Nov 27

A scuola

Di
1 Commento

Sono esattamente sei anni che siamo insieme nella nostra parrocchia.

Voi c’eravate anche prima, io sono arrivato come un neofita che doveva imparare tutto, uno che andava all’asilo dei parroci, insomma. Adesso mi sento uno scolaretto che ha comprato l’astuccio nuovo, il diario per i compiti e lo zainetto ed è finalmente pronto per iniziare la scuola.

Non è falsa modestia e la percepisco come un’immagine bella: se penso a come sono cambiato e quanto ho imparato in diciassette anni che sono prete e sei che sono parroco, vedo nitidamente che – se il Signore mi darà giorni – ci sarà ancora tantissimo da imparare.

Non so esattamente quali siano gli strumenti di oggi, ma ricordando i libri di testo che c’erano quando andavo a scuola io a sei anni, associo i giovani ai sussidiari di una volta (testi agili, pieni di sorprese e tutti da scoprire), gli adulti ai grossi dizionari in cui trovavi tutto (e guai a dimenticarli!) e, infine, i maestri a quei preti alla don Valeriano, o in generale a quei saggi da cui puoi imparare ogni cosa.

E poi sento che, quando “esco da scuola” c’è la Parola di Dio: il vigile gentile, ma anche un po’ severo, che aiuta i bambini ad “attraversare la strada” per “tornare a casa”.

“Chi ha orecchi per intendere, intenda!” avrebbe detto Gesù, che però sapeva raccontare le parabole meglio di me.

Quello che voglio dire è che vivo questo tempo realmente con la percezione di essere davanti al mistero delle persone; invece, in una presunzione benevola e allo stesso tempo ingenua, in anni passati avevo pensato che la pastorale potesse essere una scienza esatta, che con determinati strumenti e un metodo potesse ottenere precisi obiettivi. Ma non è così.

Questa sì è la prima lezione che posso dire di avere imparato, come la prima lettera dell’alfabeto, quando si disegnava la A su un foglio insieme a un’ape cicciotta e colorata!

La pastorale è l’atteggiamento del pastore – di tutti i pastori – che mette ogni cura per stare in presenza della vita delle persone: vita che è piena di meraviglie e di tempeste, sempre sacra e nel fascio di luce dell’amore di Dio. Si tratta di essere vigilanti, come insegna il Vangelo di questa Prima Domenica d’Avvento, per cogliere quegli istanti incantevoli in cui l’esistenza degli uomini e delle donne che hai avuto il dono di incontrare si manifesta nella sua essenza, come una trasfigurazione: quando si giunge a un momento di verità; quando arriva una chiarificazione; quando il desiderio di bene diventa riconoscibile e la scelta di amare un atteggiamento concreto; quando – ancora – ci si apre qui sulla terra al mistero di Dio. L’elenco potrebbe essere lungo. In quegli istanti il pastore si fa come un vaso, accoglie, raccoglie, custodisce, incoraggia, benedice e restituisce nella lode al Signore.

Ho la grazia di festeggiare la memoria di questo inizio con voi, tutti gli anni, nella Prima Domenica d’Avvento.

Nella prima lettura, c’è una meditazione sulla storia del popolo di Israele, da cui si leva un grido accorato e quasi incontrollato: “Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. C’è bisogno di questo incontro con Dio, che sta nel registro delle sorprese! Poi Paolo, nella seconda lettura, ringrazia per l’esperienza cristiana dei Corinti, esperienza tutt’altro che perfetta, eppure l’apostolo si ferma sulla soglia della contemplazione di quello che sta accadendo a quei cristiani, delle molte trasformazioni in atto. Infinte, nel vangelo, l’invito ad essere vigilanti, a cogliere la traccia improvvisa della presenza di Dio.

Sapete, io sono uno che ha sempre avuto una certa predilezione per gli inizi ufficiali, per quegli appuntamenti o tappe che scandiscono in modo preciso un percorso. In questi mesi di pandemia, ho capito che una delle cose più belle che ho è l’appuntamento di celebrare le feste con la comunità. Ancora di più dopo la Pasqua di quest’anno, in cui non ci siamo potuti incontrare, marco questo nuovo inizio con il grande desiderio di celebrare questo Natale con voi.

Don Davide

image_pdfimage_print
, , ,

Comments (1)

    Avatar

    Francesco

    27 Novembre 2020

    Auguri e buona scuola 🙂

    Reply

Lascia un commento

Name *

Email *
Commenta *