Set 20

Un bambino posto nel mezzo

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Il gesto di Gesù nel Vangelo di oggi ci dà l’occasione per uno spunto pastorale. Di fronte alle ambizioni dei discepoli, Gesù mette al centro un bambino, come segno della disponibilità ad accogliere Gesù stesso.

Allo stesso modo, se devo immaginare la metodologia pastorale di una comunità cristiana, penso che un programma pastorale debba partire mettendo al centro i bimbi e i ragazzi. Attenzione: so che vado contro corrente, nel senso che tuti i documenti importanti del magistero dicono che ci vuole un inversione di tendenza, che bisogna lavorare di più con i genitori, gli adulti e le famiglie… ma per me, mettere al centro i bimbi e i ragazzi non significa dedicare ore, tempo ed energie solo al catechismo o ai gruppi, trascurando le mille altre esigenze della pastorale parrocchiale.

Il punto è un altro. Per me significa mettere al centro il progetto che riguarda i più giovani, per coinvolgere, attivare, responsabilizzare e chiamare a condivisione tutta la parrocchia. Gesù lo dice senza mezzi termini: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”.

Concretamente, penso che il metodo per fare questa cosa sia di avere un’idea guida e un orizzonte condiviso. Con i gruppi facciamo questo attraverso gli strumenti dell’Azione Cattolica, che – per quest’anno – propongono come icona biblica la Visita di Maria a Elisabetta, come idea guida il tema del viaggio e come categoria di fondo la novità. Piano piano, sapendo che la formazione dei più giovani viene elaborata a partire da questo sfondo, mi piacerebbe che ci potesse essere una sintonia di tutta la comunità, una lunghezza d’onda condivisa, naturalmente calibrata sulla maturità e l’esperienza delle diverse fasce d’età.

In fondo, Gesù istruisce i suoi discepoli in un lungo viaggio attraverso le strade di Giudea e di Galilea, dove gli incontri, le parole, i problemi diventano occasione per annunciare e spiegare il Regno. Gesù non si è seduto in sinagoga, come facevano i maestri, per spiegare la Legge. Lo ha fatto “itinerando”, viaggiando.

La seconda lettura ci svela le passioni che emergono in questo viaggio, passioni spesso negative, che stanno rintanate nei nostri cuori, ed emergono quando smuoviamo le acque… Allora, lungo il cammino, sarà anche nostro compito imparare la sapienza che ci permette di neutralizzare queste passioni “tristi” (per usare una celebre formula usata nella psicologia) e imparare la passione per il Regno, attraverso lo sguardo posato su un bambino, posto nel mezzo.

Don Davide

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