamo offrire anche a questi ragazzi e ragazze, nei prossimi anni, la buona testimonianza di una comunità che desidera esprimersi come un vero organismo e saper valorizzare i doni di ciascuno.

Che il Signore ci doni, come nella sinagoga di Nazaret, di sapere incarnare anche noi la parola di Dio nell’“oggi”, per rendere efficace e presente il Vangelo nella nostra storia e nella nostra città.

Don Davide 




Il Consiglio Pastorale come ascolto dello Spirito Santo

La prossima settimana avremo le elezioni del Consiglio Pastorale. Vorrei che fosse un momento molto sentito, perché ciascuno possa essere protagonista della configurazione e dello stile che vorremmo dare alla nostra parrocchia.
Il Consiglio Pastorale esige una partecipazione democratica, cioè elezioni che indichino la preferenza della maggior parte della comunità.
Con queste poche note, vorrei, però, evitare un pericoloso malinteso che potrebbe sorgere in proposito.
Non dobbiamo assimilare queste votazioni a quelle politiche, che sovente generano polemiche, tensioni e spinte a denigrare i propri rivali.
L’elezione del Consiglio Pastorale e il Consiglio Pastorale stesso è una dinamica spirituale, un momento di ascolto dello Spirito Santo e di pratica concreta della comunione ecclesiale. Mi auguro, perciò, che non ci siano gelosie, invidie o delusioni. La partecipazione al Consiglio non è un modo per poter avere un po’ di potere in parrocchia, non si tratta delle elezioni presidenziali americane! Credo che non ci sia niente di peggio che immaginare che le cose della parrocchia possano rappresentare uno spazio di potere (chissà che potere!); se ci fosse questa tentazione indicherebbe davvero una terribile meschinità di vedute e di interpretazione della vita ecclesiale.
Eleggere il Consiglio Pastorale significa avere piena fiducia nella presenza dello Spirito del Risorto nella Chiesa intesa come popolo di Dio, con la convinzione che chi viene eletto dalla comunità è chiamato dallo Spirito Santo a offrire un servizio alla presenza cristiana nel nostro territorio e soprattutto nell’oggi. Questo servizio si svolge umilmente, con le proprie capacità di discernimento e di senso pratico, senza che a nessuno venga chiesto più di quanto può o è capace di dare. Quello che conta, lo ripeto, è la dinamica spirituale che si crea, perché questo “stile” indica non solo un modo di fare Chiesa, ma il modo in cui la Chiesa è se stessa, cioè luogo di comunione e di testimonianza del Risorto.
Concretamente, domenica 24 gennaio, verrà consegnata all’ingresso in chiesa prima della messa una scheda per l’elezione. Potranno votare tutti coloro che hanno compiuto dai 16 anni in su, quindi vi prego di richiedere la scheda, nel caso non vi venisse consegnata. Si potranno votare da un minimo di una persona a un massimo di cinque, esclusivamente tra quelle indicate nella lista dei candidati. All’inizio della messa pregheremo con l’Invocazione allo Spirito Santo, come piccolo segno di questo ascolto dello Spirito Santo. Infine, al termine della messa, prima di uscire, si potrà consegnare la propria scheda di elezione. Preferisco, per motivi di praticità e di ordine, che non si consegni la scheda degli eletti in NESSUN altro momento, né prima della celebrazione, né negli altri orari della giornata.
A questo punto non mi resta davvero che chiedervi di cogliere questa opportunità e di partecipare, senza pigrizie o paure. Avete ancora tutta questa settimana per informarvi sui candidati: votate chi preferite, votate chi sentite più adatto a rappresentare la comunità, votate gli amici… ma votate! Vi ringrazio in anticipo per questo impegno e per questa gioia della comunità.

Don Davide




Il Consiglio Pastorale Parrocchiale

Il Concilio Vaticano II, concluso 50 anni fa, non aveva solo auspicato un nuovo rapporto della chiesa con il mondo, ma anche un nuovo modo di essere chiesa al proprio interno.
In modo particolare, il rinnovamento della chiesa mirava a una maggiore partecipazione dei laici all’opera pastorale. A distanza di mezzo secolo, molti studiosi e interpreti (e anche il magistero degli ultimi papi), concordano nel dire che questo aspetto è una delle riforme che avanza più faticosamente nell’esperienza ecclesiale dei nostri giorni.
I motivi di questa situazione sono tanti, in modo particolare i ritmi di vita delle persone che diventano più impegnativi, lasciando meno spazio all’impegno e al volontariato, e la difficoltà del ripensamento dei ruoli del ministero ordinato e dei laici e delle loro interazioni.
Il Consiglio Pastorale parrocchiale è uno degli organi previsto dalla Chiesa italiana dopo il Concilio, per concretizzare il sogno di una comunità partecipata e viva, con una significativa visione pastorale e una solida capacità progettuale.
Tuttavia, ad oggi, si registra una certa fatica nelle comunità a fare funzionare questo strumento prezioso. Molto, senz’altro, è colpa di noi preti. Molto dipende anche dalla formazione dei laici, che non sempre è adeguata a proporre un livello di riflessione pastorale significativo e incisivo sulla vita della comunità. Molto, infine, dipende dal fatto che il concetto della corresponsabilità, non è ancora pienamente assunto: si tende piuttosto a una forma di collaborazione, in cui si attende comunque che sia il parroco a dire cosa bisogna fare e deleghi gli incarichi. La corresponsabilità, invece, è uno sguardo e un modo di essere; è una cura per la dimensione pastorale della comunità, che vede i compiti e le urgenze come propria responsabilità, ed è capace di attivarsi e di farsene carico, mantenendo la comunione con il parroco e gli organi collegiali della parrocchia.
Il Consiglio Pastorale, nella mia idea, è prima di tutto un luogo dove cresce e matura questa corresponsabilità. Non importa che chi ne fa parte sia già formato in questa dimensione, ma è fondamentale che chi vivrà questo incarico possa assumere questo sguardo e impersonare questo modo di essere.
In secondo luogo, il Consiglio Pastorale è un organo collegiale eletto democraticamente, composto da persone che possano insieme al parroco, dare una linea all’azione pastorale della parrocchia, e determinare una sensibilità, orientando scelte, condividendo decisioni, offrendo confronti.
Ritengo sterile l’annosa questione sul fatto che il Consiglio sia un organo “consultivo” e non “decisionale”, nel senso che questa regola formale del diritto canonico esprime solamente il fatto che il parroco ha il dovere di assumersi la responsabilità ultima delle scelte fatte e, nel caso, di esprimere le proprie riserve e di rispondere alla propria coscienza, soprattutto in ordine a mantenere la comunione con il vescovo e la chiesa locale. Non si può in alcun modo interpretare questa regola come una riduzione del valore del Consiglio, quasi che fosse solo un’assemblea per fare due chiacchiere insieme. L’apporto variegato dei singoli consiglieri – tanto più in un mondo complesso come il nostro – è decisivo e necessario, ed è una cosa che io personalmente considero fondamentale per potere fare strada insieme, come mi auspicavo il giorno del mio ingresso in parrocchia.
Perciò mi auguro che le prossime elezioni del Consiglio, che si terranno Domenica 24/01/2016 (e il sabato precedente) al termine di tutte le messe, siano il più possibile partecipate e sentite come momento fondamentale e di grande coinvolgimento da parte di tutti coloro che sentono come “propria” la comunità delle parrocchie di Santa Maria e di San Valentino.

Don Davide