Gen 10

La vita visibile

Di

Il bagliore tenue e caldo di un presepe nella notte – non di quelli spettacolari e grandiosi, uno di quelli semplici, fatti in casa da noi: con un po’ di muschio, le lucine, qualche statuina senza troppe pretese e quel tocco originale che ci rende tanto orgogliosi (sia esso la capanna particolare che ci siamo inventati, il posto dove abbiamo collocato il dormiglione, oppure il nostro laghetto o infine quella magnifica fontanella vera che finalmente siamo riusciti a piazzare proprio al centro) – e poi le tracce di qualcuno che è passato, lasciando il nostro albero congestionato di regali; due sposi che si abbracciano – negli occhi il riflesso della loro casa – e il sorriso meravigliato del bimbo che si chiede come abbia fatto Babbo Natale a non farsi scoprire neanche questa volta… Mi chiedo se ci sia un’immagine più dolce e famigliare di questa, e probabilmente è proprio così l’atmosfera che abbiamo lasciato nelle nostre case in questi giorni di festa.

Fa un po’ contrasto che di fronte a un tale clima natalizio, questa domenica veniamo catapultati invece che nel racconto commovente della nascita di Gesù, nelle profondità vertiginose dell’inizio del vangelo di Giovanni. La solennità del Verbo ci sembra rubare la scena all’umiltà del Bambino.

Non è forse vero che nel mistero del Natale noi percepiamo la vita come dovrebbe essere e la tocchiamo quasi con mano? L’esperienza del Dio della vita è legata a quel bimbo che è stato possibile vedere, toccare e sentire piangere, il bambino nel quale abbiamo riconosciuto la Vita stessa condensata, concentrata, fatta carne… proprio come quando nasce un bimbo a noi vicino e tutti fanno a gara per prenderlo in braccio, coccolarlo, sbaciucchiarlo e “spupazzarlo”

Che cosa accade allora, quando il Verbo che sprigiona la Vita diventa uomo? Che cosa succede quando la Parola della Vita si fa carne? Accade improvvisamente di scoprire che in realtà non c’è un altro mondo che offra la possibilità della vita. La Vita si è fatta visibile in questo mondo.

«È venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Letteralmente: «ha posto la sua tenda in mezzo al nostro accampamento». Se il vangelo fosse stato scritto oggi, avrebbe detto: “ha preso casa nel nostro condominio. Ha aperto un mutuo. Viene alle riunioni. Fa fatica ad arrivare alla fine del mese come tutti coloro che fra di noi la fanno”. Ma in realtà, nell’evocare la sua tenda in mezzo alle nostre, c’è di più. La sua non è una bella tenda come qualunque altra, come quelle degli scout, ad esempio. La tenda di cui si parla, nel libro dell’Esodo (cfr. Es 25,8), è la Tenda del Convegno: il luogo dove abita Dio, mentre si sposta con il suo popolo durante il cammino nel deserto. Ma è anche il luogo dove tutti sono convocati per incontrare Dio insieme.

Così l’augurio di Dio si rivolge oggi prima di tutto a te, che provi con impegno ad accogliere il Signore. Perché la sua vicinanza accompagni la tua ricerca, e tu possa essere come questo bimbo appena nato che prende il dito di una persona grande.

L’augurio di Dio si rivolge a te, che ogni tanto indugi e fai fatica. Non aver paura che Dio vìoli la tua libertà. Non pensare neppure che sia arrabbiato. Lui è garbato e ha sopportato con amorevolezza molteplici rifiuti. «A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Se vuoi sentire Dio come Padre, lasciati rapire dalla sua promessa.

L’augurio di Dio infine è anche per te, che in queste feste non hai voluto mancare: il Signore ti invita alla comunione, perché tu possa riscoprire la messa domenicale come luogo dell’incontro. Sarà per te come la sinagoga di Nazaret, dove ascolteremo la voce di Gesù che ci parla. Sarà il monte delle beatitudini, gremito di gente e di speranza. Sarà la riva del lago di Tiberiade, dove c’è pane da condividere per tutti o la casa di Betania, popolata di amici. Sarà infine il Golgota affollato dove da ogni disperazione e difficoltà la parola della vita continuerà ad imprimere il suo sigillo sulla storia.

 Don Davide

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