Oggi (Under 20)

Tutta la settimana, pensando a cosa scrivervi, mi è ronzato in testa quell’ “oggi” (Lc 4,21), che Gesù dichiara come un tempo opportuno e prezioso da cogliere, fin dalla prima volta che insegna in sinagoga.

“Oggi” è una parola bellissima.

Lo faccio oggi. Sono felice oggi. Ti amo oggi.

Non aspetto domani.

“Oggi” è la parola che voglio consegnarvi oggi.

Il vostro tempo, la vostra vita, quello che provate, il vostro modo di sentire le cose è prezioso e va valorizzato adesso. Proprio ora, anche se la scuola è difficile. In questo periodo, anche se c’è la pandemia. Non attendete un momento migliore per dare alla vostra vita ciò che di buono e di bello potete darle oggi.

Quando avevo la vostra età ci entusiasmammo per un film che si intitola: “L’attimo fuggente”. Il motto era: “cogli l’attimo che fugge”. Faceva riferimento a un verso celeberrimo di Orazio che chi fa il liceo sicuramente conosce: “Carpe diem, quam minimum credula postero”. Ma la seconda parte non mi piace.

Questo “cogliere l’attimo” non è esattamente quello che intendeva Gesù. In questo c’è come la convinzione che il futuro sia un inganno, che devi prendere tutto subito, per evitare una fregatura.

Invece Gesù ha in mente un tempo pieno, che si dilata. Con l’aiuto di una mia amica professoressa, perciò, oggi correggiamo Orazio e diciamo: “Carpe diem, quam maximum credens postero”.

Vivete l’oggi e abbiate fiducia nel domani.

Don Davide




Il meglio (Under 20)

Vi ho sentiti in questi giorni: “Io sono positiva” … “Io sono in quarantena”. So che alcuni di voi hanno passato le vacanze isolati, saltando una sciata o la festa di Capodanno, che alla vostra età è irrinunciabile.

L’anno scorso di questi tempi c’era il coprifuoco (il coprifuoco!), quest’anno vi palleggiate il Covid tra fratellini, compagni di classe, parenti, amici e fidanzati… passandovi il test antigenico come il testimone in una staffetta.

Oggi scrivo per incoraggiarvi.

Voglio dirvi che nella maggioranza dei casi avete reagito alla grande, senza rassegnazione o paura, senza inutili intemperanze, non con rassegnazione, piuttosto con la pazienza del predatore che attende l’agguato. Siete stati bravi e per molti versi ammirevoli.

Se fosse capitato a me a 16 anni, in settimana bianca, avendo la possibilità di sciare coi miei amici o con la ragazza che mi piaceva (eh già, anch’io, prima di entrare in seminario, andavo a morosa… come si dice a Bologna)… e avessi dovuto chiudermi in camera per un cavolo di virus, magari stando benissimo… beh, non so cosa avrei fatto!

È il momento di riconoscervelo.

Sono stato ispirato dal vangelo di questa domenica: c’è una festa di nozze e non serve nessun super green pass, mascherina o distanziamento. E Gesù mostra un’apertura nelle cose che accadono, una breccia che permette di gustare il vino migliore, dopo averne già bevuto di buono. Come a dire: c’è un modo di stare nella vita dove le cose crescono, migliorano e quelle che si fanno dopo sono più belle di quelle di prima.

Quindi non abbiate paura di avere perso delle occasioni. Avrete tempo per fare tutto e l’esperienza che avete fatto vi permetterà di apprezzare un vino ancora più buono.

Mi piace questa idea che le cose belle ci stiano davanti nel corso dell’esistenza, perché voi che siete giovani vi godete la vostra età come la più bella di tutte, ed è entusiasmante che pensiate così.

In ogni caso, a dare retta a Gesù, voi ci guadagnate.

Perché siete giovani e la vita che vi sta davanti è lunga, quindi potrete vivere molte cose belle. Spesso si dice che “il meglio deve ancora venire”, ma sembra che il meglio lo possiate aspettare con le mani in mano, come imbambolati. Mi piace di più questa idea: “il meglio ve lo potete ancora costruire”. Sicuramente, Gesù ha in serbo per voi il vino migliore.

Don Davide




Un Maestro e gli apprendisti (Under 20)

Spero che le feste di Natale e le vostre vacanze siano andate bene, ma anche se sono state difficili, confido che vi abbiano portato un tesoro di esperienza e che vi abbiano fatto crescere per diventare le persone che volete essere.

Riprendiamo questo appuntamento con la voce dei profeti che consolano e incoraggiano.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto parole bellissime per voi.

Per il messaggio di fine anno, che era anche un lascito alla conclusione del suo mandato, è stato come il Maestro Yoda con Luke Skywalker, come Gandalf con Frodo, come Silente con Harry Potter.

Vi riporto per intero la parte che vi ha dedicato.

Sono stupende. Vale proprio dedicare un minuto per avere l’opportunità di leggerle.

“Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova.

I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani.

Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.”




Natale dal verso giusto (Under 20)

Come si prende il Natale dal verso giusto?

Per me il verso più giusto per il Natale è un’invocazione del profeta Isaia nella sua resa liturgica:

“Stillate, cieli, dall’alto
e le nubi facciano piovere il Giusto,
e germogli insieme la giustizia.”
(Is 45,8)

Mi piace il suo fascino enigmatico e misterioso. Stillare significa fare scendere goccia a goccia, ma anche distillare.

In Gesù bambino viene distillato un pezzo di Cielo purissimo, che cade sulla terra e, dove tocca, sboccia giustizia.

Io prego di incontrare Gesù e che mi renda giusto.

 

Qual è il verso giusto per il Natale, secondo voi?

Avete una frase che vi piace o una canzone preferita per vivere bene il Natale?

Scrivete la frase o il titolo della canzone nei messaggi della Storia di Instagram.

Ci aiuteremo a vivere il Natale dal verso giusto.




Toccati da un angelo (Under 20 testo+video)

C’è un’opera strepitosa – pensate, del XV secolo! – che raffigura l’Annunciazione a Maria, ma in cui l’angelo non si vede, perché la prospettiva è dal suo punto di vista e si ammira l’esitazione di Maria, la sorpresa, la meraviglia, l’indugiare e il suo gesto di allungare la mano, quasi a volerlo toccare.

In quel particolare il pittore, Antonello da Messina, ha voluto rappresentare la disponibilità di Maria, che si lascia coinvolgere nell’incredibile avventura che le propone l’angelo. Io l’ho vista dal vero, in una mostra, e vi assicuro che è ipnotica ed emozionante.

In quell’immagine c’è il senso di ciò che vi propongo oggi: lasciarvi coinvolgere.

L’ultima tappa prima del Natale è un forte invito a non rimanere indifferenti a quella presenza che vi può stravolgere la vita: come un tocco, come qualcuno che inaspettatamente ti prende per mano.

Un cosa concreta, da cui può scaturire tanto bene.

Ho pensato che magari Antonello da Messina non vi appassiona quanto a me. Allora, per spiegarmi meglio, vi propongo QUESTO CORTO.  Dura solo 3 minuti e se Antonello da Messina fosse vissuto in California nel XXI secolo, forse il suo capolavoro l’avrebbe reso così. 😉




Si può essere felici? (Under 20 testo+video)

La tappa della terza domenica d’Avvento ci pone questa domanda.

Francesco d’Assisi aveva preso molto sul serio due versetti del Nuovo Testamento: “Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto ancora: rallegratevi!” (Fil 4,4) e “Considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove” (Gc 1,2).

Solo a sentirli, viene da pensare che siano una follia. Come si fa?!

Eppure San Paolo, come se percepisse in anticipo le nostre obiezioni, conferma “ve lo ripeto ancora: rallegratevi!” e San Giacomo specifica che pensa proprio a “ogni sorta di prove”.

Sembra impossibile. Nonostante ciò,

tutti vorremmo essere sempre felici.

L’amico più caro di Francesco era Leone, un uomo meraviglioso per la sua bontà. Forse fu la sua compagnia, forse un’ispirazione… in ogni caso fu mentre camminava con lui che Francesco trovò la risposta:

“(…) Perciò, ascolta la conclusione, frate Leone. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo che Gesù concede ai suoi amici, la più grande è vincere se stessi e volentieri, per amore suo, affrontare tutte le difficoltà… in questo è la felicità perfetta.”

Ora pensate questo principio di fronte all’esame più difficile o a una gara che sembra impossibile. E poi pensatelo nella vita: vincere se stessi e affrontare le difficoltà, aiutati dall’amore di Cristo (vd. 2Cor 5,14);

chi afferra questa verità vive lieto e sereno.

Da quel momento in poi, infatti, in Francesco d’Assisi si radicò una felicità e una forza che nessuno poté sottrargli. E per dire quanto era grato a frate Leone e quanto gli voleva bene lo benedisse:

“Il Signore ti benedica e ti custodisca. Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace. Il Signore benedica te frate Leone.”

Queste parole hanno più di ottocento anni, ma sono indimenticabili, per la semplicità e la loro forza.

Sono state musicate da un genio e interpretate in maniera tenerissima dal Piccolo Coro dell’Antoniano: QUI.

Io le ripeto, oggi, per voi.

“Il Signore benedica te e ti custodisca. Si mostri a te e ti avvolga con la sua amicizia. Il Signore guardi proprio te e vivi in pace.”

Vi indico, inoltre, una “felicità” natalizia

prendete carta e penna; va bene un foglietto o il vostro taccuino preferito. Pensate tre persone che volete benedire e scrivete tre frasi di benedizione per ciascuna. Potete usare le stesse parole di San Francesco, oppure inventarvele voi, ma fatelo. Non vale farlo a mente. Scrivete, e poi senza bisogno che nessuno vi senta, benedite ad alta voce.

Perché chi è felice benedice. E chi benedice, impara ad essere felice.




Riparare il mondo (Under 20 testo+video)

“A 11 anni ho visto la casa della mia vicina sgretolarsi davanti ai miei occhi…”

Come ci si prepara a festeggiare un Natale che sia importante per la vita di tutti, della mia, della tua, di quella degli amici e delle amiche, e del mondo intero?

Costruendo un mondo nuovo.

Giovanni Battista dice che si accoglie la salvezza non stando con le mani in mano, ma mentre si ripara il mondo (Lc 3,5-6). E io lo trovo stupendo.

E mi ha fatto pensare alla poesia dal titolo “La nostra Terra” (Di Baladna in arabo), che Emtithal (Emi) Mahmoud, scienziata e poetessa, ha pronunciato all’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26).

Cominciamo a prepararci al Natale, fuori dalle solite convenzioni.




Settenario Under 20

Sette per settenari

(Compreso il titolo)

 

Ricomincia l’Avvento.

Sentite il silenzio.

Godetevi il tempo.

Amate gli amati.

Perdonate nemici.

Difendete le vite.

Risplendete di luci.

 




Morirò da Re (Under 20 testo+ video)

Cosa c’entrano i Måneskin?!

Il significato di questa loro canzone è: “Se muoio accanto a te, morirò da re”, oppure: “Accanto a te io muoio da re”. È il culmine di una dichiarazione d’amore folle e grintosa allo stesso tempo.

La domenica di Cristo Re, con altre parole, celebra la stessa dichiarazione d’amore di Gesù ad ogni uomo e ad ogni donna: accanto a te, per amore, morirò da re, anche se vengo ucciso sulla croce come un criminale.

È singolare che un gruppo travolgente come i Måneskin esprima spontaneamente il senso di una cosa universale e verissima: morire per amore è un atto regale, che trasforma una croce in un trono.

È un amore che salva e che ci fa capire cosa significa essere salvati. È un’emozione che tutti e tutte riconosciamo immediatamente, come dice Rose nella battuta finale di Titanic.

La canzone dei Måneskin, ovviamente, la sapete a memoria meglio di me. La scena di Titanic, se non l’avete vista o non ve la ricordate, la trovate QUI.

Ah, quasi dimenticavo, qualcuno mi deve l’iscrizione al canale Instagram della Parrocchia… 😉




Poveri, Vangelo e Gandalf il Bianco (Under 20 testo+video)

Oggi, per la Chiesa, è la Giornata mondiale dei Poveri.

L’ha voluta papa Francesco, cinque anni fa, perché non ci dimenticassimo di quasi tre miliardi di persone che vivono al limite della dignità umana.

“Povertà” è una parola controversa.

Ci fa pensare a un bisogno di giustizia e al desiderio di un mondo migliore, ma qui nella nostra società, abbiamo sempre la tentazione di pensare che chi è povero abbia delle sue responsabilità.

San Francesco piace a tutti, ma nessuno sceglierebbe di essere povero come lui.

Si tende piuttosto ad ammirare i ricchi, e la parola sobrietà ci mette a disagio, ci inquieta.

Eppure, al fondo delle manifestazioni sul clima, che anche in questi giorni si sono svolte a Glasgow e a Roma, e che trovano grande consenso in tutto il mondo giovanile, c’è il tema della povertà. Saranno i più poveri a subire in proporzione gli effetti più disastrosi dei cambiamenti climatici, ma non solo loro!

Celebrare la Giornata mondiale dei Poveri, imparare essere vicini, amici e fratelli dei poveri, significa risvegliare la nostra coscienza, prendere parte ai cavalieri della luce, in una lotta per la giustizia che sembra impossibile vincere, ma non lo è.

Mi è venuta in mente una scena de Il Signore degli Anelli, quando i pochi sopravvissuti guidati da Aragorn e Re Theoden, decidono di uscire dall’assedio del Fosso di Helm, all’alba. È il gesto estremo di chi si oppone con tutte le sue forze al male, rappresentato dagli orchi. In quel momento disperato, Gandalf il Bianco emerge dal monte. Sembra solo, ma con lui c’è un esercito del bene: pieno di giovani e di coraggio.

Il resto ve lo lascio guardare: QUI

Anche perché sono le immagini che mi evocano meglio la descrizione che fa Gesù nel Vangelo di oggi: un intervento clamoroso di Dio con i suoi angeli per ristabilire il bene e la giustizia.

Immaginatevi la scena vista al cinema davanti a uno schermo più grande della nostra chiesa, con la musica a trascinarti dentro a quella cavalcata dove la Luce arriva ancora prima dei suoi testimoni. Ce n’è abbastanza per pensare e per divertirsi.

Don Davide