Dic 11

Sì, Signore, sei davvero tu!

Di

In un mondo che non crea posto alla speranza, non crede che ci sia Qualcuno che sa e può donarla, e quindi la considera solo un’utopia, la Chiesa, oggi, terza domenica di Avvento, ci invita alla Gioia:

“Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi!
Il Signore è vicino.” (Fil. 4,4).

Del resto quale valore può essere dato alla vita se si esclude o ignora il grande dono che Dio ci dà con Gesù? Si può fare a meno di Gesù?
L’arcivescovo Montini (futuro papa Paolo VI) era convinto di no, quando ancora nel lontano 1955 scriveva: “Oggi l’ansia di Cristo pervade anche il mondo dei lontani quando in essi vibra qualche autentico movimento spirituale. Il mondo, dopo avere dimenticato e negato Cristo, Lo cerca. Ma non lo vuole cercare quale è e dove è. Lo cerca tra gli uomini mortali: ricusa di adorare il Dio che si è fatto uomo, e non teme di prostrarsi servilmente davanti all’uomo che si fa Dio…. È una strana sinfonia di nostalgici che sospirano a Cristo perduto; di pensosi, che intravedono qualche evanescenza di Cristo; di generosi, che da Lui imparano il vero eroismo; di sofferenti, che sentono la simpatia per l’Uomo dei dolori; di delusi, che cercano una parola ferma, una pace sicura; di onesti, che riconoscono la saggezza del vero Maestro; di convertiti, che confidano la loro avventura spirituale e dicono la loro felicità per averlo trovato.”.
E forse in questa lunga categoria di cercatori o indifferenti a Gesù ci siamo noi, anche noi.
Forse anche noi cerchiamo conferme, come Giovanni Battista. Ha detto Papa Francesco in un’udienza generale “Il Battista attendeva con ansia il Messia e nella sua predicazione lo aveva descritto a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il regno di Dio e purificato il suo popolo, premiando i buoni e castigando i cattivi… Ora che Gesù ha iniziato la sua missione pubblica con uno stile diverso; Giovanni soffre perché si trova in un doppio buio: nel buio del carcere e di una cella, e nel buio del cuore. Non capisce questo stile di Gesù e vuole sapere se è proprio lui il Messia, oppure se si deve aspettare un altro.”.
E Gesù lo conferma: il suo agire è la rivelazione del Padre, Dio misericordioso che dà inizio alla manifestazione del suo regno.
Scrive Papa Francesco: “Il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo è molto chiaro. Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per punire i peccatori né per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada del ritorno… La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia. E i dubbi del Precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole.”.
Poi Gesù chiede a chi lo ascolta quale sia la verità di un profeta, che nulla ha a che fare con le mode e stravaganze o la speculazione sul bisogno umano di sicurezza di tanti… anche oggi. Non è facile voltare le spalle alle tante sirene, alle cose di “quaggiù”, cioè alle cose che non hanno uno slancio verso l’amore di Dio. Come ha detto spesso Papa Francesco, dobbiamo infatti mettere in conto che i profeti “sono tutti perseguitati o non compresi, lasciati da parte. Non gli danno posto!”. Solo in quella ‘via stretta’ possiamo capire come il Natale sia una grande gioia e pace, che sorge da una povertà-libertà dalle cose e che noi vediamo invece realizzata nei segni che manifestano ogni giorno, l’amore del Padre per le sue creature, per ciascuno di noi.

(mons. A. Riboldi)

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