Cos’è che fa grande il piccolo gesto della povera vedova?
Sappiamo che Gesù elogia la totalità di questo gesto, sottolineandolo due volte: “Ella ha dato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
Tuttavia, questo atto quasi sconsiderato, provoca in noi una certa inquietudine: chi di noi potrebbe dare tutto? Potrei io, mamma o papà con dei figli, lasciare il mio lavoro, svuotare il mio conto in banca, esaurire la dispensa e vendere persino la casa? Non voglio assolutamente sminuire la radicalità evangelica, ma alcune volte una certa retorica spiritualista ha prodotto dei pensieri tanto belli sulla vita cristiana, da rimanere solo pensieri, perché di fatto intraducibili nella realtà, e così ha oscurato lo splendore e il valore pratico del Vangelo per la nostra vita. Come se le parole di Gesù fossero un ideale talmente alto, da poterci solo compiacere di fare dei bei discorsi, sapendo che non potranno mai avere una presa reale sulla nostra vita.
Sicuramente, però, Gesù aveva in mente un insegnamento ben preciso. Al punto da chiamare a sé i suoi discepoli, dopo essere stato rapito dalla visione di quella donna. Come se dicesse: “Venite mo’ qui che vi faccio notare una cosa, e vi insegno perché è così importante!”. È un gesto educativo bellissimo! È il gesto tipico di un pedagogo, cioè di chi ti sa prendere e farti fare i passi giusti per crescere.
Ma allora, cosa voleva insegnare Gesù?
Innanzitutto dobbiamo considerare che è l’ultima “scena” della sua vita, prima della sua passione; come se Gesù stesso avesse percepito, vedendola, che quel gesto poteva essere una sintesi efficace di tutto il Vangelo, di tutto quello che aveva detto o aveva voluto dire fino a quel momento. E cioè, che la nostra vita è custodita dal Padre.
Qui si sintetizza la nostra fede.
Non è il problema di “quanto” uno dia. Il punto, dice Gesù, è che quei “ricchi” danno un po’ e col resto pensano di poter “decidere” della loro vita. Pensiero scellerato, che Gesù più volte rimprovera nel Vangelo. Al contrario, quella povera vedova, nel suo geto – di cui, ribadisco – non conta la quantità, afferma in maniera inequivocabile la sua fiducia che il Padre si prenderà cura di lei, che non le mancherà da mangiare, da bere, da avere ancora due spiccioli da gettare nel tesoro del tempio. E infatti, il senso della prima lettura è proprio questo: se ti fidi, non ti mancherà.
Se hai fiducia, la tua vita non sarà perduta.
Anche se non abbiamo niente, la nostra vita è custodita dal Padre.
Anche se abbiamo tantissimo, la nostra vita non dipende da noi.
Anche se ci sembra che tutto vada storto, la nostra vita è nelle mani del Padre.
Questa è la sintesi di tutto il vangelo, la cosa che occorre ricordare per vivere nella pace ed essere felici. E quando dovessimo dimenticarcela, Gesù ci prende vicino a sé, ci fa vedere dalla sua prospettiva e ci dice: “Ehi, guarda il gesto della povera vedova!”.
Don Davide
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