Mar 27

Correre al sepolcro

Di

«Le parole delle donne parvero ai discepoli come un vaneggiamento, Pietro tuttavia corse al sepolcro…» (Lc 24,11).

È un annuncio così potente, quello della resurrezione, da sembrare incredibile. In esso riposano tutte le nostre speranze di vita e di salvezza, al punto che qualche filosofo ha ipotizzato che “la Resurrezione”, così come “l’essere di Dio”, fossero solo una proiezione dei desideri dell’uomo.

Certo, il mistero del Risorto ci spiazza: secondo la testimonianza dello sparuto gruppo dei suoi discepoli, Gesù risorto non si può trattenere – nonostante l’anelito di potere stare con lui – non si comprende fino in fondo, non possediamo la sua verità se non attraverso molteplici e comunque insondabili punti di vista.

Eppure balena come la scintilla di un fuoco di brace sotto la cenere un dubbio, o forse un’intuizione… E… se fosse?!

Un amico agricoltore mi ha raccontato che i covoni di grano, si possono incendiare perché la forza con cui sono compressi, può talvolta generare processi chimici di autocombustione al loro interno, se non sono perfettamente essiccati. La scintilla della resurrezione è come questa traccia di qualcosa di potenzialmente incendiario, che rimane nel nostro cuore. Pressati dalle mille cose da fare, dalle paure, dalle ansie, ormai assuefatti agli orrori e alla disillusione, qualcosa nel più intimo del nostro essere afferma un destino di vita.

Questa scintilla divampa quando l’annuncio di questa possibilità la raggiunge e la fa diventare desiderio, speranza, volontà di dare credito all’esistenza.

Dev’essere successo così, a Pietro, quando le donne sono arrivate a dirgli del sepolcro vuoto. Quelle parole gli sono parse come un vaneggiamento, nonostante ciò una potenza nascosta si è fatta strada da chissà dove – forse in nome dell’Amore – in mezzo al suo scetticismo. Il vangelo ci racconta di un meraviglioso: “tuttavia”: «Pietro tuttavia corse al sepolcro». In questo dubbio di Pietro che apre uno spiraglio, in questo desiderio di qualcosa d’altro, certamente anche di riscatto per il suo tradimento, in questo “tuttavia” c’è l’intero racconto di come la fede nel Risorto si fa strada tra gli uomini e nella storia del mondo.

Per questo dobbiamo ascoltare continuamente il Vangelo, e quando possiamo testimoniarlo con umiltà, perché quando scatterà un po’ di curiosità, quando qualcuno dirà “forse”, “magari”, “proviamo” oppure “tuttavia”, lo Spirito del Risorto avrà già creato la minuscola crepa che, prima o poi, farà crollare tutte le resistenze.

Come una caccia al tesoro, così è la resurrezione: quando hai trovato il primo indizio, non puoi fare a meno di arrivare alla meta.

Don Davide

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