Gen 21

La Giornata Mondiale della Pace dell’AC

Di

(I ragazzi del catechismo e dell’ACR vivono oggi la Giornata diocesana della Pace. Noi li accompagniamo con questa riflessione)

«Sono un fotografo di guerra che spera di essere disoccupato»: è una delle amare considerazioni che ricorrevano spesso nelle interviste rilasciate da Robert Capa, il più famoso fotografo di guerra del Novecento, testimone, suo malgrado di una serie interminabile di episodi tragici, di morti ingiuste, di dolori incommensurabili. Eppure la carriera di Capa è costellata da una miriade di presenze sui campi di battaglia: dalla guerra civile spagnola alla seconda guerra mondiale, dalla guerra arabo-israeliana alla prima guerra in Indocina, il fotografo ungherese non ha smesso mai di gettare il suo sguardo su una delle più brutali manifestazioni dell’umanità che ancora oggi continua a segnare il presente della nostra Terra. L’esperienza di Capa, testimonia come nel cuore del noto fotoreporter fosse vivo il desiderio di raccontare al mondo l’assurdità della guerra perché appunto presto ci si rendesse conto della sua inutilità ed egli potesse restare a tutti gli effetti senza occupazione. […] È lo stesso desiderio di pace che renda ancora necessario oggi celebrare e vivere un mese dedicato alla pace nei nostri contesti civili ed ecclesiali. […] Anche quest’anno l’AC vuole farsi portavoce di un messaggio di pace che proclami l’inutilità della guerra, che racconti della bellezza di un mondo senza guerre, che aiuti l’umanità a guardare a se stessa per scorgere quei barlumi di bellezza che nemmeno il più orribile dei mali potrà mettere a tacere, e che hanno il nome di solidarietà, voglia di vivere, aiuto umanitario, progetto di solidarietà.

Sguardo attento e cuore aperto In questi mesi ci stiamo confrontando con la pagina del Vangelo di Marco nella quale, dentro il Tempio, Gesù offre ai suoi discepoli un insegnamento a partire dagli atteggiamenti delle persone sulle quali si posa il suo sguardo. Nel Mese della Pace anche lo sguardo dei ragazzi, dell’Azione Cattolica vuole, per quanto possibile, farsi ancora più attento alla realtà. Anche questo possiamo imparare da questo Vangelo: è a partire dalla realtà che Gesù fa emergere tanto le contraddizioni (gli scribi) quanto i semi di Vangelo sparsi nella vita degli uomini e delle donne di buona volontà (la vedova). Davvero noi siamo invitati ad invocare dal Signore questa capacità permanente (che cioè sa andare ben al di là di un tempo circoscritto come il “Mese della Pace”) di saper osservare la realtà come il luogo attraverso il quale Dio si manifesta; come il luogo nel quale siamo chiamati ad essere segni della sua presenza; come il luogo nel quale siamo impegnati ad arginare il male, diversamente dilagante. […] Sì: uno sguardo attento è il segno di un cuore aperto!

L’invito del Vangelo ad avere “sguardo attento e cuore aperto” si traduce, durante il Mese della Pace, nell’impegno da parte di tutti a guardare alla realtà che li circonda e, in una prospettiva allargata, a quella mondiale con l’occhio di chi si fa attento ai bisogni – soprattutto il bisogno di pace – e, nel contempo, riesce a scorgere il bene, il bello laddove esso si manifesta. Per i ragazzi, quest’anno l’invito è quello di assumere uno sguardo “fotografico” per individuare l’impegno di uomini e donne che costantemente si adoperano per la pace, raccogliere le loro azioni di gratuità, di dono spontaneo di sé, di condivisione fraterna e tensione alla carità.

È proprio questo richiamo alla fotografia che genera lo slogan dell’impegno di Pace 2018: SCATTI DI PACE, uno slogan che racconta una realtà missionaria articolata e rappresenta il dinamismo del cristiano che vuole portare la causa del Vangelo fino agli estremi confini della Terra. “Scatti di pace” perché in un’era dominata dalle immagini, dai ritratti naturali o artefatti della realtà per mezzo di fotocamere e smartphone, diviene sempre più importante allenare il proprio occhio per gettare lo sguardo “oltre” (sulla scorta dell’esempio di Gesù con la vedova) e cogliere l’esigenza di pace di uomini e donne, bambini e anziani, in ogni parte del mondo. […] Ma “scatti di pace” vuol dire anche altro: il dizionario definisce lo scatto come «il liberarsi rapido e improvviso di un congegno tenuto in stato di tensione da una molla o da un’altra forza»; nel Mese della Pace, quest’anno, siamo chiamati a liberarci rapidamente da quelle situazioni che ci imprigionano nei nostri dubbi, nelle nostre insicurezze, che frenano il nostro andare incontro agli altri e scattare, muoverci, correre verso chi oggi cerca la pace per offrire il nostro impegno appassionato e generoso.

Dall’iniziativa annuale per la Pace dell’Azione Cattolica

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