Ripudia la guerra (Under 20)

Fu un papa a definire la guerra “inutile strage”, nel 1917, quando c’erano uomini abietti come il Generale Cadorna, chiamato “Generalissimo”, che mandavano senza scrupolo i ragazzi in attacchi suicidi in prima linea, o li facevano fucilare accusandoli di essere pavidi e disertori.

Quel papa era stato vescovo di Bologna e ha insegnato che le parole buone hanno un peso; invece, la retorica della guerra è la più orribile e criminosa.

Quando sono nato io la nostra Costituzione aveva trent’anni. Le parole dell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra” erano adulte, perfette per dare chiarezza.

In questi giorni, ho visto e sentito la paura di alcuni di voi, per una nuova guerra, l’ennesima, vicinissima. È evidente che le guerre non si studiano solo sui libri di scuola, e che avete tutte le ragioni di essere sorpresi e spaventati, anche se di guerre ce ne sono tante e tutte, anche le più lontane, ci devono fare orrore.

Oggi sento il bisogno di dirvi che mi dispiace.

Sembra che nessuno ci pensi, invece qualcuno deve pur dirvelo.

Sono addolorato che vi troviate ancora le guerre fra i piedi. Mi fa ribrezzo che dobbiate vedere uomini adulti che mandano a morire i giovani, perché loro – quelli che parlano ai giornali e in tv – non ci vanno mica sotto le bombe e di fronte alle mitragliatrici! Mi sento inquieto come voi che poche persone abbiano il potere di distruggere città fiorenti, uccidere popolazioni e violare i diritti.

Oggi il vangelo ci racconta le tentazioni di Gesù. La tentazione più grande è quella di pensare che non si possa rinunciare al potere che fa male a sé e agli altri. Invece Gesù l’ha fatto.

Sogno per voi, ragazzi e ragazze, la pace.

Che si possa fare di più per ripudiare la guerra. Che impariamo a trasformare le armi in scuole, i carri in parchi con i giochi per i bimbi e i missili nucleari in energia pulita e acqua potabile.

E che ci si possa trovare insieme su ogni terra, ad arricchirsi della diversità, senza confini.




“Mio padre era…”

“Mio padre era…” (Dt 26,5). Inizia così la memoria di Israele all’inizio di questa Quaresima.

Ci sono ancora generazioni che possono dire: “Mio padre era un soldato nella Grande Guerra” oppure: “Mio padre ha vissuto il nazismo e il fascismo” o ancora: “I miei se la ricordano la Guerra nel Vietnam…”

La memoria è fondante per dire chi siamo, eppure pare che ci si dimentichi del desiderio di pace, che – fortunatamente – almeno per noi è stato scolpito nell’Articolo 11 della Costituzione Italiana.

La tentazione demoniaca è una triplice tentazione bellicosa.

“Carpisci ciò che vuoi!” (Lc 4,3)

“Venditi al potere!” (Lc 4,6)

“Sii come Dio! Decidi su tutto: sulle vite delle persone e sulle leggi del mondo, senza riguardo ad alcuno!” (Lc 4,9)

È difficile fare come Gesù, spogliarsi del potere, ancorarsi a ciò che è buono e non farsi intimorire.

Ma dobbiamo e possiamo farlo.

Abbiamo questo tempo speciale della Quaresima a disposizione, che non è da vivere come un impegno religioso, ma come una bellissima opportunità, piena di stimoli e di ispirazione.

Possiamo dilatare la ricerca della pace, fare cose costruttive, piccole correzioni alle nostre vie, passare più tempo con le persone che amiamo, rassicurare i nostri bimbi, incoraggiare i ragazzi, dare prospettive belle e reali allo stesso tempo ai giovani.

È entusiasmante sapere di potere stare su un sentiero luminoso, quando c’è una nube come la guerra che vorrebbe oscurarlo.

Abbiamo il nome di Gesù dalla nostra parte (Rm 10,9). Si può anche bestemmiarlo associandolo alle guerre, come è stato fatto in passato, ma se lo pronunciamo umilmente, prima di tutto a noi stessi, nella mente e nel cuore, sentiremo il desiderio di essere uomini e donne semplici, impegnati ad accogliere la grazia di correggere sé stessi, prima di tutto, e di fare ogni sforzo per lasciare a chi viene dopo di noi uno spazio libero e incantevole per coltivare la pace.

Don Davide