Feb 22

Cenere sul capo, che si posa sul cuore

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In queste domeniche di Quaresima, piuttosto che una vera e propria riflessione intonata alle letture della messa, vorremmo proporre una piccola catechesi sulla liturgia quaresimale e pasquale.

Il Mercoledì delle Ceneri abbiamo compiuto l’austero rito della cenere sul capo. È un gesto concreto, quanto mai visibile, e infatti c’è sempre una sorta di imbarazzo a tornare al posto con questo piccolo mucchietto di cenere sulla testa.

Partendo dalla realtà più concreta, il corpo, la cenere dovrebbe essere il segno di un percorso che attraversa la dimensione “esteriore” e va a toccare quella “interiore”. Come dicevano i padri della chiesa, noi agiamo sul corpo, perché lo spirito sia risanato. La cenere che abbiamo messo sul capo, si dovrebbe posare sul cuore, inteso come il centro della nostra vita interiore. Dobbiamo proprio immaginarci questo itinerario, come se la cenere fosse una sostanza strana, che “entrando” dalla testa, scende e va in realtà a toccare lo “spirito”, posandosi appunto “sul cuore”.

Il gesto delle ceneri, quindi, è un simbolo perfetto del cammino quaresimale e della liturgia pasquale. Infatti, sia il nostro percorso personale, sia la liturgia di questo periodo, sottolinea l’importanza di gesti e simbologie concrete, ma che hanno un profondo significato spirituale.

Da questa relazione immediata e significativa tra i gesti che compiamo nella liturgia e la loro realtà, si plasma la nostra vita spirituale. Dobbiamo abituarci a tenere questo modello come punto di riferimento, ben al di là delle nostre devozioni o della nostra preghiera intimista.

La liturgia, cioè la celebrazione comunitaria del mistero di Cristo e della sua grazia che agisce nel tempo, è la sorgente e il modello della nostra vita spirituale, e dovrebbe essere la fonte che la nutre di più.

Questo è possibile solo celebrando bene i gesti che facciamo, non formalmente e basta, ma cogliendone il significato e l’armonia nell’insieme della liturgia.

La cenere è segno di qualcosa che è stato consumato e che è finito, ma poteva essere usata anche per lavare, per portare via l’unto, quando non c’erano strumenti più raffinati. Noi partiamo quindi da questi due simboli di mortificazione e di purificazione, per arrivare alla grande Veglia di Pasqua, dove i segni saranno il fuoco e l’acqua.

Il fuoco – però – sarà il segno della resurrezione di Gesù, dell’amore che arde, ma che non consuma, non si consuma e invece rinnova. L’acqua invece, di quella purificazione nello Spirito che dà la vita. Per ora, portiamo nel cuore il desiderio di vivere profondamente questa “inversione” che ci attende, nella celebrazione di Pasqua, nelle prossime domeniche continueremo i passi del nostro cammino.

Don Davide

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