Feb 26

Sotto le ceneri l’incendio

Di

Dalle Ceneri alla Veglia di Pasqua

«Non può essersi spento / o languire troppo a lungo / sotto le ceneri l’incendio. / Siamo qui per ravvivarne / col nostro alito le braci, / che duri e si propaghi, / controfuoco alla vampa / devastatrice del mondo.» (M. Luzi)

Bernardo Gianni, monaco olivetano, abate di S. Miniato al Monte (FI), cita questa poesia all’inizio della sua predicazione degli esercizi spirituali al Papa, nel 2019.

Si parla di un fuoco, come di braci, che non può rimanere ancora soffocato sotto la cenere. È il fuoco dello Spirito e di un risveglio della fede. La cenere è prodotta dalla “vampa devastatrice del mondo”, che sia il clima di un pianeta che sta bruciando a causa del nostro peccato ecologico, o la follia delle guerre e dell’odio, o del nostro peccato che ci allontana dall’amore di Dio.

È come il bombardamento di una guerra spirituale, al quale bisogna opporre una contraerea. “L’alito” della poesia è metafora del soffio vitale. Siamo chiamati a suscitare questo fuoco nuovo con la nostra vita, ma tutti sappiamo che non basta soffiare sulle braci per arrossarle. Perché si rigeneri il fuoco ci vuole altra legna: dobbiamo portare ancora qualcosa della nostra esistenza, altri cuori che ardano.

In questi pochi versi, così, il poeta disegna l’itinerario quaresimale: dalle Ceneri al fuoco nuovo della Veglia Pasquale, pronto ad ardere con l’offerta della nostra vita, ravvivata dallo Spirito.

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