Sulle rive

Gli uni gettano le reti, gli altri le stanno riassettando.

I primi stanno pescando, gli altri hanno finito.

Gesù parla, ti chiama.

Che tu sia nel pieno della tua attività, oppure abbia staccato e ti prepari a riposare, lui vuole avere a che fare con te. Se sei giovane, ha bisogno di te. Se sei adulto, ha bisogno di te. Se sei anziano, ha bisogno di te.

Non importa quello che stai facendo, se sei occupato: ci sono amici da prendere, uomini e donne che devono sentire l’amore, persone che hanno bisogno di molte salvezze.

Non c’è una parte migliore di questa: ascoltare la parola del Maestro, che ti chiama.

Senza, le cose diventano affanni.

Solo che tu ascolti la sua parola come una chiamata per te, ed è un profumo che viene diffuso e conquista tutti.

Per due volte la liturgia di oggi ci propone l’immagine di questo cambiamento radicale: tenebra e luce. L’una non può esistere con l’altra. Quando si accende la luce della presenza di Gesù nella nostra vita, al risuonare della sua parola, come la voce dell’amato che chiama la sua amata nel Cantico dei Cantici, allora le tenebre si diradano. È il Sole da oriente, una lampada nella notte.

Per questo Paolo se la prende tanto con le divisioni nella comunità cristiana. Perché non siamo né di Paolo, né di Apollo, né di Pietro… ma siamo conquistati da Gesù.

Non desideriamo essere sopra gli altri, o essere di qualcuno, ma vivere il Vangelo, realizzare quella parola di bene che ci ha conquistato, per la prima volta, sulle rive del Lago di Galilea.

E servire, come regnare.

Servire gli amati, servire i poveri, avvicinare gli esclusi, consolare gli afflitti, custodire la creazione, guarire le ferite del mondo.

Questo ci affascina.

Meglio se fatto con qualche fratello e sorella, e altri che il Signore vorrà chiamare: una comunità di cui avere cura, e che voglio tenere il più possibile unita e affettuosa.

Don Davide




Godersi un abbraccio (Under 20 testo+video)

“E cominciarono a fare festa” (Lc 15,24) racconta l’incredibile testo di questa domenica, dopo l’abbraccio più famoso di tutto il Vangelo.

La soluzione di molti conflitti, esteriori e interiori, si avvera in un abbraccio, nel bisogno di sentirci circondati di affetto, protetti e anche contenuti, perché talvolta facciamo paura a noi stessi.

Qui c’è anche il bacio affettuoso di un padre a suo figlio.

Un abbraccio e un bacio sono una diffusione di bene, come quando il Sole cade progressivamente su un prato di primavera e tutte le margherite lo salutano.

Sono certo che fa bene anche a voi e che lo desiderate tutti e tutte.

Perciò vi propongo due esperienze.

La prima. Chiudetevi nella vostra stanza, tirate giù le tapparelle e spegnete le luci. Pensate a che cosa vorreste che sia curato dentro di voi: abbiate il coraggio di pensare qualcosa che vi fa male. Se non avete nulla di negativo, pensate a godervi un momento per voi. Lasciate perdere la paura di risultare melensi o la noia per le cose religiose. Siete solo voi, non vi vede nessuno, non deve saperlo nessuno. Mettetevi le cuffie e ascoltate questo canto (LINK).

La seconda è la festa. Non conosco video più bello da proporvi che quello di “Baciami ancora”(LINK). Ma dovete sapere la storia. Jovanotti ha chiesto agli attori e alle attrici del film di girare un video con i rispettivi coniugi o partner, dove semplicemente stanno insieme, fanno festa, si abbracciano e si baciano. Ne è uscita questa meraviglia. Aprite le finestre in un giorno di sole o uscite all’aperto in un prato. Mettetelo a tutto volume. Se non avete gli auricolari, non preoccupatevi di disturbare chi vi sta attorno: gli farete solo bene. Se volete ballate, se potete baciate chi amate.