Apr 03

Noi e Gesù

Di

Il nostro vescovo Matteo ha spiegato che le palme e i rami d’ulivo erano le cose più a portata di mano che le folle avevano da sventolare per fare festa e dare onore a Gesù. Non avevano un significato religioso di per sé, anche se poi è rimasta fino ad oggi l’efficacia e la potenza di quei simboli.

Quest’anno non possiamo ripetere la gioiosa processione delle Palme e, per ragioni connesse alle limitazioni di tutte le attività, non abbiamo nemmeno i rami d’ulivo da distribuire.

Pensando che Gesù entra nelle nostre case, come entra a Gerusalemme nell’imminenza delle celebrazioni pasquali, per invitarci a fare Pasqua con lui, voglio figurarmi come lo accoglieremmo noi, oggi, non potendo preparare niente di meglio che quello che abbiamo immediatamente a disposizione.

Immagino che Gesù passi attraversando le nostre case, come se percorresse ad esempio una delle nostre strade, e noi tutti alla finestra per fargli festa. Penso che i bimbi terrebbero in mano un loro pupazzo, e le bimbe una bambola di pezza, quella inseparabile. I più grandini forse si presenterebbero con il pallone da basket in mano o con il nastro della ginnastica ritmica che viene fatto volteggiare, o con la maglietta della propria squadra di calcio preferita. Qualcuno suonerebbe con la chitarra sul balcone della finestra, qualcun altro scatterebbe foto, mi figuro qualche anziana signora che getterebbe fiori al passaggio.

Sono gli oggetti della nostra vita. Su consiglio del Vescovo, usiamo quelli per accogliere una benedizione nella nostra casa e per ricordarci che dobbiamo a tutti i costi celebrare la speranza pasquale.

In questa domenica, nella liturgia, si pone l’accento sulla morte di Gesù e si legge il racconto della sua Passione. In questa narrazione l’evangelista Matteo sembra dirci che si sprofonda in un’esperienza terribile, senza alcuna attenuazione.

Dal momento in cui Gesù è consapevole che un traditore siede alla sua mensa, ne svela la presenza e pare che tutti siano incapaci di reagire, ogni passaggio è segnato da una durezza sempre maggiore. I migliori amici si addormentano nel momento più drammatico di Gesù. Il traditore, lasciato libero di agire, lo consegna con un bacio. Tutti i discepoli scappano, lasciando Gesù solo. I sacerdoti e gli anziani del popolo mentono, sapendo di mentire, e in un crescendo terribile, prima loro, poi Pilato, infine i soldati sfogano su di lui una violenza gratuita.

C’è un passaggio micidiale, in cui persino gli astanti, pii Israeliti, citano un salmo che hanno sicuramente pregato migliaia di volte, sovvertendone completamente il significato. Il salmo è il 22; nella preghiera, il pio israelita ricorda che nel momento del bisogno i malvagi – i nemici – si fanno beffe di lui dicendo: “Si è affidato al Signore, lo liberi se gli vuole bene!”. Quanti abitanti di Gerusalemme avranno trovato conforto, nelle fatiche e nelle delusioni dei loro giorni, in quel salmo! Eppure, vedendo Gesù lo citano come uno sfottò. “E’ proprio come dice il salmo: Si è affidato a Dio, lo liberi lui se gli vuole bene!”. Così, quelli che avevano usato quella preghiera per consolarsi e per affermare la vicinanza del Dio di Israele, lo citano come se legittimasse l’oppressione dell’umile, la presa in giro, e negando l’esistenza del loro Dio! E senza rendersene conto!

Infine, Gesù crocifisso rifiuta la bevanda drogante, per non essere stordito e affrontare tutto il dolore lucidamente. Nel racconto di Matteo (come in quello di Marco) non c’è nessun ladro convertito ad addolcire la scena. Il secondo grido di Gesù, quello che per pudore l’evangelista non ci fa risentire, esprime il dramma dell’abbandono.

Eppure, in tutta questa durezza, leggendo, non si ha l’impressione che il cuore si irrigidisca, ma che si apra. Paradossalmente, sentiamo crescere la tenerezza. Alle domande che sorgono: “Chi è costui che spezza il pane con chi lo tradisce?”; “Chi è costui che accetta che nessuno slancio resista?”; “Chi è costui che è solo, offeso e picchiato e rimane pieno di dignità?” le risposte sfuggono, ma il nostro sguardo si focalizza sul protagonista, su Gesù.

Sentiamo che è lo Spirito che ci parla dell’amore di Dio per lui; è qualcosa di molto più misterioso e vero di quello che noi possiamo semplicemente percepire o afferrare. Veniamo persuasi, senza sapere come, che il salmo si avvererà, che Dio lo libererà, perché gli vuole bene e che libererà anche noi, da tutte le nostre schiavitù, meschinità e durezze, se gli vogliamo bene.

Don Davide

image_pdfimage_print
, , , ,

Lascia un commento

Name *

Email *
Commenta *