Giu 05

La vita alle porte della città

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Con un paragone ardito mi verrebbe da leggere la scena del Vangelo di oggi in relazione a due eventi importanti di questi giorni: le elezioni amministrative nella nostra città e l’inizio dell’Estate Ragazzi nella nostra parrocchia.

In questo racconto suggestivo, infatti, Gesù incontra una processione funebre che esce dalla città, e la incontra proprio alla porta, mentre lui – portatore di vita – vi sta entrando. Ho sempre visualizzato la scena come se si svolgesse davanti a una delle nostre meravigliose dodici porte, ad esempio a Porta San Felice.

Credo che sia una questione fondamentale per chi si occupa della polis, della città, con gli incarichi che verranno affidati. Vorrei che tutti si chiedessero: quali dinamiche mortifere “escono” dalla città? E quali forze di vita possiamo portarci dentro? Sarebbe bello se i nostri amministratori potessero avere sempre davanti agli occhi questa scena: una sorta di sfida, sulla soglia di questo meraviglioso agglomerato dove vivono gli uomini e le donne, per farne uscire tutte le potenze mortifere e per iniettarvi invece le migliori forze vitali.

L’altro elemento di confronto è l’inizio dell’Estate Ragazzi. Non posso non pensare a Gesù che con il suo tocco ferma la processione funebre fregandosene delle convenzioni religiose (toccare un morto era un gesto di impurità rituale) e fa rivivere un giovane in uno scenario che “sa di tristezza”. Con l’Estate Ragazzi mi sembra che le cose stiano allo stesso modo. Gesù “tocca” la vita di questi bimbi e degli adolescenti, magari senza troppo seguire le regole del protocollo, e la anima sfrenatamente. A noi adulti, talvolta, “piace” descrivere i ragazzi come svogliati, disinteressati, attaccati solo ai video game e bla bla bla… Poi li scopriamo impegnati per tre settimane, a divertirsi insieme, a seguire dei bambini urlanti, ad arrivare – magari con le occhiaie fino alle ginocchia – alle 8.00 di mattina puntuali nei giorni dopo la fine della scuola.

Ogni tanto ho proprio l’impressione che il rapporto della chiesa coi giovani sia descritto da questo episodio della vita di Gesù: noi siamo un po’ spenti, mesti, forse anche un po’ noiosi e ci lamentiamo che i ragazzi sono “smorti” (“morti” mi sembrava un’affermazione un po’ forte…). L’unica cosa che abbiamo da portare “fuori” è questo clima. Poi arriva Gesù e, con un tocco, fa un casino. So già che qualcuno mi dirà: “Don Davide, non si scrive casino nell’Agenda della Domenica!”. So già anche che qualcuno si lamenterà, puntualmente, perché in queste tre settimane ci sarà un po’ di casino, e non solo si lamenterà nelle ore in cui è doveroso rispettare il riposo e la quiete, ma anche nelle altre… giusto per lamentarsi.

Ma cosa volete farci… non sono io che lo dico… Prima di me l’ha detto il papa, nella cattedrale di Rio De Janeiro ai giovani argentini durante la Giornata Mondiale della Gioventù: ha detto loro, testualmente: “Mi auguro che facciate casino!”. Poi certo, la traduzione ufficiale del Vaticano ha attenuato in un più corretto: “chiasso”, ma il papa ha usato: “casino”. Il papa voleva dire: “Mi auguro che vi facciate sentire, che siate protagonisti della chiesa, che mettiate in gioco la vostra vivacità”.

La cosa più bella di questa scena è che Gesù “prende” metaforicamente questo morto tornato in vita e lo restituisce a sua madre, come a dire: “Io vi restituisco la vita di questi ragazzi. Ora sta a voi farli vivere”.

Ok, Gesù, abbiamo capito. Ci proviamo.

Don Davide

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