Se sapete ciò che fate… (per gli Under 20)

Sentiamo Gesù che dice: “Ascoltate e comprendete bene” e pensiamo che si voglia imporre, senza diritto, sulla nostra vita. Forse, ai più ribelli viene da pensare: “Ma cosa vuole questo? Perché dovrei dargli retta?!”.

Eppure, scopriamo che Gesù valorizza il bisogno di autenticità delle persone che lo circondano, ed è convinto che proprio la ricerca dell’autenticità porti ogni giovane alla sua unità e integrità.

Con un capolavoro di amicizia, Gesù inverte le prospettive e si avvicina a ciascuno e ciascuna di voi: mentre per alcuni, la ricerca di autenticità dei giovani appare una cosa eccentrica, Gesù afferma che è proprio quella che vi farà conquistare voi stessi.

L’importante è che siate consapevoli di ciò che state facendo. Se sapete ciò che fate… beati voi!




…quella felicità (per gli Under 20)

Voglio consegnare una piccola riflessione a voi ragazze e ragazzi, diciamo dalle medie ai vent’anni, amichevolmente. Non è detto che siano sempre poche righe, potrebbe essere un video o un post sui canali social della Parrocchia… Stay tuned!

Per questa settimana, mi colpisce che Pietro non voglia rinunciare a Gesù e gli dica: “Gesù, dove vuoi che andiamo? Tu dici qualcosa che ci rende felici!”. (Ok, ho tradotto per attualizzare, ma il senso è questo!). Noi, adulti e credenti, non siamo sempre stati capaci di mostrare questo legame tra Gesù e la felicità. Alcune volte, magari, abbiamo parlato più di impegno, di morale o, peggio, di divieti.

Per quanto mi riguarda, mi propongo di migliorare. Vorrei che ciascuna e ciascuno di voi possa scoprire che cosa c’entra Gesù con la felicità, quella che ti fa cantare le tue canzoni preferite al sole d’estate, o che vuoi immortalare con la storia più bella che tu riesca a creare. È quella felicità semplice che ho in mente, e anche quella dei traguardi più belli.

Mi basta sapervi su quella strada, ma – se avete voglia – fatemi sapere se ci siete o se c’è stato qualche impiccio.

Don Davide




Grandi e gentili

Nelle letture di oggi ammiriamo il Signore della Creazione, che mette un argine ai flutti del mare e che intima al vento di cessare e alla tempesta di calmarsi.

Queste prime due settimane di Estate Ragazzi – la prima solo con gli animatori, la seconda anche con i bambini – sono state esattamente come dice la liturgia di questa domenica. È stato proprio come vedere il Signore della Creazione che, attraverso i ragazzi, diceva all’epidemia: “Taci, calmati!” (Mc 4,39).

Non nel senso che siano passati tutti i pericoli o che non bisogna più tenere alta la guardia contro la possibilità di contagio… ma nel senso che è stato come vedere un forte argine alle forze negative dell’epidemia, mentre si riaffermava la vitalità dei bimbi e dei giovani animatori.

C’è stato, forse, nei mesi passati un momento in cui si pensava: “Maestro, non ti importa che siamo perduti?” (Mc 4,38), sia per la paura di ammalarsi, sia perché sembrava paralizzata la pastorale e appesantita ogni possibilità di incontro e di edificazione fiduciosa.

Invece, grazie alla tenacia iniziale di Alice e Francesca, che hanno scelto con caparbietà di radunare un gruppetto di coordinatori, unitamente alla disponibilità di tempo e all’esperienza di Michele e Suor Aurora e alla collaborazione di Laura e Silvia, sono stati attivati i responsabili degli animatori e tutti loro insieme hanno dato vita a un’esperienza che – nel vero senso della parola – è stata come una boccata di ossigeno dopo il soffocamento di questa epidemia.

Inoltre, è stata ancora più sorprendente di una normale Estate Ragazzi, perché le limitazioni imposte ci hanno permesso di ritrovare il vero senso pastorale di questa iniziativa.

Il numero non tanto elevato di bambini, il momento del pranzo riservato agli animatori e le iniziative per loro nel pomeriggio e, soprattutto, la prima settimana di preparazione fatta con calma e serietà dopo la scuola per preparare al meglio le attività dei piccoli, ci hanno fatto capire meglio che il nostro obiettivo non deve essere di avere il numero più grande possibile, a costo di non riuscire a fare una proposta di valore, e col rischio di esaurire le energie dei ragazzi. L’obiettivo pastorale dell’Estate Ragazzi, invece, deve essere offrire un’esperienza di comunità piena di cura ai bimbi e del tempo di qualità per coltivare la relazione con gli adolescenti animatori.

Da questa impostazione non torneremo più indietro e spero che tutta la parrocchia diventi consapevole che queste sono le scelte che devono guidare l’edificazione della nostra comunità, non dei presunti atti di servizio al limite dell’eroismo, che però non favoriscono la qualità della proposta formativa e la cura (anche in termini di tempo dedicato) che dobbiamo ai più giovani, non solo ai bambini.

Siamo soltanto al giro di boa. Ci aspetta un’altra settimana, in cui speriamo che tutto continui a procedere al meglio, ma anche se dovesse esserci qualche inconveniente, non negherebbe la bellezza di quanto fatto finora e la fiducia che grazie ai ragazzi abbiamo ritrovato e che possiamo continuare ad avere.

Queste righe, cari coordinatori e coordinatrici, responsabili, animatori e animatrici sono esplicitamente un omaggio per voi. Probabilmente, il Grande Gigante Gentile ha soffiato nelle vostre vite un sogno che nemmeno osavate sperare. Tutta la comunità vi ringrazia per il vostro impegno e perché, anche senza pensarci e forse senza saperlo, siete stati grandi e gentili e avete messo un argine all’epidemia, molto più potente di qualunque vaccino.

Don Davide




Tre saluti

Il saluto

Le preghiere a Maria iniziano con un “saluto”: in latino ave, salve, gaude, laetare… Questi giorni di preghiera alla B.V. della Salute mi fanno pensare al desiderio e al bisogno di salutarsi, non solo come gesto di buona educazione, ma soprattutto come segno di incontro. Da una parte c’è voglia di incontrarsi, dall’altra sperimentiamo tutti la fatica di riattivare dinamiche che in questi mesi avevamo dovuto necessariamente abbandonare, come quelle di venire agli appuntamenti e partecipare ai momenti di riflessione e di formazione insieme. La fatica è data dal fatto di osservare che le cose possono iniziare, ma non ancora liberamente, che l’ombra della pandemia si è allungata sulla nostra vita e sembra non togliere quel fastidio e quella percezione di minaccia che ci hanno afflitto in questi mesi.

A Maria, così graziosamente esperta di saluti, affidiamo questi momenti di incontro, soprattutto il primo attimo, quello in cui ci si rivede, ci si avvicina, ci si sorride in modo che il sorriso possa essere percepito dagli occhi, perché la ricca espressione del volto è nascosta dalla mascherina, e così ci si accoglie. È un piccolo ricominciamento quanto mai prezioso, che ci deve fare percepire l’opportunità del momento, la grazia offerta in ogni incontro.

Altre due “saluti”

Giocando con le parole (consapevole di forzare la lingua italiana) ci sono almeno altre due “saluti” che vorrei considerare, in questa festa della B.V. della Salute.

 

La salute spirituale

Abbiamo pregato tantissimo, in questa pandemia, per la salute del corpo, ed è stato quanto mai necessario. Vorremmo affidare a Maria anche la salute dell’anima: ossia la possibilità di avere cura non solo del corpo biologico, ma anche del nostro corpo spirituale, del nostro essere persona.

Consegno due piccole regole, per coltivare quest’altra “salute”:

1)Praticare la gratitudine consapevolmente. Prendersi qualche momento, nella settimana, per ringraziare: concretamente, suggerisco di (I) venire a fare una preghiera in chiesa, (II) di ringraziare una persona che se lo è meritato, (III) di scrivere su un quaderno quattro o cinque motivi molto concreti per cui io posso essere grato, in questo periodo. Queste tre cose, una volta alla settimana, richiedono meno di cinque minuti e operano benefici per una vita intera.

2)Avere una piccola lettura spirituale. Può essere l’appuntamento con questa rubrica settimanale, oppure il commento alle letture del giorno con uno dei tanti sussidi che esistono, oppure un bel libretto… che potrebbe farvi compagnia in estate, accanto al vostro romanzo preferito!

 

Lo stato di salute della Chiesa

C’è, infine, una cosa ben più preoccupante, una pandemia molto più difficile da sconfiggere. È il virus che colpisce la fede, rende difficile credere, fa sentire la vita ecclesiale come asfittica e, soprattutto, le nuove generazioni dalla vita cristiana, quasi come se fosse inconciliabile con la loro giovane e bella età. Ma non dobbiamo crederci! È la distorsione del virus che provoca queste cose! Come i polmoni sono fatti per respirare, così la vita cristiana è fatta per i giovani… perché la fede rinnova il mondo e lo Spirito lo ringiovanisce, quindi se non si trova questa corrispondenza è perché noi non siamo abbastanza coerenti. Ricordiamo che il Risorto, nelle catacombe dei primi cristiani, è rappresentato come un giovane!

Chiediamo a Maria, quindi, anche la salute della Chiesa e della pastorale. Invito tutti voi, in modo particolare i responsabili, a pensare con coraggio, quest’estate, a come vivere la pastorale in modo ancora più evangelico e bello, perché la nostra comunità cresca, sia piena di giovani e sia un luogo dove si condivide la fede volentieri.

Don Davide




Rebecca e l’Ascensione

In settimana sono passato davanti a un bar alle 18 dove un gruppo di giovani stava facendo aperitivo. Sembravano minorenni, ma questo non coincideva con lo spritz che ciascuno aveva davanti a sé, e parevano sereni e senza tipizzazioni eccessive. Nell’istante di passargli accanto ho intercettato l’unica ragazza presente che diceva: “Cioè, il giorno del tuo compleanno devi bere fino a ubriacarti, questo è fisso. Poi se sei da sola o in compagnia non fa differenza…”

Chiameremo questa ragazza Rebecca.

Io stavo pensando a cosa avrei potuto scrivere per questa Domenica dell’Ascensione e mi sono chiesto: perché Rebecca pensa che ci sia gusto a ubriacarsi, magari anche da sola? Oppure: che cosa cerca, o viceversa, che cosa vuole nascondere?

Non voglio fare il paternalista, ma non posso fare a mano di ritenere che sia un pensiero non elevato. Non voglio giudicare, sto solo raccontando quello che ho ascoltato e la mia reazione emotiva e mi chiedo: come possiamo fare ad “elevare” la nostra vita?

Gesù che “sale” al cielo è una specie di metafora: il messaggio è che Gesù trascende questo mondo, attratto dall’amore del Padre e trasformato dallo Spirito Santo.

Con tutta la sua umanità, Gesù porta la nostra umanità nel regno di Dio. Questo avvenimento è certamente una grazia e un dono di Dio, ma non per questo deve farci stare con le mani in mano o imbambolati a “guardare il cielo” (cf. At 1,11)… Tutto ciò che Gesù ha compiuto, con la sua umanità, è per darci il potere di realizzarlo nella nostra.

Infatti, il mandato Signore ai discepoli è di compiere le sue opere prodigiose attraverso la fede e di farne “di più grandi” (Gv 14,12).

Sta a noi, dunque, accogliere questo dono ed elevarci.

Henry David Thoreau scrisse: “Non conosco nessun fatto più incoraggiante che l’indubbia abilità degli esseri umani ad elevare la propria vita attraverso un impegno consapevole”.

Scrivevo, prima, che Gesù si è elevato nel mondo di Dio, nel reame del divino, per elevarci verso di lui. Elevarsi, per elevare: questo è anche il nostro compito.

Ci sono quattro regni interiori che possiamo elevare: il regno spirituale, il regno dell’anima, il regno corporeo e il regno della nostra mente.

Siamo chiamati ad elevare questi regni interiori con un impegno consapevole. L’amore del Padre ci chiama e ci sospinge, lo Spirito non ci abbandonerà in questo proposito.

Allora, cara Rebecca,

senza biasimo né giudizio, ti auguro di potere fuggire dalla tentazione di trangugiare il vino per stordirti, ma di imparare a gustare la bellezza di riconoscerne i profumi, di rimanere incantata dai riflessi del suo colore rubino, ambrato, rosa o giallo paglierino e di sapere distinguere al primo sorso un Franciacorta da un Valdobbiadene.

Sarei felice se potrai brindare in compagnia, mentre festeggi la tua Maturità o la tua Laurea, o sorseggiarlo nel tuo posto preferito in compagnia della persona che deciderai di amare; e – se ti troverai a bere un calice da sola – spero che tu voglia farlo con un bel libro, ascoltando la tua musica preferita, o semplicemente apprezzando il silenzio e ammirando il panorama che prediligi.

Tutto ciò che vuoi, cara Rebecca, purché ti elevi e non ti abbassi.

Don Davide




Padre Marella e una lettera per i ragazzi

«Perché andare a cercare altri santi, quando ne abbiamo uno qui a Bologna?» diceva sempre mio nonno, quando gli proponevano dei pellegrinaggi da qualche parte.

Parlava di padre Marella, e questa frase in casa nostra è passata da una generazione all’altra: prima l’ha imparata mia mamma, fin da quando era piccolina, di conseguenza anche i miei fratelli e io.

Per mio nonno padre Marella era un tale santo che quasi esauriva tutta la ricerca di modelli da imitare: come se non ci fosse bisogno di altro. E non c’era volta che mia nonna passasse all’angolo di via degli Orefici, senza mettere un’offerta nel famoso cappello. Anche dopo, quando padre Marella non c’era più e c’erano i suoi successori; al punto che persino a me – che sono nato 18 anni dopo la sua morte – sembra di averlo conosciuto, perché ripetevo quel gesto con la mia nonna.

Ma padre Marella non era solo il prete stravagante, fermo per ore a chiedere l’elemosina col suo cappello in quel cantuccio del Quadrilatero bolognese, come lo ritrae la sua foto più celebre. Quell’uomo era anche un esperto di diritto, un pedagogista e un filosofo.

Quando scoprii che padre Marella era stato un filosofo e professore del Liceo Minghetti rimasi esterrefatto. Quel vecchietto barbuto che sembrava un mendicante era, in realtà, una mente sopraffina e un visionario della pedagogia. «Ma allora, perché faceva il mendicante?!». Fu così che imparai che non chiedeva l’elemosina per sé, ma scuoteva la coscienza dei bolognesi, ed era amico dei poveri e un padre per i ragazzi e i giovani di Bologna. Lo ha sempre fatto nel nome di Gesù.

Questa scoperta che ha attraversato le generazioni di famiglia, mi ha spinto a scrivere un pensiero proprio a voi, ragazzi e giovani.

Padre Marella, infatti, ha per così dire iniziato la sua carriera da santo proprio attraverso l’educazione dei ragazzi e dei giovani. Era un antesignano e un profeta. Credeva fermamente nella formazione della coscienza, nel suo primato e – di conseguenza – nella libertà personale, quando ancora prevaleva l’idea che i giovani dovessero solo obbedire. Pensate cosa avrebbe potuto rappresentare questo – se fosse stato preso ancora più sul serio – di fronte ai drammi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale! Per rimanere fedele a questi principi che insegnava e testimoniava ha accettato di pagare di persona, ingiustamente, per sedici anni.

Cosa voglio dirvi, allora, in questo giorno in cui lui viene proclamato esempio di vita cristiana nella piazza della nostra città? Che la beatificazione di padre Marella non è solo una roba per gli anziani che l’hanno conosciuto. Non è una cosa come le tante che non vi riguardano.

La giornata di oggi è come una stele issata in mezzo a Piazza Maggiore che vi ricorda questi tre passaggi fondamentali per la vostra esistenza.

1)La vostra coscienza è la cosa più preziosa che avete. Questa misteriosa sensibilità di sintesi tra le esperienze, quello che capiamo e quello che sentiamo che si chiama appunto “coscienza” va formata: va nutrita ogni giorno come il vostro organismo, va allenata con metodo come i vostri muscoli, bisogna cercare la perfezione come nelle vostre storie Instagram o nei video di Tik Tok che vogliono più follower.

2)La coscienza ben formata – non quella che si fa imbambolare da qualunque imbecille – ha un primato che nessuno le può togliere. È la via per essere padroni della vostra vita. Non è vero che siamo per forza condizionati; è vero, piuttosto, che pochi si curano di avere una coscienza forte e ben formata, capace di decidere e di orientare consapevolmente la propria esistenza.

3)Non c’è cosa più preziosa, per Dio e per ogni persona seria, che uomini e donne liberi. Ma la libertà, quella vera, quella di amare, di servire, di rendere gli altri migliori mentre allo stesso tempo si edifica il proprio cammino, è ancora una volta frutto di un grande lavoro su se stessi, sulla propria coscienza e sui propri comportamenti.

Ricapitolando, il giorno di padre Marella vi riconsegna queste tre cose: la coscienza, la formazione, la libertà. Abbiatene cura. Coltivare la fede cristiana vi aiuterà a farlo.

E se non credete che quel vecchio mendicante col cappello in mano fosse davvero così e avesse la grande cura per i ragazzi di cui vi ho parlato… beh, chiedetelo a uno di loro.

Uno di quelli che padre Marella ha cresciuto, che ha accompagnato nei passi importanti della vita e che è diventato anche suo vero amico lo conoscete: è don Valeriano.

Con amicizia,

d. Davide




“Discepolimissionari” dello Spirito

La solennità di Pentecoste porta a compimento quest’anno intensissimo per la Chiesa di Bologna, che è stato proprio guidato dal desiderio di lasciarci ispirare e condurre dallo Spirito Santo per rendere la nostra Chiesa sempre più conforme alla volontà di Dio. 

Il vescovo ci aveva affidato l’icona della Pentecoste per rispondere alla vocazione di essere chiesa in uscita, chiesa missionaria e anzi, noi tutti discepolimissionari. Per sentire, cioè, di nuovo la responsabilità urgentissima di essere una comunità cristiana vitale e che porti il primo annuncio del Vangelo a tutti.

Accanto ai bimbi della nostra comunità, abbiamo cercato di tradurre questa indicazione nello slogan: “Ci provo gusto!” esprimendo così il desiderio di vivere la nostra fede con passione e in modo piacevole. I momenti belli sono stati tanti e ci proponiamo di continuare ad arricchirci vicendevolmente con l’entusiasmo di tracciare una rotta per i più piccoli. 

Abbiamo vissuto l’inizio delle Zone Pastorali, che compiranno un anno il 1 luglio 2019: compleanno assolutamente da festeggiare! Nella Zona è sorto il desiderio di convocare nuovamente i giovani in un cammino di formazione e di esperienza cristiana a maglie allargate, dopo che quest’anno è stato un anno di transizione, perché i loro educatori “storici” hanno iniziato percorsi di vita nuovi e c’è stato bisogno di pensare e di discernere cosa potesse essere opportuno fare. 

Sono state tante le famiglie giovani che si sono avvicinate alla nostra parrocchia per chiedere il Battesimo e va fatto un vero e proprio monumento al gruppo incaricato per la catechesi battesimale, che hanno saputo interpretare a nome di tutti quello stile di accoglienza e di famigliarità che spesso è la prima interfaccia per chi incontra una comunità cristiana. 

Su questo saremo chiamati a lavorare ancora di più l’anno prossimo, perché il cammino della Chiesa di Bologna si concentrerà sull’Iniziazione Cristiana e su come la Chiesa, attraverso l’annuncio, genera alla fede. 

È un’esperienza che continua: incontriamo tanti adulti che chiedono la Cresima, giovani fidanzati che si appassionano durante gli incontri in preparazione al loro Matrimonio e altre persone che, nonostante tutto, riprendono un cammino di fede. 

È la conferma che siamo chiamati ancora ad ascoltare lo Spirito profondamente, perché l’ispirazione del Signore soffia dove vuole ed è potente, e noi – come discepolimissionari – abbiamo l’onere e l’onore di rendere l’amore del Signore riconoscibile e vicino a tutti. 

Don Davide 




L’Assemblea di Zona

Zona PastoraleGesù sa che a lui e ai discepoli spetta un lungo cammino per poter sperimentare la Pasqua, perciò – attratto dall’amore del Padre – sale sul monte, per essere il più possibile in sintonia con lui. La trasfigurazione è un regalo di Dio, un anticipo della resurrezione offerto ai discepoli, perché siano istruiti su quale sia il traguardo e si sentano incoraggiati nella fede.

Mi piacerebbe che potessimo pensare alla prima Assemblea di Zona, che si terrà questa Domenica pomeriggio (17 marzo, ore 16, presso la Parrocchia S. Caterina di Saragozza) come a una piccola esperienza di trasfigurazione “pastorale”.

È l’amore del Padre che ci chiama a metterci in ascolto della voce dello Spirito Santo e gli uni gli altri, perché vuole che la Chiesa viva del contributo di tutti. In questo momento di partecipazione condivisa, preparato fra le varie parrocchie con semplicità, ma soprattutto con tanta amicizia ed entusiasmo, abbiamo un piccolo anticipo di cosa sarà – e dovrà essere – la Chiesa del futuro. Siamo certamente anche istruiti su quale sia la meta del nostro cammino: quella comunione che permetta di trovare un modo adeguato di vivere la fede anche per gli anni a venire e così di essere più autentici testimoni del Risorto.

Nell’invitare alla partecipazione, quindi, mi rivolgo soprattutto ai giovani. Ciò che è in gioco, a partire dall’Assemblea di Zona, non è qualcosa che riguardi solo i prossimi cinque anni, tale da fare pensare che interessi quella popolazione anziana che ormai costituisce quasi esclusivamente la presenza ecclesiale. In realtà, qui si iniziano a porre le basi e le premesse della Chiesa del futuro, dell’assetto delle parrocchie, del territorio ecclesiale e della pastorale per i prossimi venti/trent’anni, forse anche di più. Qui c’è in gioco la Chiesa che voi ragazzi e giovani di oggi, abiterete da adulti protagonisti, forse da genitori; in ogni caso sarà la vostra Chiesa.

Bisogna essere consapevoli di questo: se ci sarete voi, giovani, nella Chiesa del futuro, la Chiesa esisterà. Altrimenti potrebbe anche scomparire.

Dall’Assemblea di Zona di questa domenica, idealmente tracciamo un ponte verso l’appuntamento della Festa dell’Incontro di domenica prossima: l’occasione di stare insieme in amicizia e condivisione con le persone e le famiglie che come parrocchia aiutiamo stabilmente, attraverso la preziosissima opera della San Vincenzo e della Caritas.

Anche in questo capiamo il significato della trasfigurazione: un momento di rivelazione in cui la Chiesa appare per quello che è: il corpo di Cristo, al quale partecipano tutti, senza esclusi.

In questo itinerario quaresimale, che condividiamo con la nostra comunità parrocchiale e con le altre parrocchie, il Signore ci guida, ci purifica e ci istruisce perché ogni nostro passo sia un avvicinarci ad aprire il cuore alla resurrezione di Gesù e ad esserne autentici testimoni con il nostro Battesimo.

Don Davide




I bimbi e i giovani

«Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò» (Mc 10,10). Questa breve citazione del Vangelo ci ricorda che al di là del politicamente corretto, accogliere i bambini non è facile. Tanto meno lo era al tempo di Gesù. La formula è fortissima: Gesù si indignò dell’atteggiamento dei discepoli. 

Questa settimana ricominciamo il catechismo: speriamo non solo che Gesù non si indigni, ma che anzi sia orgoglioso di noi. I bimbi sono allegri e adorabili per tanti aspetti, ma al catechismo sono anche tanti, chiassosi, a volte stanchi. Noi ci proponiamo di fare in modo che il tocco di Gesù raggiunga comunque tutti, che nessuno sia impedito di andare da lui. 

Chiedo, in questo, l’alleanza di tutta la comunità, la complicità delle famiglie, la stima, l’amicizia e la vicinanza per tutti i catechisti, la preghiera di tutti. Sappiate che c’è molto bisogno, perché da noi si verifica questo strano fenomeno: i bimbi aumentano e i catechisti diminuiscono! 

 Domenica scorsa è iniziato anche il cosiddetto Sinodo dei Giovani a Roma, in Vaticano. Anche il nostro vescovo Matteo è stato chiamato dal papa a partecipare. 

Le letture di oggi ci propongono un modello di uomo e di donna che, paradossalmente non è ancora stato raggiunto. Prima ancora di pensare alla dimensione coniugale, infatti, questi testi ci parlano di uomo e donna come costitutivi dell’essere umano. Pienamente uguali nello statuto esistenziale e nei diritti, diversi nella ricchezza della varietà, talvolta complementari. 

Vorrei augurare a tutte le giovani e i giovani, perciò, di diventare donne complete e uomini integri. Se penso a un sogno per ciascun giovane è che oggi si goda la sua giovinezza, in tutte le cose positive che esprime e con tutti i valori che rappresenta, ma che poi sappia essere pienamente donna o uomo adulto. 

E che abbia qualcuno che faccia strada senza sbarrarla, qualcuno che possa essere di esempio senza invidia o volontà di potenza. 

 

Signore Gesù, 

che hai voluto i piccoli con te, 

hai amato i giovani fissando su di loro il tuo sguardo 

e hai riconosciuto le donne; 

per questa preghiera, 

effondi lo Spirito Santo 

sui bimbi, sui giovani e le giovani, 

perché possano fare splendere il mondo 

del tuo amore, 

con la loro umanità. 

Concedi ad ogni adulto 

di stimare i giovani, 

di seguirli, accompagnarli, stare loro affianco 

senza ingombrare lo spazio, 

e di essere così testimoni trasparenti 

della libertà che Dio Padre 

ha voluto per loro. 

Amen. 

 

Don Davide




Lettera agli studenti

La vostra scuola per diventare gli uomini e le donne che sarete

Settembre 2018 

Cari bambine e bambini, ragazze e ragazzi, 

inizia un nuovo anno scolastico, una nuova tappa fondamentale della vostra vita e degli uomini e donne che sarete. 

Sì, perché a questo serve la scuola: attraverso lo studio e la conoscenza diventerete buoni cittadini e anno dopo anno scoprirete con l’aiuto dei vostri insegnanti quale sia la strada per la vostra vita, ciò che vi appassiona ed esalta i talenti che il Signore vi ha donato. 

Ritroverete i vostri amici o ne conoscerete di nuovi, il cui ricordo vi accompagnerà per sempre.  

Scoprirete che il progresso è fatto di tanti piccoli passi che altri uomini e donne, prima di voi, hanno conquistato attraverso applicazione, sacrifici e impegno. 

Con lo studio della Storia, conoscerete le conquiste dell’umanità, ma anche gli orrori commessi nel passato, per tenere sempre gli occhi bene aperti sul presente. 

Ho sempre ammirato le maestre e i maestri della scuola primaria. Il primo anno accolgono bambini completamente diversi: c’è chi sa già leggere e scrivere, chi sa solo disegnare e chi non parla neppure l’Italiano. Ma arrivati a Natale, quelle bambine e bambini così diversi sono diventati una classe e tutti sanno leggere e scrivere! Dunque amateli i vostri insegnanti, anche se ogni tanto vi fanno penare… sono lì per tirare fuori il meglio che c’è in ciascuno di voi! 

Nelle gioie e nelle fatiche sappiate che questa Comunità parrocchiale è al vostro fianco con il sostegno prezioso di Don Davide, dei catechisti e degli educatori, e che siete nelle preghiere di tutti noi. 

Buon anno scolastico a tutte e tutti! 

 Francesca Puglisi 

a nome di tutta la Comunità parrocchiale 

Inizio anno scolastico