Da un po’ di giorni, su Facebook, impazza la condivisione di una frase che dice: «E’ stato un anno meraviglioso, grazie per avere contribuito a renderlo tale». E’ l’indice di gradimento per un video personale (realizzato automaticamente) che ripercorre gli eventi dell’anno di ciascun utente.
È bello che in questi strumenti usati dalla totalità dei giovani e da una percentuale altissima di adulti circoli un po’ di sano ottimismo e qualche buon sentimento, ma – forse – abbiamo bisogno di uno sguardo più onesto sulla realtà e sul nostro tempo.
Il tempo e la storia in cui viviamo sono più grandi delle nostre biografie e, purtroppo, bisogna riconoscere che non sempre e non per tutti è stato un anno meraviglioso. Solo per citarne alcune, è stato anche l’anno di tante difficoltà nel nostro paese e di tante ingiustizie. E’ stato l’anno di tanti, troppi morti sul e a causa del lavoro, un anno in cui lo sfruttamento dei profughi purtroppo non è cessato, l’anno in cui è esplosa l’epidemia di ebola a colpire le popolazioni più povere del mondo, e l’anno in cui un sedicente califfato di pazzi maniaci ha seminato l’orrore in medio oriente. È stato l’anno della guerra a Gaza; della distruzione di un aereo di linea pieno di civili sopra le fiamme della guerra tra Russia e Ucraina e di tante altre tragedie dell’umanità. In mezzo ad alcune cose belle, ce ne sono sempre tante di brutte che non possono essere dimenticate.
Con questo non vogliamo lasciarci andare al pessimismo o alla depressione, ma solo accogliere l’invito a una lettura sapienziale sul tempo, a cavallo della festa del Capodanno civile. Fra pochi giorni ci immergeremo ancora nei festeggiamenti e ci si augurerà “buon anno” e “tanta felicità” sperando che il tintinnare dei calici sia una specie di formula magica capace di avverare i nostri migliori auspici, ma sappiamo che non è così.
L’unico modo di rendere il tempo “buono” e il nostro anno “meraviglioso” è quello di lavorare per il bene, di imparare ad amare, di fare della nostra vita uno strumento di condivisione; in una parola: di convertirci. Ma non dobbiamo pensare subito alla conversione religiosa, o spirituale, bensì a una conversione di stile. A una crescita nel senso della solidarietà e della fratellanza; a una premura per l’amicizia e perché ogni forma di violenza e di abuso del potere sia bandita.
Questo è l’unico modo di “redimere” il tempo, che può essere sia buono che cattivo, sia meraviglioso che brutto e che, inesorabilmente, scorre.
Il grande Seneca, nella sua preziosa meditazione su La brevità della vita, ci ricorda che «non è vero che abbiamo poco tempo, è che ne abbiamo sprecato molto».
Entrando nel nuovo anno, chiediamo al Signore la grazia di non sprecare il nostro tempo e di saperlo trasformare da tempo che scorre come quello di un cronometro a tempo opportuno per mettere in circolo l’amore.
Don Davide
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