Abitati da Dio

Se leggiamo nei libri di storia o negli annali, troveremo il racconto delle guerre e della modifica dei territori legati al potere di chi governava e le cronache di come le condizioni economiche hanno inciso sulla vita pubblica e sociale, il disagio dei poveri, insieme ai grandi eventi atmosferici o situazioni come le malattie o qualche altra disgrazia; in alcuni casi scopriremo chi ha vinto il premio Nobel, qualche fondamentale scoperta scientifica o, più popolarmente, chi ha vinto i Mondiali di Calcio come riscatto di un popolo o qualche altra impresa sportiva… ed è esattamente quello che è accaduto anche nel 2022 se lo guardiamo macroscopicamente, perché il tempo è così. Percepiamo una saggezza disillusa nel libro del Qoelet che descrive questa situazione: “Non c’è niente di nuovo sotto il sole, gira e rigira il vento coi suoi giri. Tutto è vano” (cf. Qo 1,1-11).

Certamente però, in questo 2022, nascosti agli occhi dei grandi eventi, ci sono stati momenti straordinariamente felice e affettuosi e, per qualcuno, momenti terribilmente tristi e dolorosi; anche queste cose si ripetono con una certa ciclicità, di cui

la sapienza cristiana suggerisce di apprezzare le cose belle,

di goderne il più possibile appieno con la consapevolezza che possono presto lasciare il passo alle cose dell’altro segno.

Però, differentemente da quello che si può osservare con uno sguardo solamente umano, il nostro spirito sa che tutto questo tempo è abitato da Dio e, se lo scrutiamo spiritualmente, leggiamo la fedeltà di Dio che mi ha fatto grazia con la sua visita.

In questo giorno celebriamo Maria, Madre di Dio. Nella sua espressione paradossale questo titolo ci ricorda che

tutte le volte che ci rivolgiamo a Maria, Dio viene generato in noi,

possiamo riconoscerne appunto la sua presenza e ricordare che il nostro tempo e la nostra vita, se vogliamo, possono essere abitati da Dio.

Don Davide




Un invito particolare (Under 20 testo+audio)

L’articolo è un po’ lungo, ma se preferisci ascolta il podcast.

 

Solo a sentirlo, il termine Ottavario sembra una parola usata dalla mia bisnonna, figuriamoci per voi.

E poi cosa avrei – io, don Davide – e cosa avremmo – noi, parrocchia – da proporvi?

Pregare il Rosario, ascoltare una riflessione, fare un omaggio all’immagine di Maria.

Fa quasi ridere, a pensarlo.

Mi ricordo perfettamente quando il mio parroco propose a noi ragazzi di andare al Rosario del mese di maggio. Le parole noia, fatica e svogliatezza facevano rima con questo invito. Alla fine, una sera decisi di tentare e non fu poi così male.

Da allora, il Rosario è per me è una preghiera importante, umile, affettuosa, paziente, preziosa per le cose che contano.

Senza troppi giri di parole, quindi, vorrei invitarti, se stai leggendo o ascoltando, un tardo pomeriggio di questi otto, a venire.

“A fare che?!”, direte voi, e immagino i sorrisini come a dire: don Davide e la parrocchia sono diventati matti!

“A pregare.”

A pregare, ad esempio, perché tu abbia le forze e la determinazione di impegnarti per la tua promozione. A chiedere di poter migliorare quel tuo difetto. A consegnare una difficoltà per sentire consolazione.

A pregare per la pace.

Oppure, per ringraziare, perché è un periodo speciale della tua vita.

Forse senti il bisogno di affidare la tua famiglia, quell’amicizia importante o quella persona che sta male.

Potresti pregare per il tuo ragazzo o la tua ragazza, per il vostro amore, perché sia una storia bella e che duri tanto.

A Maria si affidano queste cose concrete, così la preghiera è incisiva perché riguarda la vita vera.

Prima di liquidare la mia proposta, dovreste vedere quante persone passando davanti all’immagine della Madonna della Salute tutti i giorni. E non sono creduloni. È gente seria e sono persone in gamba, che magari ogni giorno pregano per i propri figli e figlie, pensano un momento ai colleghi e alle colleghe che incontreranno, affidano i e le pazienti che dovranno accudire, o semplicemente cercano di imparare ad essere migliori, uomini e donne di pace.

Ti svelo un segreto: puoi partecipare all’Ottavario di tua iniziativa.

Il consiglio è di sceglierlo tu. Non c’è bisogno di metterti d’accordo con qualcuno per venire. Non c’è bisogno che giustifichi il fatto che lo fai o che lo dici in giro. Basta che decidi quando e per cosa vuoi pregare.

Dal canto mio, ti prometto che se ti vedo in chiesa, non mi strapperò i capelli dalla meraviglia, non ti dirò: “Ommioddio! Wow! C’è un giovane in chiesa! C’è una ragazza al rosario!”. Non ti chiederò di venire più avanti, di leggere o di fare qualcosa. Insomma, non ti stresserò la vita. Magari ti saluterò, se riesco, ma del resto ti lascerò in pace.

E ti assicuro che sarà un incontro speciale tra te e Maria.

Perché Maria è tanto importante? Beh, non saprei esprimerlo meglio e più brevemente, che con queste parole tenerissime e piene di mistero, che ho letto in un libro, che ti lascio e con le quali spero di averti convinto:

“Chi potrebbe credermi? Ho un bambino dentro, un bambino che non so spiegare e che non spiegherò.”

(da Myriam di Silvia Vecchini)

Don Davide




A Maria

Iniziamo con questa domenica l’Ottavario di preghiera alla B.V. della Salute, immagine di Maria amatissima nella nostra parrocchia e tanto venerata.

Davvero, si rimane stupiti della fede e della devozione con cui si scorgono tante persone pregare in quella cappellina, accendere una candela e parlare a tu per tu con Maria.

Lì si elevano le suppliche più accorate e le preghiere più tenere.

Viste e toccate con mano alcune emergenze, quest’anno – insieme alla preghiera del Rosario e all’omaggio alla Madonna – ascolteremo ogni giorno uno spunto di riflessione molto concreto su parole importanti.

Ci fa bene starci sopra, aiutarci, condividere davanti a Maria la necessità di quelle grandi parole e come possiamo, in qualche modo, farle nostre.

È urgente, tra le altre cose, pregare per la pace.

Riconosciamo, in più, un’occasione preziosa, perché abbiamo l’opportunità di iniziare il mese di maggio con la preghiera dell’Ottavario e di concluderlo con la vista annuale della B.V. di S. Luca in città.

Così il mese di maggio è un tempo speciale che ci è donato per affidarci a Maria, per chiedere la sua intercessione, per dialogare a tu per tu con lei.

Perché è così importante pregare Maria?

Intanto, perché con lei possiamo trovare una confidenza che difficilmente ci è concessa con chiunque altro. Ma, soprattutto, perché da quando l’angelo le ha dato l’annuncio della sua gravidanza, sappiamo che è iniziato un tempo speciale nel lungo giorno della Creazione, sappiamo che con Gesù è iniziato il Tempo della Misericordia.

Don Davide




Tre saluti

Il saluto

Le preghiere a Maria iniziano con un “saluto”: in latino ave, salve, gaude, laetare… Questi giorni di preghiera alla B.V. della Salute mi fanno pensare al desiderio e al bisogno di salutarsi, non solo come gesto di buona educazione, ma soprattutto come segno di incontro. Da una parte c’è voglia di incontrarsi, dall’altra sperimentiamo tutti la fatica di riattivare dinamiche che in questi mesi avevamo dovuto necessariamente abbandonare, come quelle di venire agli appuntamenti e partecipare ai momenti di riflessione e di formazione insieme. La fatica è data dal fatto di osservare che le cose possono iniziare, ma non ancora liberamente, che l’ombra della pandemia si è allungata sulla nostra vita e sembra non togliere quel fastidio e quella percezione di minaccia che ci hanno afflitto in questi mesi.

A Maria, così graziosamente esperta di saluti, affidiamo questi momenti di incontro, soprattutto il primo attimo, quello in cui ci si rivede, ci si avvicina, ci si sorride in modo che il sorriso possa essere percepito dagli occhi, perché la ricca espressione del volto è nascosta dalla mascherina, e così ci si accoglie. È un piccolo ricominciamento quanto mai prezioso, che ci deve fare percepire l’opportunità del momento, la grazia offerta in ogni incontro.

Altre due “saluti”

Giocando con le parole (consapevole di forzare la lingua italiana) ci sono almeno altre due “saluti” che vorrei considerare, in questa festa della B.V. della Salute.

 

La salute spirituale

Abbiamo pregato tantissimo, in questa pandemia, per la salute del corpo, ed è stato quanto mai necessario. Vorremmo affidare a Maria anche la salute dell’anima: ossia la possibilità di avere cura non solo del corpo biologico, ma anche del nostro corpo spirituale, del nostro essere persona.

Consegno due piccole regole, per coltivare quest’altra “salute”:

1)Praticare la gratitudine consapevolmente. Prendersi qualche momento, nella settimana, per ringraziare: concretamente, suggerisco di (I) venire a fare una preghiera in chiesa, (II) di ringraziare una persona che se lo è meritato, (III) di scrivere su un quaderno quattro o cinque motivi molto concreti per cui io posso essere grato, in questo periodo. Queste tre cose, una volta alla settimana, richiedono meno di cinque minuti e operano benefici per una vita intera.

2)Avere una piccola lettura spirituale. Può essere l’appuntamento con questa rubrica settimanale, oppure il commento alle letture del giorno con uno dei tanti sussidi che esistono, oppure un bel libretto… che potrebbe farvi compagnia in estate, accanto al vostro romanzo preferito!

 

Lo stato di salute della Chiesa

C’è, infine, una cosa ben più preoccupante, una pandemia molto più difficile da sconfiggere. È il virus che colpisce la fede, rende difficile credere, fa sentire la vita ecclesiale come asfittica e, soprattutto, le nuove generazioni dalla vita cristiana, quasi come se fosse inconciliabile con la loro giovane e bella età. Ma non dobbiamo crederci! È la distorsione del virus che provoca queste cose! Come i polmoni sono fatti per respirare, così la vita cristiana è fatta per i giovani… perché la fede rinnova il mondo e lo Spirito lo ringiovanisce, quindi se non si trova questa corrispondenza è perché noi non siamo abbastanza coerenti. Ricordiamo che il Risorto, nelle catacombe dei primi cristiani, è rappresentato come un giovane!

Chiediamo a Maria, quindi, anche la salute della Chiesa e della pastorale. Invito tutti voi, in modo particolare i responsabili, a pensare con coraggio, quest’estate, a come vivere la pastorale in modo ancora più evangelico e bello, perché la nostra comunità cresca, sia piena di giovani e sia un luogo dove si condivide la fede volentieri.

Don Davide




Dio non fa preferenze

La “rivelazione” di Pietro

Pietro è uno dei personaggi simbolo del Nuovo Testamento. Lo conosciamo in tutta la sua umanità e ci appare in diversi quadri, a volte con una caratteristica di immediatezza umana in cui ritrovarci, a volte in una dimensione simbolica che ci può rappresentare nelle diverse forme. Nasce come Simone (Dio ha ascoltato/Dio ascolta) e diventerà Cefa (che significa Pietro/a). Ora, sappiamo bene quanto sia significativo, in entrambi i testamenti della Bibbia, dare un nome. Appare contraddittoria la forma di una pietra solida, quasi eterna, che nasce da un cambiamento, come se il capo degli apostoli fosse indicato come una persona che alla fine si manifesterà, nonostante tutti i suoi limiti, come ‘solido nell’ascolto di Dio’ e nel miglioramento personale.

Lo vediamo, infatti, nel brano odierno degli Atti (10, 25-27.34-35.44-48), in uno splendido esempio cangiante, di conversione da una propria visione di Dio e degli uomini, all’ascolto di Dio e all’azione dello Spirito tra gli uomini. Egli afferma: «Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».

Una delle innovazioni straordinarie del messaggio di Gesù è proprio questo: non guardare la provenienza di nessuno: Dio è madre e padre di tutti. Noi siamo fratelli e sorelle, tutti.

Chiunque tu sia, Lui aspetta che tu lo riconosca

Ovviamente occorre riconoscerlo nella vita pratica, quotidiana (se non riconosciuto, Egli c’è lo stesso, ma anela al fatto che noi lo riconosciamo finalmente, in mezzo ad innumerevoli falsi maestri). Una vita in cui a ciascuno viene dato secondo il dovuto e il giusto.

Lo Spirito è per tutti, non c’è distinzione. Guarisce tutte le innaturalezze con misericordia e chiede a noi la stessa misericordia, riscoprendola in noi stessi, nella nostra natura e nel dono che Dio fa a ciascuno di noi.

Pietro è in cammino non solo da Gerusalemme verso il mondo, ma anche da un sé schematico e riduttivo, ad uno Spirito aperto, magnanime e misericordioso. È un esempio chiaro per tutti noi.

Seguendo Maria

Riconosciamo anche in Maria, la madre di Gesù, questo esempio e questo percorso. Per i bolognesi, in questi giorni, la sua immagine viene portata da San Luca in città.

In questo cammino dell’immagine mariana verso la città e dei fedeli verso Maria, facciamo tesoro del percorso che ha portato al suo “eccomi” come disponibilità all’azione dello Spirito in lei e per il mondo, ricordando quanto dichiarò il santo Papa Paolo VI: “ogni incontro con lei non può non risolversi nell’incontro con Cristo stesso” (Lettera Enciclica Mense Maio, del 29 aprile 1965).

Godiamo dei frutti della disponibilità di Maria e della forza del cambiamento di Pietro come esempio evidente dell’Amore, dello Spirito di Dio che non fa distinzioni e che è per tutti e per ciascuno di noi.

Anna Maria e Francesco




Tre preghiere per Natale

Sentire

Maria, meditando sulla tua Annunciazione ti chiediamo prima di tutto che cosa significhi vedere un angelo.

Ci piacerebbe capire che tipo di visione sia e che emozione si provi.

Ma… mi pare di vederti scuotere la testa con il tuo sorriso dolce. Ti ascolto.

“Non si tratta di una visione” dici. “Arrivarono delle parole. Udii dei suoni, erano celesti e forti e vibrarono con le stesse frequenze del mio cuore, quando pulsa la vita.”

In effetti, Maria, ho letto tanti commentari e ho fatto gli esami di esegesi sui vangeli dell’infanzia di Gesù… ma in nessuno di quelli avevo imparato che in questo testo non c’è mai un verbo di visione. Non si dice che hai visto l’angelo o che quella creatura si mostrò. Tutti i verbi sono di parola e di suono: lui diceva, tu ascoltavi e rispondevi.

Come prima preghiera per questo Natale, ti chiedo allora di aiutarci a sentire cosa Dio vorrà dirci. Intercedi per noi, perché sappiamo sintonizzarci sulla sua frequenza. Abbiamo bisogno di sentire con chiarezza una parola buona da parte di Dio.

Promesse

Poi leggo che anche tu sei stata turbata e che l’angelo, subito, ti ha rassicurata con una promessa.

Vorrei, perciò, che tutte le persone che sono turbate e temono, possano essere rassicurate dalle promesse che tu porti insieme al Natale.

Per compierle, ci hai donato Gesù.

Fa’ che si realizzino con forza, per la gioia del tuo popolo, e che tutte le promesse di bene possano realizzarsi, per chi apre il cuore al tuo Figlio e chiede la tua intercessione.

Spiritualità

Infine ti prego, Maria, perché possiamo vivere in questo Natale un’autentica esperienza spirituale.

Perché sentiamo il calore di una presenza divina e di una fiamma che accenda in noi più amore, più gioia, più determinazione e più serenità. Ciascuno nei propri percorsi di bene. Ciascuno a modo suo.

Forse saremo limitati nei movimenti ed è possibile che non faremo quelle abbuffate in grandi baldorie, che caratterizzano le nostre feste. In fondo sarà sufficiente tagliare un dolce natalizio, scartare un semplice regalo e avere accanto qualcuno che ci vuole bene.

Ma sarebbe importantissimo se potessimo sentire quel tocco di Dio che è in grado di lasciare la sua traccia, come la scia che ha lasciato l’angelo col suo magico suono, quando si è allontanato da te.

Don Davide




La preghiera a Maria e ai giovani

La preghiera dell’Ottavario, nella settimana appena trascorsa, avrebbe meritato anche solo per ascoltare i giovani in quei pochi minuti durante i quali, ogni sera, hanno commentato un testo della Scrittura, mettendosi in gioco personalmente.
Simbolo di ogni speranza per la Chiesa, i giovani che prendono parola nell’assemblea e dicono: “Questa parola mi riguarda e mi legge” sono stati, con la loro semplicità e la loro emozione, il segno di un’esistenza possibile per il Cristianesimo futuro.
Insieme a loro, voglio mettere in risalto l’atteggiamento di alcuni adulti, che hanno mostrato in questo ascolto dei giovani simpatia e cordialità e hanno avuto l’attenzione, al termine delle varie serate di preghiera, di andare a ringraziarli, di scambiare qualche parola con loro, di incoraggiarli e di abbattere in un solo colpo quella distanza a volte siderale tra l’universo giovanile e il mondo degli adulti. Voglio ringraziarli sinceramente per questo stile, che considero positivo e costruttivo e mi auguro possa crescere in tutte le direzioni nella nostra parrocchia: la capacità di fare crescere un’attenzione a tutto tondo per la cura di quello che accade, la complicità con chi si mette in gioco, l’affabile amabilità e amicizia di sostenere i percorsi e gli impegni anche quando non mi coinvolgono direttamente. In una parola, l’espressione di una paternità e maternità generativa degli adulti nei confronti dei giovani.
Se una comunità si edifica in questo modo, sono certo che troverà la via per continuare a testimoniare la fede anche di fronte alle molte, talvolta preoccupanti sfide che ci attendono.
In questa domenica si conclude l’Ottavario di preghiera di fronte alla Madonna della Salute. A lei affidiamo certo la salute di tutti i nostri ammalati, ma affidiamo anche la salute e la cura della nostra testimonianza, delle nostre attività pastorali e, in definitiva, della Chiesa, che tutti noi amiamo e vogliamo viva.

Don Davide




Natale: gli inizi

“E così, sei tu!” pensa Maria, sognante, mentre avvolge di panni Gesù. Come ogni mamma finalmente si gode il momento in cui conosce suo figlio. Dopo averlo sentito e portato dentro per tanti mesi, ora lo vede, lo tocca. Non fosse per quell’aura luminosa, non ha davvero i segni di un infante diverso da tutti gli altri.

E anche Giuseppe lo osserva. Lo scruta, diremmo quasi. Inizialmente incredulo, poi rassicurato in sogno, aveva visto crescere la pancia di sua moglie. Eppure, come tutti i papà, aveva fatto fatica a rendersi conto davvero di avere un bambino. Ed eccolo lì. Vero, in carne e ossa. “Nostro figlio”, pensa.

Qualcosa di nuovo inizia per questa famiglia. I gesti di accudimento, l’apprendistato dei genitori, i primi passi nell’educazione, che incomincia dall’amore. E una trasformazione di vita radicale: il tempo speso, praticamente tutto, per un altro.

In questo gesto di sradicamento da loro stessi, Dio plasma un’alleanza ancora più amorosa di quella precedente, una storia della salvezza ancora inedita. Maria e Giuseppe, senza che se ne rendano conto, vengono trasformati. La loro trasfigurazione è già iniziata, ma sotto il cielo di Betlemme tutto viene ricreato, come un presepe che si fa nuovo ogni anno.

Anche per le persone coinvolte in questo evento, inizia qualcosa di nuovo. Prima di tutto lo stupore, la meraviglia che muove passi lenti e incerti, ma senza deviazioni, verso l’umanità di Gesù. Poi, forse, il senso di essere benedetti, di essere resi parte di qualcosa di inaspettato, una pace che scende nel cuore e va a riconciliare i nostri errori, a guarire le nostre ferite e i sensi di colpa. Infine, una promessa di pace per il mondo, che in quel cielo e in quella terra sembra tutto rappresentato.

Gesù mi invita, a compiere questo viaggio interiore verso lo stupore e la meraviglia. Guarda quello che accade, cogli i segni, i gesti di amore, la gratuità, i sorrisi delle persone! Esci da stesso, molto concretamente: spendi il tuo tempo per gli altri e l’Altro, non risparmiarti e non fare calcoli. Lascia perdere i tuoi sensi di colpa e il pensiero di non potere essere degno di quell’appuntamento e di quell’incontro! Non tutto è già fatto, ma Gesù inizia con te e insieme a te qualcosa di nuovo. La trasformazione del tuo cuore è in atto. Stai dando la tua vita e nemmeno te ne accorgi, mentre il Signore raccoglie ogni goccia di questo tuo dono.

Neanche vedi dove cadono le grazie che il Signore ricava da te, ma accade! Il cuore di quella tua amica è stato confortato; quel papà si è messo in gioco; quella ragazza ha incominciato a pregare; un giovane si educa alla pace.

La sorpresa ci coglie impreparati. Abbiamo desiderato tanto conoscerti, Gesù, vederti, toccarti, sapere che sei vero. Improvvisamente ti palesi a noi in ogni modo.

Così sei tu, Gesù: il tempo in cui, senza che ce ne accorgiamo, iniziano le cose buone che sono nel mondo e la nostra trasformazione.

Don Davide




Il soccorso e la salute

Come sempre, Maria ci spinge a una singolare adesione alla vita della nostra chiesa. Il papa e il vescovo ci hanno ripetutamente detto di uscire dai nostri confini, che preferiscono una chiesa magari un po’ sgangherata, ma che vada fuori, per le strade, e incontri le persone con una testimonianza di fede semplice e gesti di amicizia.

La Madonna, in una duplice veste, aiuta la nostra parrocchia a raccogliere questo invito.

Quest’anno coincidono i due momenti della tradizionale processione della Madonna del Borgo San Pietro, conosciuta anche come Beata Vergine del Soccorso, e la conclusione dell’Ottavario della Madonna della Salute.

Nel 1527, durante l’inizio di un’epidemia di peste, la statuetta venerata nella cappella del Borgo San Pietro venne portata in processione lungo le strade infettate. Al suo ritorno, secondo le cronache, la peste immediatamente scomparve. Il Senato Bolognese allora emise il voto di portare in processione la statua (oggi l’immagine) della Madonna del Soccorso, fino al Borgo del Pratello e all’Oratorio di San Rocco (vicino al quale c’era il cimitero degli appestati e dei lebbrosi), come ringraziamento per essere scampati all’epidemia. Da allora, quella processione, pur sempre più esigua, si ripete ogni anno.

La nostra parrocchia, dal canto suo, usualmente conclude l’Ottavario di preghiera alla Beata Vergine della Salute con una processione.

Si è deciso, pertanto, di unificare i due momenti, e di ravvivare così una delle processioni più antiche della nostra tradizione cittadina. Questa scelta ci spingerà a camminare lungo Via del Pratello, recuperando la storia della nostra città, e offrendo un segno di amicizia semplice a tutti coloro che affiancheremo.

Vorrei, infatti, che non fosse una processione “militante”, ma fraterna e testimoniale: testimoniamo, appunto, il soccorso che ci viene dalla fede, e la supplica per la salute (corporale e spirituale) che tutti cerchiamo e di cui tutti abbiamo bisogno.

In quest’occasione, la nostra parrocchia unita alla comunità del Borgo San Pietro rappresenteranno davvero la chiesa come un ospedale da campo, secondo la nota immagine del papa: un posto dove si cerca un po’ di soccorso per la propria salute e – per chi è più sensibile – per la propria salvezza.

Mi piacerebbe che, oltre la gioia dei palloncini dei bimbi che saranno lanciati al cielo, e i colori dei fiori che saranno regalati come segno di amicizia, lasciassimo dietro ai nostri passi una piccola traccia di gioiosa vitalità per la nostra città.

Don Davide




Il Giubileo, le periferie e Betlemme

«Betlemme, così piccola fra i villaggi di Giuda…» (Mi 5,1). Non era certo un centro importante, Betlemme, tuttavia lo diventa perché è la patria del re Davide: da piccolo paese sconosciuto alla periferia di Gerusalemme, diventerà addirittura città regale.

Ancora più sconosciuta era Nazareth, che non è mai citata in tutto l’Antico Testamento. L’inizio del racconto dell’Annunciazione a noi sembra molto solenne, ma in realtà il fatto che un angelo sia mandato a una ragazza sconosciuta di un paese sconosciuto, ha del sorprendente. L’unico tratto di quel racconto che evoca qualcosa di importante, è il riferimento a Giuseppe, della casa di Davide, anche se era una dinastia in decadenza.

In questi racconti di Natale, così, le periferie geografiche e ancora di più quelle esistenziali salgono alla ribalta. Nazareth diventerà il luogo dove il Verbo si fece carne (Gv 1,14), Betlemme, niente di meno che la città del Messia. Una dinastia decadente ritrova la sua regalità, una ragazzina di provincia diviene la regina e sovrana dell’universo.

Ci può essere messaggio del Vangelo che rappresenta al meglio quale sia la sfida della Chiesa di oggi, nella quale papa Francesco e il vescovo Zuppi ci chiedono di impegnarci?!

Il Giubileo esige che noi esercitiamo la misericordia, per riportare tutti coloro che sono ai margini al centro, per esercitare la nostra dignità cristiana di re, profeti e sacerdoti e per ridare dignità regale a coloro a cui è stata ingiustamente sottratta.

Il viaggio di Maria che oggi contempliamo, mentre va a visitare la cugina Elisabetta, sia dunque il modello di questo spostamento che siamo chiamati a compiere verso gli altri.

L’itinerario di Maria in questi primi capitoli dei vangeli dell’infanzia è entusiasmante: Maria si muove da Nazareth a una periferia montuosa della Giudea, poi torna a casa, va a Betlemme, poi Gerusalemme, poi di nuovo a Nazareth. Da periferia a periferia, poi verso il centro e ritorno. Come se Maria volesse trascinare tutto con sé in un unico grande viaggio, nel quale, di continuo, fa la scoperta di Dio e della verità che Dio le restituisce sulla sua vita: «Benedetta!» «Benedetto il frutto del tuo grembo!» «La madre del Signore»…

Se sapremo accogliere la grazia del Giubileo e gli “spostamenti” che ci chiede di compiere, sicuramente faremo una rinnovata esperienza di Dio e della verità di noi stessi.

Don Davide