Nov 17

Cosa fare dei nostri talenti?

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Il Vangelo di questa Domenica potrebbe farci pensare che il Signore ci valuti per il risultato che sappiamo raggiungere usando i doni ricevuti, ma non è così, non è una valutazione sul successo e men che meno una questione quantitativa. Lui, che conosce le nostre debolezze e le nostre insicurezze, ci richiede un impegno, la spinta per usare le nostre capacità, con perseveranza, per fare qualche cosa di buono nelle realtà che ogni giorno incontriamo.
Oggi è la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco che ci esorta a

«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7)

La Giornata Mondiale dei Poveri, segno fecondo della misericordia del Padre, giunge per la settima volta a sostenere il cammino delle nostre comunità. È un appuntamento che progressivamente la Chiesa sta radicando nella sua pastorale, per scoprire ogni volta di più il contenuto centrale del Vangelo.

Ogni giorno siamo impegnati nell’accoglienza dei poveri, eppure non basta.

Un fiume di povertà attraversa le nostre città e diventa sempre più grande fino a straripare; quel fiume sembra travolgerci, tanto il grido dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto, sostegno e solidarietà si alza sempre più forte. Per questo, nella domenica che precede la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo, ci ritroviamo intorno alla sua Mensa per ricevere nuovamente da Lui il dono e l’impegno di vivere la povertà e di servire i poveri.”
Quanto spesso ci verrebbe da distogliere lo sguardo, e a volte lo facciamo, specie quando chi ci chiede aiuto è insistente, a volte non ci convince e ci fa venire dubbi, …ma sarà vero che ha bisogno, ma non sarà uno stile di vita? È difficile esaminare tutto, è difficile ricordare sempre che abbiamo di fronte un fratello, una sorella che stanno chiedendo innanzitutto la nostra attenzione e ai quali non possiamo negare almeno un sorriso o una buona parola. Ricordo l’esortazione di mons. Antonio Riboldi, Parroco del Belice e poi Vescovo di Acerra:

“non dobbiamo parlare dei poveri, ma essere poveri…” .

C’è proprio la necessità di stare accanto alle persone con un impegno di ascolto e di vicinanza; tante volte ci sentiamo impotenti davanti ai problemi che si presentano, cerchiamo di dare un aiuto concreto, di individuare una via che porti ad una soluzione. Nelle volte in cui non si riesce a compiere il percorso di guarigione o di superamento di una grossa difficoltà si è tentati dallo scoraggiamento o dal pensare che sia stato tutto inutile, ma non è così, e allora capita che sia l’ascoltato che conforta chi sta cercando di aiutarlo perché si è instaurato un dialogo di condivisione che già di per sé ha un grande valore.
Servire i poveri vuol dire innanzitutto affiancarsi nel cammino e condividere il peso della vita; non risolvere miracolosamente i problemi, ma farli sentire non più soli ad affrontarli, consapevoli di avere a fianco qualcuno che si può sempre chiamare nei momenti bui, qualcuno che non giudica, che non si pone più in alto, che apprezza la tua umanità.
Essere amici e fratelli dei poveri è una ricchezza che tutti dovremmo provare.

Antonella e Paolo Nipoti

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