Cammino di Nicodemo, cammino della Chiesa

Il Maestro e il discepolo

 

Il nome Nicodemo è un nome greco composto da ‘vittoria’ e ‘popolo’. Dal greco in italiano si può declinare il suo significato traducendo: 

‘Vincitore del popolo’ 

‘Vincitore fra il popolo’ 

‘Vittoria del popolo’. 

È chiara l’idea di Giovanni che, nel percorso di Nicodemo, vuole rappresentare una vittoria: quella del popolo, della gente comune. 

Il dialogo con Gesù non è solo l’inizio di un percorso; le ragioni di Gesù sono ‘con-vincenti’. Si vince insieme; non io sì e tu no, o viceversa. Con Gesù vincono tutti, anche chi vuole distinguersi dalla gente comune, ma è pur sempre del popolo. 

Il Vangelo ci aiuta a riflettere anche su questi tempi avversi, dove si possono contare almeno 18 guerre nel mondo (secondo altre stime 34), una ora anche in Europa: in queste guerre perdono tutti, anche se nella contrapposizione finale dovesse apparire un vincitore.  

Nella trasformazione che Nicodemo compie al seguito di Gesù, il Maestro indica la via per essere vincenti tutti.

Maestro e discepolo ci fanno strada, noi li seguiremo ancora.




Nicodemo e la nuova vita

La parola autorevole di Gesù

Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». (Gv 3,3)

La solennità di questa frase è un’autorevole dichiarazione a partire dal suo incipit.

Nicodemo aveva solo iniziato ad argomentare quello che voleva dire a Gesù pensando come ogni buon fariseo, di sapere con chi aveva a che fare. Ma non ha ancora abbastanza luce: è nella notte ed è appena iniziato il suo percorso di vera conoscenza di questo uomo. Dovrà ricredersi subito delle sue convinzioni, mentre il Maestro avvia con lui un processo educativo.

È necessario rinascere, nascere nuovamente anche al sapere. L’incontro con Gesù non può lasciarci come prima. Questa esperienza può mettere ognuno in condizione di vedere il regno di Dio in maniera completamente differente. Ma rinascere da solo non basta. La novità viene concepita dall’alto e accolta nel profondo della propria vita.
All’ascolto della Parola, alla sua scuola, si rinnova la vita di ciascuno e solo così riusciremo a vedere cieli nuovi e terra nuova (2Pt 3,13).




Le notti di Nicodemo

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» (Gv 3,1-2).

Che cosa smuove, di notte, Nicodemo?

Dal testo di Giovanni, a Nicodemo sembra apparire un Gesù conosciuto. Nicodemo, infatti, riconosce con certezza dai segni compiuti da Gesù che Dio è con lui e lo interpella come maestro. È facile pensare che sapesse della presenza di Gesù tra le strade di quel territorio e che Nicodemo conoscesse anche la provenienza di Gesù dalla Galilea, da dove – secondo la convinzione dei farisei del tempo – ‘non poteva venire niente di buono’ (cf. Gv 1,46).

Nicodemo evidentemente aveva fiducia di poter condividere con Gesù tutte queste certezze; va da lui di notte, con accortezza e prudenza, senza dare nell’occhio e si avvicina a Gesù per dirgli che ha capito tutto o, forse, che in realtà non aveva capito niente, dopo tanti anni di studio delle scritture. Dal testo è certo che non ha ancora fatto la domanda e Gesù già gli risponde e, probabilmente, alla domanda più profonda che non riusciva ad esplicitare nemmeno a se stesso.

Questo vale anche per ciascuno di noi.

Anche se pieno di certezze ti avvicini a Gesù almeno per farne una piccola esperienza, nelle notti della vita e sempre, egli ti accoglie come sei, per aiutarti a rinascere, come se quell’esperienza di amore vivo ti rendesse migliore a prescindere e per la sola tua disponibilità.

Proviamoci, come Nicodemo.




C’era una notte

Le notti di Nicodemo

Nicodemo è citato tre volte nel vangelo di Giovanni. Nella prima incontra Gesù di notte. Le altre due volte è riportato come colui che era andato da Gesù di notte.

Quanto è lunga questa notte o quante notti è questa notte?

In alcuni casi, la notte può essere davvero lunga o vissuta come tale. Ci troviamo davanti a un momento oscuro che sembra non finire mai e mentre sembra albeggiare, tutto appare ripiombare nella cupezza dei giorni più bui. Ci sono poi quelle notti che seppur brevi, ritornano come un appuntamento costante, come a ricordare un prezzo da pagare, una scelta sbagliata che si ripercuote come una vibrazione nell’acqua quieta. Altre volte è solo una notte, una tra le tante ma è quella che ti prende il cuore e te lo fa sobbalzare mentre pensavi che il suo pulsare fosse solo quello ordinario.

Di tutte queste notti in cui nasce una domanda Nicodemo ne è il segno e Gesù diventa la risposta.

Gesù, tra le diverse notti che i vangeli ci presentano, in questo tempo si manifesta in quella in cui la tradizione ci dice che nasce. Rigenera l’umanità e ciascuno di noi: ci tiene svegli al suo amore, come la sentinella attende l’aurora divina, luce che non tramonta.

Anche noi come Nicodemo, ci volgiamo a Cristo portando le nostre notti alla sua tenera culla luminosa, perché possiamo accogliere la Luce.

 

Francesco Paolo Monaco




Presepe Samac 2021

“Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte…” (Gv 3,1)

Il Vescovo Zuppi, per l’anno pastorale in corso, ha affidato alla Chiesa di Bologna la meditazione sulla figura di Nicodemo.

Questo uomo entra in scena nel racconto evangelico mentre va da Gesù, ma lo fa di notte, di nascosto, pieno di dubbi e di domande.

Profondo conoscitore delle Scritture di Israele (evocate dalla pergamena con la trascrizione dello Shemà’ Israel (Dt 6,4-9), Nicodemo attendeva il Messia. In questo presepe abbiamo immaginato Nicodemo quasi trent’anni prima, come colto da un presagio nella notte della nascita di Gesù a Betlemme.

La scena del presepe genera un contrasto tra la luce intensissima che splende sulla Natività e Nicodemo, nell’oscurità, con un suoi pensieri e le sue domande.

Nicodemo troverà la via per l’incontro con Gesù, poi si esporrà per difenderlo di fronte al Sinedrio (Gv 7,50-52), infine verrà alla luce per raccogliere il suo corpo dopo la crocifissione e ungerlo per la sepoltura (Gv 19,39).

La nascita di Gesù porta luce e salvezza per tutti, anche per chi non ne è ancora consapevole, anche per chi ne coglie l’importanza solo come un’intuizione, o chi viene raggiunto solo da un presagio. Chi si lascia interpellare da lui, in questa notte luminosissima, trova il cammino per venire alla luce.




C’era una notte

Le notti di Nicodemo

Nicodemo è citato tre volte nel vangelo di Giovanni. Nella prima incontra Gesù di notte. Le altre due volte è riportato come colui che era andato da Gesù di notte.

Quanto è lunga questa notte o quante notti è questa notte?

In alcuni casi, la notte può essere davvero lunga o vissuta come tale. Ci troviamo davanti a un momento oscuro che sembra non finire mai e mentre sembra albeggiare, tutto appare ripiombare nella cupezza dei giorni più bui. Ci sono poi quelle notti che seppur brevi, ritornano come un appuntamento costante, come a ricordare un prezzo da pagare, una scelta sbagliata che si ripercuote come una vibrazione nell’acqua quieta. Altre volte è solo una notte, una tra le tante ma è quella che ti prende il cuore e te lo fa sobbalzare mentre pensavi che il suo pulsare fosse solo quello ordinario.

Di tutte queste notti in cui nasce una domanda Nicodemo ne è il segno e Gesù diventa la risposta.

Gesù, tra le diverse notti che i vangeli ci presentano, in questo tempo si manifesta in quella in cui la tradizione ci dice che nasce. Rigenera l’umanità e ciascuno di noi: ci tiene svegli al suo amore, come la sentinella attende l’aurora divina, luce che non tramonta.

Anche noi come Nicodemo, ci volgiamo a Cristo portando le nostre notti alla sua tenera culla luminosa, perché possiamo accogliere la Luce.

Francesco Paolo Monaco




Rientrare nel grembo

Realizzare la domanda di Nicodemo

“Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” (Gv 3,4).

Questa domanda di Nicodemo a Gesù interpreta la conclusione dell’anno liturgico.

L’anno è “vecchio”. Siamo ormai alla fine di un tempo, non solo quello cronologico, ma anche di un percorso spirituale ed esistenziale.

Abbiamo iniziato l’anno solare ancora con il peso drammatico della pandemia; ora ci sembra che il peggio sia passato, di non dovere abbassare la guardia, ma anche di avere le armi e una conoscenza sempre crescente per affrontare il nemico.

All’interno di questo percorso, chi di noi ha voluto, ha potuto sviluppare un itinerario spirituale: cogliere la crisi per crescere, sfruttare bene il proprio tempo, frequentare in modi nuovi la Parola di Dio e interrogarsi sull’autenticità del proprio rapporto con Gesù, la fede e l’esperienza religiosa che viviamo.

È suggestivo questo passaggio da qualcosa che è vecchio a qualcosa che rinasce. Noi rientriamo nel grembo dell’anno liturgico e del cammino della Chiesa, come essere umani che devono essere concepiti di nuovo e generati, e svezzati, e poi nutriti e cresciuti.

Lo faremo al seguito di un’altra storia di gravidanza e di nascita, di svezzamento e di crescita: quella dei racconti dell’infanzia di Gesù.

Non serve arrabattarsi con strani esercizi spirituali: concludere l’anno liturgico e lasciarsi accompagnare dal nuovo, insieme alla Chiesa, significa realizzare profeticamente la domanda di Nicodemo: rinascere quando si è vecchi e entrare di nuovo nel grembo generativo di una Madre.

Don Davide




Vedere il Regno di Dio

L’anno pastorale e la figura di Nicodemo

Dopo la pausa estiva riprendiamo l’anno pastorale.

Secondo le indicazioni del nostro Vescovo Matteo, ci accompagna il personaggio di Nicodemo, figura della vita adulta che si rinnova nell’incontro con Gesù (Gv 3,1-10).

Si tratta di un rinnovamento profondo, che investe dall’alto tutta la persona, le sue relazioni e il suo mondo interiore, come se fosse una consacrazione.

Gesù dice: “Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio!”.

La posta in gioco, quindi, è l’esperienza del regno di Dio: la percezione di un amore vero, concreto e incondizionato che raggiunge la nostra vita e la scoperta di una trasformazione reale del mondo con cui entriamo in contatto (persone e strutture) nella direzione del bene.

L’impegno pastorale di quest’anno, quindi, si propone questi due obiettivi non poco ambiziosi: che le persone che entrano in contatto con la nostra comunità, che vengono alla nostra celebrazione e che partecipano alla vita della nostra parrocchia si sentano amate e benedette; inoltre, che si possa allargare la partecipazione e il coinvolgimento a partire dai più giovani.

Don Davide