Credo il Natale

Credo che il Natale è la nascita di Gesù, il Figlio di Dio, il salvatore del mondo.

Credo che il Natale vada celebrato con la Chiesa e nella propria comunità. Credo che in questi rapporti, ci sia uno spazio speciale per le famiglie.

Credo il Dio di Gesù Cristo, che abbiamo conosciuto dentro la storia del popolo di Israele, come testimoniano le bellissime profezie di Isaia e di Michea che ascoltiamo in questi giorni. Soprattutto quella di Isaia 2, che vede il giorno in cui si smonteranno i missili e si costruiranno scuole.

Credo che il presepe è un dono che soltanto l’intuizione di uno come Francesco d’Assisi poteva lasciarci. È ancora più bello non solo quando puoi ammirarlo da fuori, o guardarci dentro, ma quando puoi guardare “da dentro” come in quello della nostra parrocchia.

Credo sia bello pure l’albero di Natale, soprattutto quando è fatto con i bambini. E – a proposito – credo ci rendano più lieti anche le lucine e gli addobbi, e tutti i segni di festa che ci sono, perché noi che lo viviamo spiritualmente sappiamo che alla fine il Natale coinvolge tutti. Mi colpisce quando si sentono nei locali le canzoni che parlano di Gesù bambino. E non possono essere ridotte solo a una favoletta, quando senti i cantanti più famosi del mondo che interpretano Silent Night e gridano: “Christ the Saviour is born!”.

Nessuno potrà farci dimenticare il Natale sacro, a meno che non lo lasciamo andare noi stessi.

Tuttavia è necessario che a Natale i negozi e le attività commerciali chiudano, e gli sport si fermino. Magari già dal pomeriggio della Vigilia.

Comunque una gara c’è e ci dev’essere: è quella della solidarietà e sì – certo – credo che siano meglio i panettoni e i pandori solidali, e anche le Stelle di Natale. Credo, però, che la vera solidarietà sia rivolta ad ogni sofferenza del mondo.

Credo che sia vero che a Natale possiamo essere tutti più buoni. Non è automatico, ma la liturgia dice:

“È apparsa la grazia di Dio, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani” (Tt 2,11-12).

Credo che solo curando la vita spirituale si possa avere una luce, vedere il cielo aperto e ascoltare gli angeli, ossia Dio che ti guida.

Vedo, infine, in questa notte santa, una donna, un uomo, un bambino e una platea di persone di tutti i generi attorno. Credo che gli uomini non “devono” fare la guerra e che, fin da quella scena, dovesse essere fuori di dubbio e messa in pratica in ogni aspetto la perfetta uguaglianza in dignità e diritti delle donne, nelle loro differenze. Credo che i bambini debbano essere coperti da un magico scudo di paglia, talmente leggero da non sentirlo ma inscalfibile come l’armatura di un mandaloriano, e che chi vorrebbe violarli si scontri con le corna di un toro e il calcio di un asino.

Credo che tutti, proprio ogni persona sia invitata a celebrare Gesù, il Cristo, e che non ci sia anima sulla Terra che non sia sorella di Gesù e Figlia di Dio. È un legame di sangue che si può rifiutare, ma da quella notte la Luce splende e chi vuole l’accoglie.

Don Davide




Per tutti sarà Natale

In un’era di attese deluse
e risposte mancate,
mentre millenarie certezze
crollano annichilite
e ideologie di carta
balbettano il nulla,
nel paradosso di esistenziali antitesi
(frenesia di onnipotenza –
proclamata casualità del tutto)
che divorano l’uomo,
nel nostro cuore
che anela all’infinito
grida ancora l’attesa:
“Quando verrai, Signore? Perché indugi?
Grovigli d’ingiustizie
incatenano l’uomo,
soprusi intollerabili ne infrangono
l’innata dignità,
e noi, Tuoi figli,
nell’oscuro crepuscolo del mondo,
non abbiamo più mani
per raccogliere strazi senza voce!”
Ma il tempo del Signore
non contempla ritardi o fallimenti
né facili vendette:
nell’alveo dei millenni
scorre il fiume infinito
di una pietà sapiente
che attende,
con pazienza amorosa,
che ogni tralcio
si riannodi alla vite,
che ogni agnello perduto
sia riabbracciato.
Egli verrà, a illuminar le genti,
incendiando i colori dell’aurora,
a ricomporre stinti frammenti
di storia senza volto
in un mosaico denso
di trama e verità.
Respirando
nel diaframma del mondo,
cooperatori di pietà e giustizia,
ogni sole che sorge
accenda il nostro cuore,
ogni umano dolore
ci appartenga.
Solo così per tutti
sarà Natale.

Carla Roli




Salvezza

Ci può salvare un bambino?

E abbiamo bisogno di salvezza?

Sicuramente ne abbiamo bisogno quando una persona muore nella notte e nel freddo su una panchina della nostra strada principale, non per cercare colpe da attribuire, ma perché ci rendiamo conto che noi, il mondo, dobbiamo essere strappati da qualcosa di male che ci attanaglia.

Ma non è facile.

Pensiamo ai pastori, che per trent’anni dopo la notte di Betlemme non hanno visto alcun segno. Hanno subito i Romani che esercitavano il potere e che facevano le guerre, come noi prendiamo atto che c’è chi esercita il potere in modo osceno e brutale e che fomenta le guerre, addirittura nucleari, senza pudore, senza la minima vergogna e senza la decenza di pensare che non ha nessun senso ritenersi nemici perché diversi per nazionalità o cultura.

I pastori sono cresciuti senza vedere Dio che interveniva; così anche noi magari abbiamo vissuto la nostra fede per tanti anni senza segni particolari di Dio e ci chiediamo:

ma ci può davvero salvare?

Oltre alla guerra, abbiamo visto e vediamo degli uomini che trattano male le donne in nome del patriarcato; ci chiediamo: quando verrà riconosciuta la dignità di tutte le donne? Ci sarà qualcuno, come Gesù, che salvi anche la più svilita e la onori?

Pensiamo, inoltre, ai discepoli di Emmaus, a quella frase che dicono: “Noi speravamo che fosse lui!”

Quando l’esperienza di essere stati discepoli di quest’uomo – che ci ha conquistato, che ci ha fatto vivere momenti di slancio spirituale, magari quando eravamo giovani – si interrompe per la morte di una persona cara, o per una malattia, in altri casi per una grande delusione o per preoccupazioni serissime e ci viene da dire: “Noi avevamo sperato che fosse lui a salvarci… ma in realtà non ci può salvare”.

Pensiamo ancora, infine, a quelle persone a cui vogliamo bene, la cui vita non si sistema e a tutte quelle suppliche che sono state rivolte a Gesù proprio per queste situazioni, e che riecheggiano quelle del vangelo: sono tutte invocazioni in cui dobbiamo rinnovare la fiducia che questo Dio prima bambino e poi crocifisso ci può salvare.

Possiamo fare qualche piccolo esercizio di fiducia nei confronti degli altri.

Questa fiducia, come di ritorno, si confermerà anche in noi.

Voglio proporvi di prendere l’abitudine, per chi già non lo facesse, di andare a dormire insieme, nello stesso momento, con vostro marito o vostra moglie, con il vostro compagno o con la vostra compagna. È un piccolo gesto, spesso trascurato dopo anni insieme, capace di generare una nuova confidenza.

Voglio proporvi di prendere l’abitudine, se già non lo fate, di recitare una preghiera con i vostri bimbi e di dire loro quanto gli volete bene.

Voglio proporvi di esprimere un ringraziamento ai vostri collaboratori e di dar loro un riconoscimento.

Voglio proporvi di fare un gesto di fiducia per i vostri figli adolescenti e giovani, anche quando è difficile, e verbalizzarlo per allargare la fiducia dentro i loro cuori.

Voglio proporvi di accendere una candela per la pace.

Voglio proporvi di cenare una sera di queste con la tv spenta, a parlare fra di voi.

Voglio proporvi, infine, di guardare questa scena della Sacra Famiglia e di riconoscere che proprio in questa semplice umanità c’è un mistero potente che ci può salvare.

Don Davide




I doni di Gesù bambino

Acaz e Isaia (I lettura), Paolo (II lettura) e Giuseppe (vangelo); nessuno può sottrarsi alla sua vocazione, per ciascuno c’è una chiamata, anche per noi:

– Essere o accogliere un segno di fede

– Una missione

– Un sogno

Ricordo la mia nonna quando mi diceva, da piccolo, che i doni di Natale li portava Gesù bambino. Io facevo fatica a mettere insieme un piccolo bambino (anche se era Gesù) e un anziano signore come Babbo Natale, ma poi ho capito bene.

Babbo Natale porta i doni che troviamo sotto l’albero; Gesù bambino ci porta i doni spirituali, quelli senza i quali anche gli altri regali perderebbero la loro magia.

Quale sarà, dunque, il tuo dono in questo Natale?

Non il dono che tu porti, ma il dono di Dio per te.

Sarà un segno, per confermare la tua fede e che Dio ti è vicino?

Sarà la chiarezza di sentirti al posto giusto nel momento giusto, per adempiere la tua missione? (Quale sensazione esiste, più bella di questa?)

Oppure sarà un angelo che ti sussurra e conferma che il tuo sogno è possibile, soprattutto se un sogno d’amore e giusto?

Preparati a vedere, ascoltare e sentire.

Nella notte che ci attende, notte di profumo di paglia, di cori di angeli e di stelle, tutto è possibile.

Don Davide




Tutto diverso e piccolo

“Ci sarà un sentiero e un strada” (Is 35,8): di solito si scelgono i tracciati sulle mappe o si percorrono dei tragitti per arrivare a una meta, un luogo. Al termine ci può anche attendere un appuntamento, magari desiderato: l’incontro con un amico o una persona amata.

Oggi certamente la liturgia ci parla di questo itinerario: “ci sarà” (al singolare) un sentiero, inizialmente stretto, forse impervio, che diventerà una strada, prima una mulattiera, poi una strada battuta o addirittura pavimentata, che ci porterà all’incontro con Gesù.

Anche Giovanni Battista, che fra tutti era quello che aveva le idee più chiare, esita. All’inizio è difficile riconoscere in Gesù i segni grandiosi della salvezza di Dio, della redenzione del mondo.

“Sei proprio tu?” (Mt 11,3) chiede Giovanni.

Dopo la chiarezza straripante di domenica scorsa, viene assalito da un dubbio.

Sembra tutto così diverso, e piccolo…

Anche noi ci accingiamo a celebrare il Natale nella solennità della liturgia, con acclamazioni, formule e preghiere debordanti: “È nato il Salvatore!”, “Oggi la pace viene nel mondo!”, “Tutto è permeato di gioia!” poi guardiamo fuori e ci sembra che non sia proprio così. Oltre alla guerra, continuano altre cose brutte, e poi ci sono tanti dolori, solitudini e preoccupazioni, spesso nascoste.

Ma Gesù conferma Giovanni e noi, indicandoci proprio la direzione giusta e invitandoci a percorrere il sentiero corretto che diventerà una strada.

“Guarda”, dice, “guardate!” I segni dell’amore di Dio sono grandiosi e nascosti allo stesso tempo.

Bisogna saperli e volerli vedere. Bisogna allenare lo sguardo!

Quante volte è capitato che Gesù facesse un miracolo sotto gli occhi di tutti e solo in pochissimi lo riconoscessero, mentre gli altri ne facevano motivo di disputa, o addirittura di scandalo! Così è ancora oggi. Bisogna allenare i riflessi giusti, per cogliere la velocità con cui il regno di Dio si manifesta davanti al nostro naso, e poi scompare altrettanto velocemente se trova qualcuno non pronto o disposto a riconoscerlo.

Il Natale è una grande storia di libertà, interpellata e rispettata.

Perciò, allenati! Guarda. Per tutte le orribili guerre che sono in corso e per i regimi che uccidono i ragazzi, ci sono giovani uomini e giovani donne che hanno il coraggio di rivendicare la libertà. A proteggerci dalla violenza, quanti gesti di tenerezza ci sono? Di fronte alla malattia e alla sofferenza, che hanno un potere schiacciante e vanno rispettate con il massimo rigore, quanti gesti e risorse di cura vengono messi in campo?

Il regno di Dio, per farsi spazio, è anche una questione di decisione, di scegliere cosa guardare, come educare i nostri pensieri, dove orientare la nostra attenzione, su quali sentieri e strade percorrere i nostri passi.

Dipende cosa decidi di guardare, e i tuoi occhi saranno luminosi od oscuri.

Dipende cosa decidi di pensare e i tuoi pensieri saranno orientati al bene o malvagi.

Dipende quali percorsi intraprendi e ti troverai in una terra fertile e buona o in un deserto arido e ostile.

Il regno dei cieli è piccolissimo, ma se lo vedi, è più grande di ogni cosa.

Don Davide




Natale come viene

Una storia visitata e redenta

Celebriamo questo Natale ancora con la preoccupazione della pandemia, dopo che l’anno scorso avevamo vissuto il sacrificio di stare lontano da parenti e amici. A febbraio del 2020, quando i più seri esperti di pandemie accennavano alla possibilità che ci volessero due o tre anni per uscirne, tutti eravamo sgomenti e ci auguravamo che fosse un’esagerazione. Tecnicamente, due anni sono già passati, anche se in Italia e in Europa si contano a partire da febbraio.

Questa lunga situazione ha cominciato a mostrare le sue brutte conseguenze: chi ha subito economicamente, è arrivato a dovere chiudere la propria attività; gli effetti sull’impoverimento si stanno facendo sentire e – soprattutto – c’è una tensione sociale crescente e le ansie e le preoccupazioni stanno diventando più radicate, mostrando alcune volte anche il loro aspetto più irrazionale.

Come se non bastasse, gli equilibri del mondo sono quanto mai precari: in alcune zone geopolitiche sembra che si giochi a Risiko, dimenticando che non si tratta affatto di un gioco; milioni di disperati abbandonano le proprie radici, affrontano attraversamenti esasperanti, varcano frontiere verso l’ignoto.

Infine, l’Albero di Natale dovrebbe almeno ricordarci di quanto sia urgente e grave la situazione ecologica del pianeta, e quanto ci sia bisogno – come dice papa Francesco – di un’ecologia integrale: del vivere, delle relazioni, della gestione del tempo, dell’economia e della custodia del creato.

Queste considerazioni, che appaiono così minacciose, assomigliano tuttavia all’incipit del vangelo della notte di Natale.

Potremmo parafrasarlo così: “Sotto il dominio degli imperi, in balia della gestione dei potenti, nel corso consueto della storia, mentre Giuseppe e Maria erano in viaggio, si compirono per lei i giorni del parto…” (Lc 2,1-6).

Vedo un incoraggiamento bellissimo nel proclamare solennemente un’altra volta questo testo che ormai sappiamo a memoria.

La storia, così com’è, è marcata da un Avvenimento. Il mondo, per quanto cupo, minaccioso e ripetitivo sembri, è visitato da una Presenza.

Questi nostri giorni, proprio questi giorni sono raggiunti dall’amore di Dio, rinfrancati dalla nascita di Gesù bambino.

Due persone che si amano, Giuseppe e Maria, che si prendono cura l’uno dell’altra e che scelgono di condividere le incombenze, accolgono la vita come viene, con la fiducia che sia preparata per loro.

La pacificazione e lo squarcio di luce che attrae tutti come i personaggi del presepe avviene grazie a questo motivo.

Perciò, incoraggiamoci a vicenda amici ed amiche.

Festeggiamo con fiducia!

Chi è credente celebri la Nascita di Gesù partecipando alle liturgie e ringraziando di cuore per i doni che possiamo riconoscere; tutti cerchino il bene, ci si scambi gli auguri con affetto e rincuoriamoci.

Una storia perfetta non avrebbe neanche bisogno di essere visitata.

Un mondo malconcio e malandato, invece, può gioire per la redenzione offerta dal Signore e accolta dagli uomini e dalle donne dal cuore aperto e buono.




Natale dal verso giusto (Under 20)

Come si prende il Natale dal verso giusto?

Per me il verso più giusto per il Natale è un’invocazione del profeta Isaia nella sua resa liturgica:

“Stillate, cieli, dall’alto
e le nubi facciano piovere il Giusto,
e germogli insieme la giustizia.”
(Is 45,8)

Mi piace il suo fascino enigmatico e misterioso. Stillare significa fare scendere goccia a goccia, ma anche distillare.

In Gesù bambino viene distillato un pezzo di Cielo purissimo, che cade sulla terra e, dove tocca, sboccia giustizia.

Io prego di incontrare Gesù e che mi renda giusto.

 

Qual è il verso giusto per il Natale, secondo voi?

Avete una frase che vi piace o una canzone preferita per vivere bene il Natale?

Scrivete la frase o il titolo della canzone nei messaggi della Storia di Instagram.

Ci aiuteremo a vivere il Natale dal verso giusto.




Eterno bagliore

Tempo scaduto

Come si prende il Natale per il verso giusto?

Come si vive nel modo corretto?

Senza sapere dire il perché, queste domande mi hanno ronzato in testa per tutto l’Avvento e ora che il tempo è finito, devo provare a darmi una risposta.

Qual è il verso giusto da cui guardare il Natale?

La grazia di Dio

Ho confessato tanto in questi giorni e ho fatto alcuni incontri straordinari: giovani che tengono alla loro fede e vogliono viverla in maniera piena; adulti concentrati sulla loro missione su molteplici fronti, e tanti altri veri discepoli del Signore. Ti chiedi che cosa li abbia resi così; quale percorso li abbia portati fin lì. Se domandi, ti diranno: la parrocchia, l’AC, gli Scout, quel movimento, una guida spirituale…

Eppure capisci che oltre a tutte queste cose c’è di più: l’amore di Dio che raggiunge le persone, gratuitamente le tocca, liberamente le interpella e affettuosamente le conquista.

I bambini

Di tutte le cose sconvolgenti che si potrebbero dire sul mistero cristiano, c’è questa storia del Dio neonato.

Fasciato dalla mamma, protetto dal papà è esposto al calore benevolo di due animali e alla furia di un re del mondo. Penso alle mie nipotine, che si sdraiano come se fosse una culla su Steel, il setter di casa, che da loro si lascia fare tutto.

Ma a fronte dei bambini che si sentono protetti, ce ne sono troppi che non sono sicuri. I dati riportati a un’iniziativa dell’Unicef sulla violenza contro i bambini nel mondo mi hanno sconvolto. Non può succedere. Dobbiamo sempre avere presenti quei bimbi che stanno dietro un filo spinato o si vedono puntare contro un’arma. È un orrore che anche Isaia sognava di estirpare: “Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni…” (Is 65,20).

Poi ci sono quelli accanto a noi, tra i nostri, che hanno delle malattie gravi o delle difficoltà che li rendono speciali. Tante storie di famiglie che si mascherano nella ordinarietà. Ho in mente casi concreti che pongono domande da fare impazzire. Non ci sono parole adatte, tantomeno risposte. Forse un giorno ci verrà concesso di raschiare la crosta di queste contraddizioni, entrando nel mistero di un Dio neonato.

Gli affetti

Che siano per noi come una casa di pane o perché ci fanno soffrire, che ce li godiamo o ne sentiamo la nostalgia, Natale mostra a tutti quanto siano importanti gli affetti.

A Giuseppe e Maria mancavano quelli di casa, ma c’erano loro due, l’uno l’amato dell’altra.

Hanno fatto vivere il loro amore, ben sapendo che avrebbe potuto non essere più, e questo bastò.

Bastò a salvarsi reciprocamente e a salvare Gesù.

Di solito lascio uno spunto ai giovani, ma questa volta lo voglio condividere con voi. Non è la solita musica di Natale. È una canzone dei Coldplay, si intitola Everglow. Tutto il testo è speciale [testo e traduzione], ma c’è un verso che mi sembra particolarmente giusto per questo Natale:

Quindi, se ami o vuoi bene a qualcuno, dovresti farglielo sapere.

Questo consiglio, per me, è una dedica a chi manca. Nel video, c’è una pattinatrice che… beh, ve lo lascio guardare. E che ognuno possa pensare a chi ama e a chi manca.

Il verso giusto

La grazia di Dio c’è. Spesso è tanto discreta da non farsi notare, non sappiamo perché. Ma proprio quando tutto sembra sfuggire al controllo umano, non c’è ostacolo all’amore di Dio.

A tutte le domande e le preghiere che abbiamo, troppo forti da tenere, troppo difficili da dire, può rispondere solo il Dio neonato.

Se ami o vuoi bene a qualcuno, dovresti farglielo sapere. Anzi, forzando la traduzione per cogliere le sfumature, se ami o vuoi bene a qualcuno, dovresti permettergli che lo sappia.

Don Davide




Riparare il mondo (Under 20 testo+video)

“A 11 anni ho visto la casa della mia vicina sgretolarsi davanti ai miei occhi…”

Come ci si prepara a festeggiare un Natale che sia importante per la vita di tutti, della mia, della tua, di quella degli amici e delle amiche, e del mondo intero?

Costruendo un mondo nuovo.

Giovanni Battista dice che si accoglie la salvezza non stando con le mani in mano, ma mentre si ripara il mondo (Lc 3,5-6). E io lo trovo stupendo.

E mi ha fatto pensare alla poesia dal titolo “La nostra Terra” (Di Baladna in arabo), che Emtithal (Emi) Mahmoud, scienziata e poetessa, ha pronunciato all’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26).

Cominciamo a prepararci al Natale, fuori dalle solite convenzioni.




Tre preghiere per Natale

Sentire

Maria, meditando sulla tua Annunciazione ti chiediamo prima di tutto che cosa significhi vedere un angelo.

Ci piacerebbe capire che tipo di visione sia e che emozione si provi.

Ma… mi pare di vederti scuotere la testa con il tuo sorriso dolce. Ti ascolto.

“Non si tratta di una visione” dici. “Arrivarono delle parole. Udii dei suoni, erano celesti e forti e vibrarono con le stesse frequenze del mio cuore, quando pulsa la vita.”

In effetti, Maria, ho letto tanti commentari e ho fatto gli esami di esegesi sui vangeli dell’infanzia di Gesù… ma in nessuno di quelli avevo imparato che in questo testo non c’è mai un verbo di visione. Non si dice che hai visto l’angelo o che quella creatura si mostrò. Tutti i verbi sono di parola e di suono: lui diceva, tu ascoltavi e rispondevi.

Come prima preghiera per questo Natale, ti chiedo allora di aiutarci a sentire cosa Dio vorrà dirci. Intercedi per noi, perché sappiamo sintonizzarci sulla sua frequenza. Abbiamo bisogno di sentire con chiarezza una parola buona da parte di Dio.

Promesse

Poi leggo che anche tu sei stata turbata e che l’angelo, subito, ti ha rassicurata con una promessa.

Vorrei, perciò, che tutte le persone che sono turbate e temono, possano essere rassicurate dalle promesse che tu porti insieme al Natale.

Per compierle, ci hai donato Gesù.

Fa’ che si realizzino con forza, per la gioia del tuo popolo, e che tutte le promesse di bene possano realizzarsi, per chi apre il cuore al tuo Figlio e chiede la tua intercessione.

Spiritualità

Infine ti prego, Maria, perché possiamo vivere in questo Natale un’autentica esperienza spirituale.

Perché sentiamo il calore di una presenza divina e di una fiamma che accenda in noi più amore, più gioia, più determinazione e più serenità. Ciascuno nei propri percorsi di bene. Ciascuno a modo suo.

Forse saremo limitati nei movimenti ed è possibile che non faremo quelle abbuffate in grandi baldorie, che caratterizzano le nostre feste. In fondo sarà sufficiente tagliare un dolce natalizio, scartare un semplice regalo e avere accanto qualcuno che ci vuole bene.

Ma sarebbe importantissimo se potessimo sentire quel tocco di Dio che è in grado di lasciare la sua traccia, come la scia che ha lasciato l’angelo col suo magico suono, quando si è allontanato da te.

Don Davide