Dopo la “Letterina pastorale” di domenica scorsa, scrivo a voi, catechiste, educatrici e educatori dei gruppi, coordinatrici e coordinatori del gruppo giovani.
Oggi la comunità vi affida il “Mandato”: non ne avreste bisogno, perché lo avete già in virtù del vostro Battesimo. Avete risposto a una chiamata personale non di don Davide, non della parrocchia, ma di Gesù stesso che gradisce avervi in questo servizio.
Tuttavia, celebrando questo “Mandato”, la comunità esprime in realtà un gesto di gratitudine: riconosce il vostro impegno, rende grazie per il vostro servizio, prega affinché possiate farlo con letizia e semplicità di cuore, e si impegna a starvi accanto perché possiate farlo con dignità e bene.
Il “Mandato” quindi, non serve tanto a voi, quanto piuttosto a noi
– a tutta la comunità – per valorizzare quello che fate.
Spesso, in questo ultimo periodo, mi sono fermato a considerare la preziosità del vostro gesto collettivo, o – come direbbero preferibilmente Chiara e Ilaria – “di squadra”. L’essenza di questo gesto è la testimonianza di Gesù risorto, la trasmissione della fede.
In ogni pensiero, azione e sorriso rivolti ai bimbi; in ogni ascolto dei ragazzi e dei giovani,
in ogni battuta con loro, in ogni complicità, siamo portati a quell’istante in cui Maria Maddalena si è sentita chiamata per nome e ha capito che chi le stava parlando al cuore non era uno straniero, ma Gesù, Gesù risorto, ed è andata a dirlo ai discepoli, che a loro volta l’hanno detto agli amici, che l’hanno detto al popolo.
Così la fede, in mille modi misteriosi, è arrivata fino a noi.
Questa trasmissione ci educa a una gratuità e a una larghezza di cuore stupenda. Spesso non sappiamo neanche noi quale traccia lasciamo nella vita delle persone, ma non conta: sappiamo che questo tesoro è conservato in cielo.
Perciò mi permetto di affidare a ciascuna e ciascuno di voi due consigli, ispirati alle parole di Paolo ai Colossesi (3,23-24): “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore, come per il Signore e non per gli uomini. Servite a Cristo Signore”.
Fatela di cuore: cioè, metteteci la vostra autenticità e la vostra sensibilità, non ripetete formule o metodi, ma abbiate slancio e passione, entusiasmo e creatività. E se sentite che non riuscite più a farlo “di cuore”, parliamone: può darsi che ci sia qualche problema da risolvere o qualche cosa da correggere insieme, oppure che siete semplicemente stanche/i e basta un po’ di riposo.
Poi fatela per il Signore, non per gli uomini: pensate di mettere il meglio di voi stessi per lui. Con le persone, anche con le migliori intenzioni, ci può essere qualche malinteso, qualche incomprensione e qualche fatica. Gesù non delude, è garbato, ci incoraggia, sa l’impegno che ci mettete ed è pronto a darvi sempre la carica.
Servire a lui, a Gesù, è lo zelo che non ci fa stancare, è l’amore che non ci rende servili, è l’energia che ci ricarica, è la cosa più importante e soddisfacente di quello che facciamo.
A questo punto, non avreste nemmeno bisogno del nostro grazie, perché siete concentrati su Gesù… ma noi ve lo diciamo lo stesso:
Grazie per quello che fate, soprattutto perché mettete le vostre energie per la trasmissione della fede tra le nuove generazioni.
Don Davide