Ago 20

“Entrerà e uscirà e troverà pascolo” (GV 10,9)

Di

La benedizione del Signore sia su di te quando entri, la benedizione del Signore sia su di te quando esci

Benedire è uno degli atti più antichi dell’umanità, un gesto che sfida la nostra inclinazione al male, mentre va ad attingere alle forze più importanti che ci legano e ci avvicinano agli altri: la benevolenza, la stima, la disponibilità all’amicizia, la fiducia.

Ad Abramo, il Signore, proprio mentre lo benedice, augura: “Possa tu essere una benedizione!”. Sii benedetto tu e possa tu essere considerato una benedizione per gli altri! Possa tu essere quell’uomo dalla cui radice viene l’amicizia tra tutti gli uomini! Possa tu farlo non mettendo alla prova, ma dando fiducia.

In questo – così afferma la riflessione cristiana su Abramo – c’è qualcosa di profondamente giusto.

I cristiani di una comunità parrocchiale ambiscono a generare questo clima di benevolenza reciproca. Vorrebbero essere, nei loro desideri migliori, una benedizione; ma vogliono anche accogliere l’estraneo, colui che non appartiene alla comunità e ogni nuovo incontro come una benedizione.

Chi viene in parrocchia e chi ne esce possa ricevere una parola buona ed edificante e portarla fuori.

In tale clima di benedizione, desideriamo vivere la nostra presenza nel mondo senza paura. Non vogliamo essere preoccupati di questo tempo, come se fosse molto peggiore dei precedenti, ma lo cogliamo come un momento opportuno per vivere il Vangelo. Non siamo spaventati dalla cultura e dall’abbandono della fede, perché percepiamo l’opportunità di condividere nuovamente la grazia di Cristo. Non ci arrocchiamo in parrocchia o, peggio, nelle sagrestie, ma offriamo la bellezza della preghiera e il tesoro dell’esperienza spirituale cristiana a tutti coloro che abbiano voglia di scoprirlo.

Entrerà e uscirà e troverà pascolo

Entrando e uscendo attraverso Gesù, la porta delle pecore (cf. Gv 10), sappiamo di potere trovare pascolo dentro e fuori. Ci muoviamo tra chiesa e mondo contaminandone i confini: mentre proviamo a testimoniare il regno di Dio, viviamo con umiltà nella Chiesa e ci ricordiamo a vicenda che il Signore si è incarnato ed è entrato in questa nostra esistenza per parlare dell’amore di Dio, non ne è uscito per trovare una dimensione rassicurante. Sappiamo che la chiesa è sempre anche mondo, e che nel mondo si possono trovare chiese più autentiche che al nostro interno. Cerchiamo la via della santità imparando a sedere a tavola con chi è chiamato peccatore, apprendendo che i pubblicani e le prostitute passeranno davanti nell’essere accolti dall’amore di Dio. Non abbiamo paura dello scambio delle ricchezze: siamo consapevoli di avere dei tesori da dare e accettiamo volentieri chi vorrà condividerli con noi.

In questo movimento di entrata e uscita, in noi stessi, nella chiesa e nel mondo, vogliamo trovare alimento spirituale per l’esistenza cristiana e per il cammino di santità, perché sappiamo che il sacro e il profano ora sono definiti da ciò che plasmato o meno dalla carità di Cristo e consideriamo tutto questo una benedizione.

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