«…e dopo tre giorni, risorgere». Gesù faceva questo discorso apertamente. (Gv 8,31-32)
Nel vangelo esigente di questa domenica, ci si concentra spesso sull’annuncio della Passione di Gesù e su quell’invito difficilissimo a «rinnegare se stessi» (Mc 8,34). Ma ci sono alcune sfumature, che ci aiutano ad avere un altro sguardo, luminoso. Gesù insegna che «Il Figlio dell’Uomo doveva soffrire» (Mc 8,31). «Doveva»: vuole dire che la passione di Gesù, insieme a tutte le nostre croci, fanno purtroppo parte della storia ferita dell’umanità. Non è volontà di Dio, ma Dio sa che gli uomini sono inclini a farsi del male e a fare del male, basta guardare la storia delle guerre, che da sempre insanguinano il mondo.
Ogni passione è raccolta nella Passione di Gesù. Quindi, ogni passione è destinata alla resurrezione.
Non dobbiamo mai dimenticarci di questa nota di Gesù: «e dopo tre giorni risorgere». Lui fa questo discorso apertamente, perché siamo sempre testimoni del passaggio dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla grazia, dalla sofferenza al riscatto.
La Creazione è impressa nello stampo della Pasqua
Per dare speranza alle notti, Gesù ci fa guardare le albe delle resurrezioni.
Penso, ad esempio, alla scuola e all’università che ripartono. Quante cose belle si preparano?! Quali passaggi compiranno gli e le studenti? Quali traguardi raggiungeranno?
Penso alle sofferenze che andranno affrontate, per essere trasfigurate e continuare ad affermare il dono e la gratitudine per la vita. Quante pasque ci attendono?
«Rinnegare se stessi» non significa mortificare l’esistenza.
Al contrario, è il dono abilitante di Gesù, che ci dà la forza di opporci alle inclinazioni mortifere e di essere portatori di vita.
In questo anno pastorale, chiediamo la grazia di vivere così: uomini e donne che si danno appuntamento per guardare l’alba insieme e svegliare l’aurora (cf. Sal 108,3), un’aurora del colore della speranza.
Don Davide
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