Terapia della fraternità

Non siamo figli tutti di un unico Dio? E non siamo così tutti fratelli? Perché agire l’uno contro l’altro?
Le domande sono lecite davanti alla cronaca di tutti i giorni, alle guerre e alle devastazioni, ai contrasti che si possono vivere nel quotidiano con chi ci è vicino.

Nella enciclica ‘Fratelli tutti’ papa Francesco suggerisce una terapia della fraternità

per guarire dalle ferite aperte dalle paure della diversità. L’altro, nella sua differenza con me, sembra alimentare il disagio. Il popolo accanto al mio, nella propria identità appare un pericolo verso la mia esistenza.

Nei decenni scorsi sembrava che l’umanità avesse imparato dai propri errori, dalle guerre mondiali, dai conflitti, ma gli EGO sparsi nel mondo hanno inventato pure una ‘guerra mondiale a pezzi’, proprio mentre la tecnologia tesse la rete del villaggio planetario. Violenze, persecuzioni, migrazioni forzate, dignità umane lese, mirano a prevaricare l’altro e mentre disprezzo l’altro, dimentico me stesso, il mio essere figlio dello stesso Dio, il mio appartenere alla stessa umanità. La differenza dell’altro non è più la mia ricchezza, lo svelamento del mio essere fratello e le paure nutrono il mio andare lontano da tutti e da tutto, isola tra gli isolati.

Il conforto, la cura della fraternità, passa proprio attraverso la misericordia grande del Padre

che non ci vuole tra noi come partner commerciali, ma come ‘fratelli tutti’, perché da soli non ci si salva.

Non ci vuole come coloro che creano gravami interessati per le strade delle nostre relazioni, ma vuole che ognuno occupi il giusto posto, quello dei carismi ricevuti, dei doni personali da condividere, della ricchezza delle proprie qualità da offrirci l’un l’altro come vera terapia, perché siamo tutti fratelli, figli amati dello stesso Dio, alleati fra noi per la pace.

Francesco Paolo Monaco




I sentieri della vita

Se potessimo osare tradurre la prima lettura (Es 22,20-26) di questa domenica in un linguaggio attuale, potremmo e dovremmo scrivere:

“Sono esseri umani, quindi non puoi trattarli male. Sono persone, non è difficile da capire. Il grido di tutti i sofferenti del mondo sale fino a me e io lo ascolto. Io me ne accorgo.”

Questo elenco che nel libro dell’Esodo segue il Decalogo (cf. Es 20,1-17) e lo specifica è davvero impressionante:

1) Non opprimerai lo straniero

2) Non maltratterai le categorie sociali più in difficoltà

3) Condividerai il tuo denaro

4) Non sfrutterai il povero

Ci sarebbe da farne un programma politico, ma i cristiani prima di puntare il dito contro gli altri, devono assumere come propria responsabilità personale una tale radicalità. Dovremmo poter dire:

“Almeno per quanto riguarda me, mi sforzo di seguire questa parola che Dio mi rivolge”.

Gesù dà un’interpretazione rabbinica perfetta della Legge di Mosé, sintetizzandola nel famoso: “Amerai Dio e amerai il prossimo” (Mt 22,37-38). Dio e gli esseri umani. Non si può amare l’uno senza l’altro. E dunque, se si “uccide” l’uno, si “uccide” anche l’altro.

“Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.” (Mt 22,40)

Per Legge, nella cultura religiosa ebraica, si intende i sentieri per vivere. La Profezia è la costruzione di un mondo inedito di vertiginosa bontà, a partire da oggi.

Ora chiudiamo gli occhi un momento.

Facciamo tacere i tumulti della fretta e degli affanni.

Ricordiamo quello che abbiamo visto nei telegiornali o letto sui quotidiani.

Pensiamo ai nostri giovani e alle nostre giovani, a cui vogliamo bene, e chiediamoci: non abbiamo forse bisogno di ritrovare i Sentieri della Vita? Non abbiamo forse bisogno di rendere vere le visioni dei profeti, dove i missili diventano scuole, le armi nucleari ospedali, gli inquinanti boschi e foreste, a tutti i bimbi e le bimbe è concesso di giocare e di studiare, e nessuno – mai e poi mai – pronuncia il nome di Dio accanto a qualsiasi atto di violenza – anche il più piccolo – su un altro essere umano.

Don Davide




Misericordiate

“Sia benedetto Dio, per la sua misericordia!” (1Pt 1,3)

Questa esclamazione della seconda lettura si intona perfettamente con il senso dei giorni di grande festa che viviamo.

È grande festa perché è la Domenica in Albis, la Domenica della Misericordia – appunto – che si celebra ancora con tutta la solennità di Pasqua.

È grande festa perché abbiamo le Prime Comunioni dei bimbi – ben 48! – e il Battesimo di quattro bimbi.

In questo periodo abbiamo celebrato abbondantemente la misericordia, sia attraverso il sacramento della Riconciliazione, sia nelle traboccanti liturgie del Triduo Santo.

Ricevendo grande conforto, ho incontrato tante persone in sincera ricerca della verità sulla propria vita e autentiche nella loro richiesta di perdono ricevuto e di riconciliazione data, anche quando quest’ultima è particolarmente difficile.

Gesù risorto, in mezzo ai suoi, consegna un mandato molto preciso: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.” (Gv 20,23)

In altre parole: se non «misericordiate» voi, chi lo farà?

Se non testimoniate voi la compassione e la tenerezza di Dio, come potrà essere conosciuto?

Tutti questi bambini che fanno la Comunione e le loro famiglie, e i pupetti e le pupette che ricevono il Battesimo ci inteneriscono.

Abbiamo un compito preciso: testimoniare a loro, come chiesa e comunità parrocchiale, la bontà di Dio, la sua guida sicura, l’amore concreto di Gesù, il calore interiore dello Spirito Santo. Da questa meraviglia verranno educati.

Siamo certi che cresceranno orgogliosi e grati di essere figli e figlie di Dio.

E che questa compassionevole benevolenza della misericordia, che ricostruisce la fiducia nella vita, raggiunga ogni persona che conosciamo e si allarghi al mondo intero.

Troppi dolori e troppe atrocità, nascondono il vero volto di Dio.

Gesù risorto, che sta in mezzo a noi augurando e affidandoci pace e misericordia, vuole che tutti lo possano incontrare.

Don Davide




La medicina del mondo

All’inizio del racconto evangelico di questa domenica, per cinque volte in sei versetti, si dice che Lazzaro era malato.

Lazzaro è figura del mondo, che è malato.

Se non si ridesta dal suo sonno, sprofonda nell’ombra della morte. Al contrario, Gesù lo richiama alla vita, perché si manifestino le opere di Dio.

L’opera di Dio è questa: richiamare alla vita il mondo.

Contrariamente al nostro corpo biologico che ha bisogno del riposo per guarire, il nostro corpo spirituale, per essere sanato, ha bisogno di ridestarsi.

La parola di Gesù è come un tuono in quest’ultima domenica, prima della Grande Settimana, la Settimana Santa: VOI togliete la pietra, e TU Lazzaro vieni fuori.

C’è un compito di tutti e una responsabilità personale.

LA PACE

Non bisogna mettere una pietra tombale sulla pace.

“Ma è già di quattro giorni!” dice Maria. “Questa guerra, queste guerre sono già durate così tanto! Ormai non ci si può fare più niente!” Ma proprio perché la guerra fa puzza bisogna togliere la pietra tombale sulla pace, e dare aria e sciogliere quelle bende da mummia che impediscono di percorrere la via della riconciliazione.

LA FEDE

“Se tu credi” (Gv 11,40) dice Gesù.

C’è bisogno di risvegliare la fede. Non è una cosa insensata, neppure di fronte alla morte, né impossibile.

Gesù, nella preghiera per Lazzaro ringrazia. Questo ringraziamento permette a Maria di “vedere le grandi opere di Dio”. Tu incomincia a ringraziare e scoprirai che la tua fede si risveglierà.

LE LACRIME

C’è troppa sofferenza nel mondo. Ci sono le atrocità, ma anche tanto dolore nascosto, calvari e croci che si ripetono sfrontatamente, per esempio la morte di un amico, un fratello. Anche Gesù piange. Le sue lacrime sono sorprendenti in questa situazione, in cui ha appena dichiarato di essere lì per la vita di Lazzaro, nonostante ciò si commuove nell’intimo.

Lasciamoci commuovere. Non abbiamo paura di essere sensibili.

Le lacrime somigliano tanto a quel lavacro di rigenerazione che è il Battesimo e preparano la Pasqua.

 

Così, il vangelo di Lazzaro è come il terzo tempo di una grande sinfonia in quattro movimenti. La samaritana (Gv 4), il cieco nato (Gv 9), Lazzaro (Gv 11) e la Settimana Santa.

La Settimana Santa è la grande medicina del mondo.

Essa ci offre l’ulivo della pace, la tenerezza dei gesti nella Cena di Gesù, la commozione di fronte alla sua morte, la fede che si accende nella notte della morte.

Allora potremo cantare con vera consapevolezza, nella notte di Pasqua: “Mandi il tuo Spirito Signore, e guarisci tutta la terra”.

Don Davide




Salvezza

Ci può salvare un bambino?

E abbiamo bisogno di salvezza?

Sicuramente ne abbiamo bisogno quando una persona muore nella notte e nel freddo su una panchina della nostra strada principale, non per cercare colpe da attribuire, ma perché ci rendiamo conto che noi, il mondo, dobbiamo essere strappati da qualcosa di male che ci attanaglia.

Ma non è facile.

Pensiamo ai pastori, che per trent’anni dopo la notte di Betlemme non hanno visto alcun segno. Hanno subito i Romani che esercitavano il potere e che facevano le guerre, come noi prendiamo atto che c’è chi esercita il potere in modo osceno e brutale e che fomenta le guerre, addirittura nucleari, senza pudore, senza la minima vergogna e senza la decenza di pensare che non ha nessun senso ritenersi nemici perché diversi per nazionalità o cultura.

I pastori sono cresciuti senza vedere Dio che interveniva; così anche noi magari abbiamo vissuto la nostra fede per tanti anni senza segni particolari di Dio e ci chiediamo:

ma ci può davvero salvare?

Oltre alla guerra, abbiamo visto e vediamo degli uomini che trattano male le donne in nome del patriarcato; ci chiediamo: quando verrà riconosciuta la dignità di tutte le donne? Ci sarà qualcuno, come Gesù, che salvi anche la più svilita e la onori?

Pensiamo, inoltre, ai discepoli di Emmaus, a quella frase che dicono: “Noi speravamo che fosse lui!”

Quando l’esperienza di essere stati discepoli di quest’uomo – che ci ha conquistato, che ci ha fatto vivere momenti di slancio spirituale, magari quando eravamo giovani – si interrompe per la morte di una persona cara, o per una malattia, in altri casi per una grande delusione o per preoccupazioni serissime e ci viene da dire: “Noi avevamo sperato che fosse lui a salvarci… ma in realtà non ci può salvare”.

Pensiamo ancora, infine, a quelle persone a cui vogliamo bene, la cui vita non si sistema e a tutte quelle suppliche che sono state rivolte a Gesù proprio per queste situazioni, e che riecheggiano quelle del vangelo: sono tutte invocazioni in cui dobbiamo rinnovare la fiducia che questo Dio prima bambino e poi crocifisso ci può salvare.

Possiamo fare qualche piccolo esercizio di fiducia nei confronti degli altri.

Questa fiducia, come di ritorno, si confermerà anche in noi.

Voglio proporvi di prendere l’abitudine, per chi già non lo facesse, di andare a dormire insieme, nello stesso momento, con vostro marito o vostra moglie, con il vostro compagno o con la vostra compagna. È un piccolo gesto, spesso trascurato dopo anni insieme, capace di generare una nuova confidenza.

Voglio proporvi di prendere l’abitudine, se già non lo fate, di recitare una preghiera con i vostri bimbi e di dire loro quanto gli volete bene.

Voglio proporvi di esprimere un ringraziamento ai vostri collaboratori e di dar loro un riconoscimento.

Voglio proporvi di fare un gesto di fiducia per i vostri figli adolescenti e giovani, anche quando è difficile, e verbalizzarlo per allargare la fiducia dentro i loro cuori.

Voglio proporvi di accendere una candela per la pace.

Voglio proporvi di cenare una sera di queste con la tv spenta, a parlare fra di voi.

Voglio proporvi, infine, di guardare questa scena della Sacra Famiglia e di riconoscere che proprio in questa semplice umanità c’è un mistero potente che ci può salvare.

Don Davide




Nella luce del Signore

“Camminate nella luce del Signore” (Is 2,5).

Il profeta Isaia, dopo avere concepito la più grande visione di pace e la più grande speranza per l’umanità, lascia questo invito.

Camminare nella luce del Signore, è il modo concreto che abbiamo di trasformare il mondo.

Ne sentiamo talmente tanto l’importanza, che con la ripresa dell’anno liturgico e con l’inizio della preparazione al Natale, accendiamo tante luci diverse: le candele dell’Avvento, le luminarie nelle città, le lucine negli addobbi di casa.

Camminare nella luce del Signore significa lasciarci ispirare nuovamente, e in modo inedito, dalle parole di Gesù. Provare a conoscerlo meglio, cercare di imitarlo, rimetterlo al primo posto tra tante occupazioni e preoccupazioni.

Camminare nella luce del Signore, ci permette, infine, di comprendere meglio le parole di Gesù a Maria (di Betania), che meditiamo nel piccolo ritiro attraverso cui entriamo in questo tempo di luce: “Una sola è la cosa necessaria” (La 10,42).

C’è bisogno di lasciare che la sapienza di Gesù ci plasmi e che la luce che emana da lui illumini, colori e rallegri tutti gli aspetti e gli ambiti della nostra vita.

Sono molto dispiaciuto di non potere festeggiare il compimento del mio ottavo anno in parrocchia. Da parte mia, i motivi per festeggiare sarebbero molti, spero – senza falsa modestia – che ce ne sia qualcuno anche per la nostra comunità.

D’altro canto, c’è comunque una bellissima occasione da festeggiare, ed è il compleanno di don Valeriano che ricade proprio questa domenica. Siamo orgogliosi della sua presenza con noi, anche se un po’ meno visibile, non meno significativa attraverso la preghiera e il suo esempio. Tanti auguri don Valeriano!

Voglio salutare tutti, soprattutto i ragazzi e le ragazze del catechismo e dei gruppi medie, che in questo sabato e domenica vivono la 2gg. in parrocchia. Sono orgoglioso dell’impegno delle catechiste, delle educatrici e degli educatori dell’ACR e anche delle educatrici dei gruppi delle superiori, che continuano a creare occasioni di incontro e di formazione. Ringrazio, infine, tantissimo, chi ha preparato le torte per il banchetto! Mannaggia che non posso. Ho desiderio di vedervi e mi manca di condividere l’Eucaristia con voi!

Voglio anche ringraziare la segreteria, i ministri e chi, in queste settimane, mi ha sostituito in vari modi e ha sopperito alla mia assenza, dimostrando una volta in più la cura per la nostra parrocchia e per la comunità concreta che la vive.

Che questo tempo di Avvento ci aiuti, insieme, a rivestirci del Signore Gesù (Rm 13,14).

Don Davide




“Vuoi uscire con me?” (Under 20 video+testo)

Prima di tutto, ti invito a guardare questo video.

Lo Spirito Santo è una persona silenziosa, che sta accanto a noi anche quando non ce ne accorgiamo. Possiamo essere pensierosi, distratti, ogni tanto avvertiamo la sua presenza, ogni tanto percepiamo la sua assenza. Lui ci osserva rispettosamente e intanto prepara una storia.

Fino al momento in cui soffia il suo vento, solo per chiederti di “uscire” con lui.

“Tu hai fatto tutto questo solo per chiedermi di uscire?” potresti dire anche tu.

Lui, lo Spirito, potrebbe fare diverso, ma gli interessa la tua libertà.

Su questo punto è delicatissimo. Può accettare un rifiuto.

Il giorno di Pentecoste si è fatto sentire eccome! Dirai…

Ma è più vero che il giorno di Pentecoste ha soffiato il vento, per fare scorrere le pagine di quel taccuino e farti intravedere una storia di vita. Il rombo di tuono è ciò che ha provato la ragazza del video, nel cuore.

 

Post scriptum

È finita la scuola, sei più libero. Ti propongo una piccola magia spirituale.

Pensa alla tua vita fino a qui, e focalizza cinque passaggi o momenti che ritieni decisivi. Mi raccomando: cinque, né di più, né di meno. Puoi anche scriverveli, a mo’ di diario, oppure selezionare cinque foto che li rappresentano o li simboleggiano e incollarle su un foglio di carta o metterle in una storia del social che utilizzi.

Poi, pensando a quei passaggi/momenti, chiediti: che cosa significa, per me, oggi, che questa storia mi ha portato fin qui?

Potrebbe darsi che la domanda diventi: “Vuoi riuscire con me?” 😊




Preghiera piccola

Spirito Santo,

donaci una fede piccola non nel senso di poca, ma nel senso di semplice, umile. Quella fede così piccola da sradicare le montagne. Una fede “minore” come avrebbe detto San Francesco, che non vuole essere “superiore” agli uomini, ma sotto la luce di Dio.

Una fede così aderente alla tua manifestazione, da essere franca nella sua pacatezza, tale da non avere preoccupazioni né pretese di sorta nemmeno davanti a un governatore romano o a un sommo sacerdote: “Se sia giusto, davanti a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,19-20).

Una fede che cerchi l’intelligenza nella sapienza e la ragionevolezza nella matrice della Croce.

Una fede che non voglia avere ragione, ma sentimento; e che alla rassicurazione protettiva del dogma, cerchi preferibilmente l’emozione e l’inquietudine dell’incontro vivo con Cristo. Una fede che riconosca la Verità, che è Gesù Risorto, e la rispetti nella sua autenticità sempre inaccessibile alle nostre parziali e imperfette verità, piene di egoismo.

Spirito Santo,

che ci lasci la Croce come memoria del Risorto, donaci un ancoraggio essenziale non ai fondali degli abissi, ma al cielo, perché tu non sei etereo, sei concreto come un osso, sei l’essenziale di tutte le cose, spogliate da volontà di potenza, spogliate da trionfalismi, spogliate da rivendicazioni, rivalse e competizioni.

Tu, Spirito Santo,

sei la fede pura, perfetta come l’oro, limpida come un diamante e semplice come un granello di roccia; fede che si realizza quando ci affidiamo all’amore e riconosciamo che Dio è più grande di tutto e possiamo consegnarci a voi, Santissima Trinità, e custodire l’amicizia, l’affetto e il dono della Parola che illumina il nostro cammino.

Spirito Santo,

in questo giorno di Pentecoste, ti supplichiamo il dono della pace non come la dà il mondo, che sono sempre piccole ancorché utili paci, ma come la dà il Risorto, che la crea, laddove noi non siamo capaci di farla.

Infine, Spirito Santo,

ti chiediamo una fede essenziale, non affannata, ma piena di cura e di sorrisi, di legami rispettati e di alleanze mantenute o ritrovate, anche grazie al perdono.

Una fede non competitiva, né tra noi né col mondo, ma trasformante, sia di noi che del mondo.

Una fede buona e amorevole come una nonna con i suoi nipoti.

Don Davide




Rinascere dall’alto

Pochi versetti nel vangelo di oggi per esprimere un grande senso di appartenenza.

Gesù vivo è una guida alla quale avremmo tutti bisogno di modellarci: è potente, ma di quel “potere” non violento, che genera vita e aiuta a scoprire il significato misterioso dell’esistenza; non il potere che toglie la vita e distrugge. Gesù è premuroso, consegnando spazi di libertà e riavvicinando continuamente a sé chi è finito in pericolo. Gesù è protettivo contro le insidie e le tentazioni del male.

Sabato scorso abbiamo passato un bellissimo pomeriggio con i bimbi e le bimbe di seconda e terza elementare e le loro famiglie. C’era il sole, camminavo nel campetto che brulicava di attività e ho pensato: di più, di più! Voglio che il campetto torni come quella sera che abbiamo festeggiato il 50° anniversario di ordinazione di don Valeriano, che c’eravamo tutti ed eravamo tantissimi!

Ci vuole ancora più vita.

Abbiamo abbandonato le ultime restrizioni dello stato di emergenza e ci affacciamo a un tentativo di vera normalità.

Speriamo di lasciarci presto alle spalle l’aggressione della Russia all’Ucraina e di maturare, da questa bruttissima esperienza storica, una sensibilità ancora più acuta per la pace.

Sogniamo un’Europa con una consapevolezza storica ispirata all’inclusione, alla comunione e all’integrazione delle diversità, come stile di una vera cultura per il futuro.

In questa domenica abbiamo l’ultimo incontro del cammino spirituale che abbiamo iniziato in Quaresima, guidati dall’Azione Cattolica parrocchiale, e concludiamo la preghiera affettuosa a Maria dell’annuale Ottavario.

Sento crescere e rinnovarsi, da tutto questo, un grandissimo senso della comunità.

Mi auguro (e mi impegno) perché prendiamo lo slancio per riconvocarci davvero tutti e tutte; perché sappiamo ridire il Vangelo anche per i più giovani e perché possiamo offrire una testimonianza profetica e ispirata a questi tempi, in cui abbiamo bisogno di rinascere “dall’alto” (Gv 3,7).

Don Davide




Un invito particolare (Under 20 testo+audio)

L’articolo è un po’ lungo, ma se preferisci ascolta il podcast.

 

Solo a sentirlo, il termine Ottavario sembra una parola usata dalla mia bisnonna, figuriamoci per voi.

E poi cosa avrei – io, don Davide – e cosa avremmo – noi, parrocchia – da proporvi?

Pregare il Rosario, ascoltare una riflessione, fare un omaggio all’immagine di Maria.

Fa quasi ridere, a pensarlo.

Mi ricordo perfettamente quando il mio parroco propose a noi ragazzi di andare al Rosario del mese di maggio. Le parole noia, fatica e svogliatezza facevano rima con questo invito. Alla fine, una sera decisi di tentare e non fu poi così male.

Da allora, il Rosario è per me è una preghiera importante, umile, affettuosa, paziente, preziosa per le cose che contano.

Senza troppi giri di parole, quindi, vorrei invitarti, se stai leggendo o ascoltando, un tardo pomeriggio di questi otto, a venire.

“A fare che?!”, direte voi, e immagino i sorrisini come a dire: don Davide e la parrocchia sono diventati matti!

“A pregare.”

A pregare, ad esempio, perché tu abbia le forze e la determinazione di impegnarti per la tua promozione. A chiedere di poter migliorare quel tuo difetto. A consegnare una difficoltà per sentire consolazione.

A pregare per la pace.

Oppure, per ringraziare, perché è un periodo speciale della tua vita.

Forse senti il bisogno di affidare la tua famiglia, quell’amicizia importante o quella persona che sta male.

Potresti pregare per il tuo ragazzo o la tua ragazza, per il vostro amore, perché sia una storia bella e che duri tanto.

A Maria si affidano queste cose concrete, così la preghiera è incisiva perché riguarda la vita vera.

Prima di liquidare la mia proposta, dovreste vedere quante persone passando davanti all’immagine della Madonna della Salute tutti i giorni. E non sono creduloni. È gente seria e sono persone in gamba, che magari ogni giorno pregano per i propri figli e figlie, pensano un momento ai colleghi e alle colleghe che incontreranno, affidano i e le pazienti che dovranno accudire, o semplicemente cercano di imparare ad essere migliori, uomini e donne di pace.

Ti svelo un segreto: puoi partecipare all’Ottavario di tua iniziativa.

Il consiglio è di sceglierlo tu. Non c’è bisogno di metterti d’accordo con qualcuno per venire. Non c’è bisogno che giustifichi il fatto che lo fai o che lo dici in giro. Basta che decidi quando e per cosa vuoi pregare.

Dal canto mio, ti prometto che se ti vedo in chiesa, non mi strapperò i capelli dalla meraviglia, non ti dirò: “Ommioddio! Wow! C’è un giovane in chiesa! C’è una ragazza al rosario!”. Non ti chiederò di venire più avanti, di leggere o di fare qualcosa. Insomma, non ti stresserò la vita. Magari ti saluterò, se riesco, ma del resto ti lascerò in pace.

E ti assicuro che sarà un incontro speciale tra te e Maria.

Perché Maria è tanto importante? Beh, non saprei esprimerlo meglio e più brevemente, che con queste parole tenerissime e piene di mistero, che ho letto in un libro, che ti lascio e con le quali spero di averti convinto:

“Chi potrebbe credermi? Ho un bambino dentro, un bambino che non so spiegare e che non spiegherò.”

(da Myriam di Silvia Vecchini)

Don Davide