L’anno che verrà

La prima domenica dell’anno civile e la Festa dell’Epifania ci spingono a guardare avanti, a quello che accadrà in quest’anno.

Abbiamo di fronte a noi un momento molto importante, la visita pastorale del Vescovo alle zone del Vicariato Centro, a partire da ottobre 2020, in modo particolare quella alla nostra Zona S. Felice dal 3 al 6 dicembre 2020.

Sembrano appuntamenti lontani, addirittura dopo l’estate, ma in realtà nei tempi “pastorali” sono vicinissimi e bisognerà incominciare a prepararli fin da subito, a gennaio.

Intanto, ci avvicineremo a questo grande appuntamento, con i momenti che il vescovo ci ha indicato per il cammino di quest’anno:

  1. la preghiera meditata sul racconto della Samaritana, domenica 19 gennaio, alle ore 18, presso la Chiesa di Sant’Isaia;
  2. la seconda assemblea di zona, domenica 23 febbraio, alle ore 16, presso la Parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo.

Queste saranno le occasioni per cominciare a incontrarci e a riflettere su come accogliere il vescovo nella visita alla nostra zona pastorale.

Vorremmo inoltre vivere un momento di particolare accoglienza per tutte le famiglie che hanno battezzato i figli negli ultimi tre anni, in occasione della Domenica della Samaritana (3° domenica di Quaresima, il 15 marzo, alle ore 11).

Infine, ma non da ultimo in ordine cronologico, grazie all’interessamento di alcuni parrocchiani, della Caritas parrocchiale e dei giovani, ci attende anche una serie di incontri molto importanti sui grandi temi delle migrazioni, dell’ospitalità e delle questioni connesse, decisive per il nostro modo di essere uomini e cristiani.

Ci attendono grandi cambiamenti, perché la trasformazione della chiesa è in atto. Dovremo avere come riferimenti per accogliere questi cambiamenti ed esserne protagonisti proprio i tre elementi che emergono dagli appuntamenti ricordati:

  1. il desiderio di comunione e di uscita dal campanilismo parrocchiale;
  2. la parola di Dio come guida, letta e pregata non solo nella liturgia comunitaria, ma sempre di più anche nella dimensione personale e intima di ciascuno;
  3. il Battesimo, come sorgente della nostra vocazione a essere protagonisti e responsabili della vita della Chiesa, facendocene carico perché è “nostra”.
  4. L’attenzione ai poveri e alle sfide del tempo, come criterio della nostra capacità di interpretare e discernere la realtà e l’edificazione del Regno di Dio nel mondo.

 

Don Davide




“Discepolimissionari” dello Spirito

La solennità di Pentecoste porta a compimento quest’anno intensissimo per la Chiesa di Bologna, che è stato proprio guidato dal desiderio di lasciarci ispirare e condurre dallo Spirito Santo per rendere la nostra Chiesa sempre più conforme alla volontà di Dio. 

Il vescovo ci aveva affidato l’icona della Pentecoste per rispondere alla vocazione di essere chiesa in uscita, chiesa missionaria e anzi, noi tutti discepolimissionari. Per sentire, cioè, di nuovo la responsabilità urgentissima di essere una comunità cristiana vitale e che porti il primo annuncio del Vangelo a tutti.

Accanto ai bimbi della nostra comunità, abbiamo cercato di tradurre questa indicazione nello slogan: “Ci provo gusto!” esprimendo così il desiderio di vivere la nostra fede con passione e in modo piacevole. I momenti belli sono stati tanti e ci proponiamo di continuare ad arricchirci vicendevolmente con l’entusiasmo di tracciare una rotta per i più piccoli. 

Abbiamo vissuto l’inizio delle Zone Pastorali, che compiranno un anno il 1 luglio 2019: compleanno assolutamente da festeggiare! Nella Zona è sorto il desiderio di convocare nuovamente i giovani in un cammino di formazione e di esperienza cristiana a maglie allargate, dopo che quest’anno è stato un anno di transizione, perché i loro educatori “storici” hanno iniziato percorsi di vita nuovi e c’è stato bisogno di pensare e di discernere cosa potesse essere opportuno fare. 

Sono state tante le famiglie giovani che si sono avvicinate alla nostra parrocchia per chiedere il Battesimo e va fatto un vero e proprio monumento al gruppo incaricato per la catechesi battesimale, che hanno saputo interpretare a nome di tutti quello stile di accoglienza e di famigliarità che spesso è la prima interfaccia per chi incontra una comunità cristiana. 

Su questo saremo chiamati a lavorare ancora di più l’anno prossimo, perché il cammino della Chiesa di Bologna si concentrerà sull’Iniziazione Cristiana e su come la Chiesa, attraverso l’annuncio, genera alla fede. 

È un’esperienza che continua: incontriamo tanti adulti che chiedono la Cresima, giovani fidanzati che si appassionano durante gli incontri in preparazione al loro Matrimonio e altre persone che, nonostante tutto, riprendono un cammino di fede. 

È la conferma che siamo chiamati ancora ad ascoltare lo Spirito profondamente, perché l’ispirazione del Signore soffia dove vuole ed è potente, e noi – come discepolimissionari – abbiamo l’onere e l’onore di rendere l’amore del Signore riconoscibile e vicino a tutti. 

Don Davide 




Cana di Galilea

Particolare delle Nozze di Cana di Giotto

Particolare delle Nozze di Cana di Giotto

Le domeniche del Tempo Ordinario riprendono da Cana di Galilea: una festa di nozze. Quando due amici si sposano, sappiamo che giunge al termine una fase della loro vita, ma contestualmente ne inizia un’altra, più bella e preziosa.

Nella nostra zona pastorale abbiamo dato l’annuncio della prima assemblea di zona il giorno dell’Epifania. Ora ci incamminiamo verso quell’appuntamento, che sarà il 17/03, prendendo lo spunto simbolico delle nozze di Cana.

C’è un tempo che si chiude, una fase della vita pastorale della Chiesa che cambia. È stato un periodo bello, caratterizzato da un vero e proprio “innamoramento” quando in ogni parrocchia ci potevano essere uno o due preti, parroco e cappellano, e tutta la loro vita era un bellissimo intrecciarsi di relazioni e di dedizione con la gente di quella comunità. Un ministero ben definito, un ruolo chiaro tanto ai preti quanto alle persone e gli incarichi unificati in quel tipo di servizio.

È stata un fase bella, niente da dire, ma adesso bisognerà cambiare, come una coppia di fidanzati amorevoli deve comunque cambiare passo una volta celebrato il suo matrimonio.

Mi ha sempre dato grande speranza l’immagine dell’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana, questo simbolo che il meglio deve ancora venire, che il gusto migliore e più pregiato ci sta davanti e non alle spalle. Voglio pensare che l’esperienza delle zone pastorali sia così. Ci spero e sono fiducioso.

Ci sarà bisogno di riconoscere insieme come si configura il ministero, quando vissuto da più preti alla pari su uno stesso territorio e quando sia molto più esposto su tanti e diversi fronti. Ci sarà bisogno di scoprire come si può gioire della presenza dei gruppi giovanili in parrocchia quando non saranno più i “tuoi” o i “nostri” giovani, se non in senso molto più ampio. Ci sarà bisogno di sviluppare quella sensibilità che permette di percepire la comunione nella liturgia, nei progetti comuni, anche quando le cose non potranno essere fatte tutte e tutti insieme come accadeva in una normale parrocchia a guida unitaria.

Sarà fondamentale, in tutto questo processo, riconoscere non solo che Gesù ci dona un vino sorprendentemente migliore, ma che dobbiamo metterlo in un decanter adeguato (se è rosso), o in un cestello col ghiaccio (se è bianco) per valorizzarlo al meglio, perché non basta il vino buono e nuovo, ma il vino nuovo va messo in otri nuovi. Se invece noi lo volessimo appiccicare a schemi vecchi, dice Gesù, romperemmo gli otri e perderemmo il vino.

Il vangelo delle nozze di Cana conclude ricordando che quello fu il primo miracolo di Gesù. Chissà che anche per noi, quello delle future zone pastorali, non sia il primo miracolo che lo Spirito Santo e Gesù compiono per una Chiesa rinnovata e verso una nuova comunione?

Don Davide