La liturgia del Giovedì Santo si apre con la presentazione degli Olii, consacrati dal vescovo nella celebrazione mattutina della Messa Crismale.
La processione introitale avanza con l’incenso, dopo il saluto iniziale vengono portati gli olii sacri: l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il Crisma. Quando tutti gli olii si trovano sul tavolo davanti all’altare e solo allora, viene incensato l’altare insieme agli olii sacri. È il segno che dalla Pasqua scaturiscono tutti i sacramenti, di cui il culmine e la sintesi è proprio l’Eucaristia. Nella celebrazione del Giovedì Santo, infatti, si ricorda e si celebra il dono dell’Eucaristia da parte di Gesù. Il suo significato è talmente grande che viene approfondito anche attraverso il segno della lavanda dei piedi: la chiesa che viene edificata dai sacramenti è la chiesa del servizio, la chiesa che si china ai piedi di ogni discepolo e di ogni uomo o donna e li accoglie. È la “chiesa del grembiule”, per dirla con le parole di don Tonino Bello.
L’incensazione iniziale non vuole certamente essere un gesto di solennità fine a se stesso – che sarebbe solo il segno di una chiesa che non c’è più – ma aiutarci a riconoscere quale sia, davvero, la cosa più sacra che abbiamo nella nostra vita cristiana: i sacramenti che ci insegnano il servizio.
Questa incensazione viene ripresa al termine della messa, quando l’Eucaristia sarà portata all’altare della reposizione per essere venerata fino alla Celebrazione della Passione del Venerdì Santo. È la preghiera con Gesù nel Getsemani; è la sosta davanti alla prima manifestazione del sacrificio di Gesù: il dono del suo corpo e del suo sangue nell’Ultima Cena.
Quest’anno l’altare della reposizione sarà allestito nella cappellina della Beata Vergine della Salute, uno spazio sacro molto caro, riservato e intimo che, come indica la liturgia del Triduo Pasquale, si trova fuori dall’aula liturgica. Dopo la Messa nella Cena del Signore la chiesa deve rimanere completamente spoglia, come segno che ci troviamo nei giorni della Passione. Ci tengo a focalizzare questo segno: il presbiterio e la chiesa completamente spogli, perché siano totalmente rinnovati nella grande Veglia di Pasqua. Anche le candele, in quei giorni, non si accendono ai santi, ma solo davanti alla cappellina dove si custodisce l’Eucaristia.
Sono giorni diversi, unici e tutto nella chiesa lo deve sottolineare.
Il nostro trittico di Ettore Frani, In memoria di me, si erge così accanto alla custodia del Santissimo Sacramento quasi come un indicatore. Nella sua frontalità ci rimanderà al mistero che veneriamo lì accanto e, lo vedremo, sarà anche un segno del passaggio dalla liturgia del Giovedì a quella del Venerdì Santo.
Don Davide
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